venerdì 19 marzo 2010

Cina, niente rivoluzioni all'Assemblea del popolo

Nuova legge elettorale

L'Assemblea Popolare Nazionale si è chiusa con il consueto impegno per le riforme, diventata una sorta di routine. L'edizione 2010, però, si era aperta all'insegna di un attivismo insolito, segno di un dibattito interno alle complesse alchimie della politica cinese. Molte questioni (come ad esempio l'hukou, il welfare, i prezzi delle case) restano aperte; quelle su cui l'Assemblea ha tratto una conclusione, come la rivalutazione dello yuan o le proiezioni di crescita per il 2010 e la posizione verso gli Usa, presentano ben poche novità. Unica eccezione, forse, l'approvazione di un emendamento alla Legge Elettorale che equipara la rappresentanza delle aree rurali a quella delle aree urbane; un'innovazione di portata modesta, se si considera come si arriva a nominare un delegato di livello nazionale. Sul fronte militare si registra un aumento del bilancio del 7,5%, il più basso dell'ultimo decennio, contro il 14,9% dichiarato l'anno scorso.
Il versante economico non presenta grandi novità: il premier Wen Jiabao ha definito il 2010 come l'anno «più rischioso» per l'economia cinese, stretta tra la necessità di continuare a sostenere la crescita e quella di prevenire l'inflazione, e ha ribadito la totale impermeabilità alle pressioni estere per un apprezzamento dello yuan.
Le recenti tensioni con Washington, inoltre, «sono da imputare esclusivamente agli Usa», che hanno «violato la sovranità territoriale e l'integrità cinese». Sul fronte interno, il governo ha ammesso una certa pressione sulla questione delle abitazioni e sulla riforma della sanità.

Liberazione 16/03/2010, pag 8

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