giovedì 4 marzo 2010

Roma, come fare a polpette il litorale e mangiarselo in 4 succosi bocconi

Tre porti, turistici e non. Più il raddoppio dell’aeroporto. In una Riserva naturale. La ricetta? Chiedete, tra gli altri, a Caltagirone e Benetton
Nella mappa, il futuro del litorale romano: 1) Porto turistico di Fiumicino (in attuazione, 400 milioni di euro) 2) ampliamento Porto turistico di Ostia (in approvazione, 80 milioni di euro) 3) Porto crocieristico di Fiumicino (previsto, 150 milioni di euro)

«Stiamo progettando una grande città che comincia molto prima di Roma». Così Aurelio Regina, presidente dell’Unione Industriali di Roma (Uir), ha spiegato, lo scorso 24 novembre, quali sono le reali intenzioni dei “proprietari” della Capitale e del suo litorale.
Lo ha fatto durante l’Assemblea generale della Uir tenutasi, non a caso, nell’Avio 6 di Alitalia, all’interno dell’aeroporto internazionale Leonardo Da Vinci.
In quest’ottica gli ultimi fatti di cronaca sono solo avvisaglie di quello che subirà la Riserva del Litorale Romano.
Il 4 febbraio la cerimonia per la posa della prima pietra del porto di Fiumicino, l’approdo turistico più grande d’Europa, con l’imprenditore Francesco Caltagirone, scherzosamente ribattezzato “Traiano” dal sottosegretario Gianni Letta, a fare gli onori di casa e le candidate alla presidenza della Regione Lazio, Polverini e Bonino, a benedire la nuova, devastante, “grande opera”.
Quindi, all’alba del 23 febbraio, lo sgombero delle case abusive dell’Idroscalo di Ostia, con la deportazione di decine di famiglie, da anni residenti nel luogo, nei residence, simbolo dell’emergenza abitativa romana.
In futuro, quindi, due nuovi porti a Fiumicino, il turistico di cui sono appena iniziati i lavori e un commerciale-crocieristico in fase di progettazione, e l’ampliamento del Porto turistico di Ostia a cui si aggiunge la costruzione, chiamata strumentalmente “ampliamento”, di un nuovo aeroporto (su 1300 ettari) accanto al già esistente Leonardo Da Vinci (1400 ettari), situato interamente nella Riserva. E, per completare il “piano di sviluppo”, strade e autostrade, compreso una sorta di Grande Raccordo Anulare bis tra la Roma-Fiumicino e la nuova Via Pontina (la famosa e devastante autostrada Roma-Latina), che taglieranno in due aree protette o da proteggere.
Quattrocento milioni di euro, quattro darsene, 1445 posti barca, 3400 posti auto, 460 box, oltre 30mila mq cementificati tra strutture ricettive, spazi commerciali e residenziali. Dietro questi freddi numeri, il progetto del porto turistico di Fiumicino cela una vera e propria nuova cittadina sul mare, dotata di una torre di controllo, una chiesa, campi sportivi, una banca, scuole vela, due yacht club, fitness center, un centro direzionale, un centro congressi, un albergo a cinque stelle, residenze turistiche, foresterie, 34 negozi, 7 bar, 2 ristoranti. In pratica, una nuova Porto Cervo a pochi chilometri da Roma alla quale sarà unita da una devastante bretella autostradale che continuerà l’attuale Roma-Fiumicino (aeroporto) fino al mare. Perché, come ha spiegato Francesco Caltagirone, la vera scommessa infrastrutturale è unire questo porto turistico a cinque stelle, che si chiamerà “Porto della Concordia” «perché nato dalla collaborazione esemplare tra l’amministrazione comunale di Fiumicino, di centrodestra, e quella della Regione Lazio, di centrosinistra», con l’aeroporto internazionale Leonardo da Vinci. Dall’aereo allo yacht in pochi minuti, quindi.
Ma ogni comune ha bisogno, per attrarre turismo a cinque stelle, del suo porto. Così, a pochi chilometri di costa, sull’altra sponda della foce Tevere, sempre in piena Riserva, è in cantiere l’ulteriore ampliamento del Porto turistico di Ostia. È per questo che, nonostante le smentite di circostanza provenienti dalla Giunta Alemanno, pochi giorni fa si è assistito alla deportazione della popolazione dell’idroscalo. Ufficialmente, per mettere in sicurezza un’area in pieno corridoio fluviale del Tevere. Ufficiosamente, ma ci sono le carte e i progetti a dimostrarlo, per consentire l’espansione del Porto di Roma proprio a ridosso dell’idroscalo: «600 posti barca» spiegano