Annuncio choc: l'aeroporto sarà un hub per tutte le missioni militari
Francesco Ruggeri
L'aeroporto militare di Pisa diventerà un hub nazionale per le forze armate, «l'unico posto da dove si partirà per le missioni internazionali». Il portavoce della 46ma Brigata aerea (10mila voli l'anno in Afghanistan per conto dell'Italia e un numero segreto di servizi per conto di Camp Darby) ha spiegato che i lavori inizieranno in primavera per approntare entro il 2013 lo scalo su cui si concentreranno i voli militari e una struttura logistica capace di ospitare e equipaggiare, in meno di un mese, fino a 30mila uomini più eventuali familiari al seguito per altre 50-60mila persone. Vicenza, al confronto, è una bazzecola. Tutto ciò in una città di 90mila abitanti che solo nel 2004, proclamandosi "città della Pace, spergiurava - assieme all'allora governatore tocano, sulla necessità di riprendersi quel pezzo di macchia mediterranea occupato da Camp Darby in nome di una vocazione turistica dell'area e di un'ambizione pacifista delle politiche di governo del territorio. «Invece, ci sarà una base militare strutturata per il ruolo offensivo delle truppe italiane all'interno di una politica estera pensata per avventure neo coloniali, per missioni internazionali, per una guerra permanente», spiegano i Cobas pisani che hanno fatto uscire la notizia dagli ambiti della stampa locale mentre, pochi chilometri più in là, proseguono i lavori di ampliamento del canale del Navicelli per dotare la base Usa- Nato dello sbocco al mare per Camp Darby richiesto dallo Zio Sam ai comuni di Pisa e Livorno e alla Regione.
Sembrano secoli quelli che ci separano da quando il consiglio comunale di Pisa votò la mozione per la riconversione di Camp Darby. L'ampliamento del Fosso dei Navicelli (a gestire l'area è la Spa Navicelli, pubblica al 100% con le quote azionarie equamente divise tra Comune, Provincia e Camera di Commercio) non è solo quello di aumentare la profondità del canale e creare una ampia zona per attività industriali ma pure il collegamento diretto via acqua di Camp Darby, la più grande base logistica degli Usa, con il porto di Livorno dove da anni una banchina è riservata già a Usa e Nato. «A rendere possibile il tutto ci sono finanziamenti di varia provenienza e la supervisione dei tecnici comunali - spiega a Liberazione, il portavoce locale dei Cobas, Federico Giusti - sarebbe il caso di chiedere coerenza ai consiglieri e ai partiti che sostennero quella mozione pacifista, sarebbe il caso che le sonnolenti realtà sociali e politiche pisane si attivassero contro la militarizzazione del territorio se non vogliamo che Pisa sia trasformata in zona di guerra. Se non ora quando?». Ma per Marco Filippeschi, il sindaco di Pisa per conto del Pd, all'epoca della mozione deputato diessino, la nascita dell'hub va messa fra le buone notizie: «Per Pisa non può che essere un onore accogliere le strutture che consentiranno all'aeroporto militare di essere il punto di riferimento, logistico e di volo, per le missioni di pace che le nostre forze armate saranno chiamate a svolgere. Senza sottovalutare anche le possibili ed interessanti ricadute occupazionali». Nel commentare la notizia, il sindaco ha voluto sottolineare come «la convivenza della base militare e dello scalo civile, segnate in questi anni dagli ottimi rapporti con il Comune di Pisa, sono garantite e producono effetti come è stato nel caso del progetto per l'allungamento delle piste». Inutile dire che la città non ne sapeva nulla e il consiglio comunale non ha mai discusso dell'hub. Solo nell'ultima seduta prima della pausa estiva s'è parlato delle ripercussioni negative dell'eventuale ampliamento dell'aeroporto di Firenze. Rifondazione comunista ha appreso dell'avanzata ipotesi di militarizzazione di S.Giusto solo dalla stampa. «E ci trova in totale disaccordo l'idea che, mentre si tagliano i servizi essenziali, si trovino soldi per la guerra, per la cementificazione e per l'inquinamento di un aeroporto tutto dentro la città», dice Luca Barbuti, segretario pisano di Rifondazione che fa appello al tessuto imprenditoriale e politico della città di non fare «come la cricca di fronte alle macerie aquilane: non ci si arricchisca sull'economia di guerra». C'è da scommettere che la città reagirà. Le risorse ci sono. Unico nel suo genere, l'ateneo pisano ospita un corso di laurea in Scienze per la pace. E, nel mese di maggio, quando il comune voleva mandare i bambini in gita nella scuola dei parà, c'è stata una fortissima mobilitazione dell'opinione pubblica - prima di tutti insegnanti e genitori - per trasformarla in un flop.
Liberazione 05/08/2010, pag 5
Nessun commento:
Posta un commento