venerdì 19 marzo 2010

Strage di cristiani in Nigeria. Lo scontro è per il controllo di istituzioni e territorio

Raid islamico in un villaggio, 500 morti. A gennaio il massacro lo avevano subito

Francesca Marretta
Kampala
Prima hanno sparato. Poi, quando in preda al panico, gli abitanti di tre villaggi Berom, etnia a maggioranza cristiana della zona di Jos, capitale dello Stato centrale del Platau, in Nigeria, sono usciti dalle case di fango col tetto di lamiera per fuggire, li hanno uccisi a colpi di machete. Gli assalitori avevano preparato anche trappole con reti da pesca. Chi ci è inciampato dentro è stato finito senza avere via di scampo. Secondo cifre confermate dalla Bbc i morti sono cinquecento nel giro di poche ore, all'alba di domenica. I morti sono sopratutto donne e bambini. Nel villaggio di Dogo-Na-Hawa è stato trovato il cadavere di un neonato di quattro giorni. Dato l'alto numero di vittime, domenica sono state scavate fosse comuni per seppellire i corpi ed evitare il diffondersi di infezioni.
Si torna a parlare di scontri etnico-religiosi in Nigeria perchè ad ammazzarsi tra loro sono cristiani e musulmani. Ma la faccenda è piuttosto politica e rimanda al controllo del territorio e delle risorse di una zona del paese nota come "middle belt", fascia centrale del territorio, dall'aria arida, ma fertile se confrontatata con altre parti interne di questo enorme paese che conta quasi 155 milioni di abitanti, il cui nord è a prevalenza musulmana, mentre il sud è cristiano-animista.
Questa volta, a Jos, sono stati gli islamici ad attaccare i cristiani Berom. I sopravvissuti all'attacco dichiarano che gli aggressori parlavano Hausa e Fulani, lingue parlate dai musulmani. Ma a gennaio, i 400 morti contati in altri villaggi della stessa area, secondo le rilevazioni di Human Rights Watch , erano per la stragrande maggioranza islamici Fulani attaccati dai Berom. Da questo punto di vista, riceve credito l'ipotesi che la strage delle scorse ore sia un atto di rappresaglia. Il coprifuoco in vigore da due mesi, dopo la precedente ondata di scontri a Jos, non è bastato, dunque, a fermare le violenze. Accuse per l'accaduto sono state lanciate nei confronti del governo locale, che, secondo le vittime, avrebbe incitato le violenze.
Ora nella zona è tornata la calma. Le truppe inviate dal Presidente ad interim Goodluck Johnatan, che ha lanciato appelli a fermare la spirale di vilolenza e non dare luogo a rappresaglie, controllano l'area. Oltre 90 persone sono state arrestate. Come in altri conflitti africani in questa zona della Nigeria la questione religiosa è strumentalizzata da chi manovra masse cui viene inculcato un messaggio biblico o coranico che poco o nulla ha a che vedere con insegnamenti spirituali, che fa il gioco di chi si avvantaggia delle manovre politiche e fa arrivare le armi per compiere massacri.
Secondo il Nigerian Institute for International Affairs, il controllo del goveno locale starebbe alla radice degli scontri di Jos. Durante gli scontri di gennaio, anche l'arcivescovo di Jos, Mons. Ignatius Ayau Kaigama sottolineò che «gli scontri che si ripetono nella zona tra i musulmani hausa, e le popolazioni indigene, in gran parte cristiane, dipendono dal controllo politico della città».
Questa situazione è anche conseguenza di pasticci creati nel periodo post-coloniale, seguiti ai danni fatti in precedenza dalla Gran Bretagna che all'inizio del ‘900 mise insieme, in uno stesso paese, tribù e tradizioni diverse. Un emendamento della costituzione ha introdotto nel 1999 la distinzione negli stati tra la popolazione autoctona e non. Questo fa sì che in Nigeria ora la popolazione considerata come "autoctona" mantenga uno status privilegiato per l'accesso all'istruzione e all'amminsitrazione della cosa pubblica. Il che si riflette sulla distribuzione dei posti di lavoro e crea conflitti che strumentalizzano l'appartenenza religiosa. Nella zona di Jos la comunità cristiana contrasta l'amministrazione locale in mano a musulmani considerati "non indigeni".
La partizione nel paese tra musulmani (hausa-fulani ) nel nord e cristiano-animisti al sud (yoruba ed igbo) non esista a Jos, dove le due comunità vivono l'una accanto all'altra.
Questa nuova strage non giunge completamente inaspettata. La popolazione di Jos temeva una rappresaglia nelle zone cristane dopo i fatti di gennaio. Chi ha potuto ha abbandonato la zona, come riporta un responsabile locale della Croce Rossa, Adamu Abubakar, che parla anche di 600 persone fuggite dal vicino Bauchi nei campi di accoglienza creati per le violenze di gennaio, ora pieni oltre il limite.
L'introduzione della Sharia in alcuni Stati del nord della Nigeria ha creato un aumento delle tensioni tra la popolazione e provocato lo spostamento di comunità cristiane.
Nel "gigante dai piedi d'argilla", la popolazione cristiana appoggia in maggioranza l'attuale governo, guidato dal People's Democratic Party (Pdp), quella musulmana l'opposizione, che fa capo all'All Nigerian People's party (Anpp).

Liberazione 09/03/2010, pag 8

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