venerdì 19 marzo 2010

Patata Ogm, Ue dà via libera alla Bayer

Decisione della Commissione. Contraria l'Italia

Ciro Pesacane*
Nessuno la vuole ma la Commissione Europea ha definitivamente autorizzato la commercializzazione della patata geneticamente modificata Amflora. Non si sa perché, ma si sa che in mezzo c'è il colosso che la produce, la Bayer. Fine della moratoria, la coltivazione potrà partire a fini industriali e per la produzione di alimenti per animali, cioè nella catena alimentare umana.
Dopo dodici anni di infinite polemiche, di autorizzazioni e di dinieghi, e soprattutto alla luce dell'allarme lanciato da tempo dall'Organizzazione mondiale della sanità sulla pericolosità di questa coltura, appare incredibile che oggi si decida con tanta leggerezza il via libera europeo ai prodotti transgenici. Perfino il ministero dell'agricoltura italiano si rammarica per il via libera che rompe una linea "prudenziale".
Secondo l'Oms si tratta di un prodotto pericoloso, nocivo e devastante per la salute umana in quanto vi sarebbe la presenza di un gene "marker" che crea resistenza agli antibiotici più comuni.
Il no degli ambientalisti è scontato sia per l'accertata pericolosità all'uomo e all'ambiente, sia per la ferma opposizione ad ogni coltura geneticamente modificata.
Questa pericolosa decisione è il frutto malato dello strapotere delle multinazionali e del "dio denaro" a danno dei cittadini e degli agricoltori. Ma si tratta anche di un precedente molto preoccupante che sarà utilizzato per tentare di scardinare il nostro sano sistema agroalimentare, fatto di prodotti tipici e di colture biologiche, per poi aprire alla stagione dell'agricoltura da "laboratorio e biotech".
Per questo è necessario sin da subito contrastare con forza questo primo assalto alla sicurezza alimentare e alla nostra agricoltura, tipica e biologica, e difendere la vocazione naturale del nostro territorio che da sempre è contraddistinto dalla genuinità, dalla storia e dalla ricchezza di una produzione agricola di qualità.
*forum ambientalista

Liberazione 03/03/2010, pag 11

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