dal Labur (Laboratorio urbanistica del XIII Municipio) «che si sommeranno agli attuali 850, con approdo per traghetti e maxiyacht con un’uscita a mare posizionata nell’area meridionale del nuovo bacino portuale. Per un investimento totale di oltre 80 milioni di euro». Sarà un caso, ma Repubblica, nella cronaca di Roma, sezione Sport, del 24 febbraio, dopo aver raccontato poche pagine prima del dolore delle famiglie sgomberate dall’Idroscalo, senza però collegare i due articoli, spiega che sarà proprio dal Club Nautico Roma, dal Porto di Ostia, che partirà la sfida alla Coppa America: sarà infatti proprio il circolo velico di Ostia il Challenger of the record, cioè il club scelto dal vincitore (Larry Ellison, armatore di Bmw Oracle) a organizzare e regolamentare le regate della prossima edizione della competizione. Obiettivo: far diventare Roma “città di mare” avverando così quello che Claudio Gorelli, casualmente presidente del Club ed ex capo dipartimento per lo Sviluppo dell’economia territoriale della Presidenza del Consiglio dei ministri, ha definito «un vecchio progetto». Vecchio “da ventennio”, potremmo dire. «La Coppa America può avere grandi vantaggi in termini di infrastrutture» ha spiegato a Repubblica: «penso all’ampliamento dei porti di Roma e Fiumicino». E, ovviamente, all’ampliamento dell’aeroporto internazionale Leonardo da Vinci, «il luogo» come ha spiegato Aurelio Regina esprimendo il parere (e il languore) degli Industriali romani «che con maggior efficacia offre il senso e la suggestione della sfida». Non un semplice ampliamento della struttura dell’attuale Leonardo Da Vinci, quindi, ma un vero e proprio secondo aeroporto che si estenderà su 1300 ettari di verde, situati interamente nella Riserva del Litorale romano.
Entro il 2020 Aeroporti di Roma prevede la costruzione di una nuova pista di volo, un nuovo sistema di terminal, la fine dei lavori della nuova area di imbarco A. Quindi un parcheggio multipiano, una metropolitana leggera per il collegamento con l’attuale aeroporto. E naturalmente, come scritto nel Piano di Sviluppo a Lungo Termine: «il sistema di Fiumicino Nord dovrà comprendere le infrastrutture complementari di supporto alle attività aeroportuali e di servizio al passeggero (hotel, ecc), uffici e strutture» a cui destinare l’8,2% dell’intera area da cementificare, per un totale di 106,6 ettari che tradotti fanno più di un milione di mq. Per un costo totale di 3,6 miliardi di euro «in gran parte finanziati» spiegano da Adr «grazie all’emendamento sul nuovo modello tariffario (leggi aumento, ndr) inserito nel decreto anticrisi». Se poi analizziamo le “indennità di esproprio” delle aree, nel caso agricole e pertanto non edificabili, che ospiteranno il nuovo aeroporto non possiamo certo dirci sorpresi del fatto che proprietaria dei terreni da espropriare, tramite la Maccarese Spa, sia la famiglia Benetton. Promotrice del progetto è la società privata Adr, controllata dalla holding Gemina a sua volta controllata da Investimenti Infrastrutture, a sua volta controllata da Sintonia, holding della famiglia Benetton. «Così i Benetton» spiegano i cittadini del Litorale romano, fra i quali molti agricoltori che perderanno le loro attività, riuniti nel comitato Fuoripista «come Edizioni Holding spa si vedrebbero espropriati (e risarciti) dallo Stato del terreno per poi ritornare in possesso come Adr degli stessi ettari in comodato d’uso, gratuito, come gestore dell’area che ospiterebbe il nuovo aeroporto». Ancora una volta assistiamo, come spiega il Wwf Lazio, «alla presentazione di Piano e Programmi privi di Valutazione ambientale strategica, strumento obbligatorio al fine di comprendere realmente gli effetti di determinate scelte sul territorio». Ed è su questo terreno che si batteranno le realtà territoriali: insieme al comitato Fuoripista, il comitato Fiumicino Resiste e il circolo locale del Prc per «un’idea diversa di sviluppo e contro grandi opere che mirano all’aggressione del territorio».
Daniele Nalbone e Ylenia Sina

in data:03/03/2010

http://www.liberazione.it/news-file/porto-di-roma.htm

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