Il 70% delle foreste abbattuto illegalmente
Quando i residenti del villaggio Mian Gujar vicino a Peshawar sono andati a dormire nella notte del 31 luglio non avevano notato nulla di fuori dal normale, le acque del fiume vicino al villaggio erano tranquille. Ma alle prime ore dell'alba tutti gli abitanti hanno avuto un brutto risveglio: l'acqua del fiume era arrivata fin dentro le loro case. Raccogliendo quel poco dei loro averi gli abitanti sono dovuti fuggire di gran carriera, il livello dell'acqua saliva a velocità impressionante, poche ore e il villaggio non c'era più, era stato sommerso.
Anche gli esperti sono ormai concordi che la velocità con cui l'acqua ha inondato ampie zone del Pakistan è dovuta alla deforestazione. Attualmente il Pakistan ha solo 2,5% del territorio coperto da foreste, se ne avesse avuto il necessario 25% probabilmente i danni sarebbero stati più contenuti.
E sono le testimonianze dall'area nord-occidentale del Pakistan, da Dir, Swat e Nowshera che meglio spiegano cosa sta accadendo. Raccontano di come il fiume Panjkora ad un certo punto era nero, un fiume di tronchi di albero che rendeva gli aiuti ancora più complessi. Ma da dove arrivavano quei tronchi? Molto di questo legno era stato nascosto nelle gole della valle in attesa di essere trasportato a sud. Legno della mafia, abbattuto illegalmente. La violenza del fiume è stata raddoppiata, al suo passaggio tutti i ponti sono stati abbatuti. In questa area particolare i danni sono drammatici: non ci sono più strade, manca l'acqua e non ci sono ospedali.
Le foreste Pakistan non se la sono mai passata molto bene. Secondo le organizzazioni ambientali nella zona denominata Malakand, il 70% delle foresta è stato abbattuto illegalmente tra il 2007 e il 2009. La zona era sotto il controllo dei talebani che hanno fatto un patto con la mafia del legno: in cambio di denaro hanno avuto il via libera per abbattere tutto quello che volevano.
Oltre al furto del legno gli effetti della deforestazione sono stati anche climatici. Uno studio condotto dal Pakistan Forest Institute ha dimostrato che nell'area di Peshawar la temperatura è aumentata di 0,85°centigradi dal 1985 al 2009, e continua a crescere ad una media di 0,34° gradi centigradi all'anno. Inoltre è stato registrato un cambio nel ritmo delle stagioni. La primavera inizia 15 giorni prima del previsto e si accorcia di 18 giorni. E cos' l'estate, una stagione estrema in questa regione dove le temperature sono stazionarie su 35 gradi si è allungata, e dura da maggio a settembre. Sembrerà strano a dirlo ma si è registrata anche un calo del 30% delle piogge, dove per otto mesi all'anno si è registrata una precipitazione minima di 25 millimetri. Le pesanti piogge delle ultime due settimane, dichiarano gli esperti, sono la prova più lampante che il cambiamento climatico sta mostrando il suo nuovo volto. Un riforestazione diventa oggi critica, sarebbero necessari investimenti massicci e garantirne la sicurezza. Una speranza più che una certezza visto che l'area è al centro di un conflitto che tiene in poco conto la vita umana,
Liberazione 19/08/2010, pag 2
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