venerdì 19 marzo 2010

Le camicie rosse di Shinawatra non smobilitano

Thailandia, i sostenitori dell'ex premier e magnate dell'informazione chiedono elezioni

Da circa due anni la Thailandia è in una crisi istituzionale complicata. Tutto è cominciato con la cacciata del premier-magnate dell'informazione Thaksin Shinawatra. Oggi, in piazza, c'è un movimento che vuole cacciare il primo ministro che ha preso il suo posto. Per convincere il governo thailandese a dimettersi, le «camicie rosse» hanno minacciato di raccogliere centinaia di litri di sangue da lanciare contro gli edifici pubblici. Lo scontro, ancora una volta, tende ad essere tra ceti urbani e moderni - magari anche più agiati - e ceti rurali, a cui piace la retorica populista di Shinawatra e a cui l'ex premier aveva concesso diversi benefici. L'annuncio è arrivato appena un'ora dopo che il premier Abhisit Vejjajiva aveva repinto l'ultimatum lanciato da migliaia di manifestanti perchè venisse disciolto il Parlamento e si convocassero nuove elezioni. Manifestanti del Fronte Unito per la Democrazia contro la Dittatura (le «camicie rosse»), ispiratore delle proteste e sostenitore del deposto premier Thaksin Shinawatra, si erano radunati dalle prime ore della mattina di fronte alla caserma, alla periferia settentrionale di Bangkok, in cui il governo aveva trovato rifugio. Ma in un messaggio teletrasmesso, il premier thailandese ha respinto l'ultimatum.
Adesso la nuova minaccia. Uno degli organizzatori delle proteste che da domenica paralizzano Bankgok, Arisman Pongruangrong, ha detto che «i ministri dovranno camminare sul sangue del popolo per andare a lavorare». Nattawut Saikua, un altro dei leader, ha spiegato che i manifestanti raccoglieranno 1.000 litri di sangue martedì e lo lanceranno contro il Palazzo del Governo, che ospita gli uffici ministeriali: e se Abhisit insisterà nel rifiuto di disciogliere il Parlamento, il giorno dopo lanceranno altrettanti litri di sangue contro il quartier generale del partito di governo; e altrettanto giovedì, quando sarà presa di mira la residenza del premier (già imbrattata con escrementi umani nelle scorse settimane).
Per raccogliere il sangue, secondo Arisman, le camicie rosse ne doneranno ciascuno 10 centimetri cubici (la Croce Rossa ha ovviamente negato di consegnare plasma per manifestazioni di protesta).
Da domenica circa 100mila persone, vestite di rosso, hanno invaso la capitale per fare pressioni sul governo, che ha schierato 50mila soldati pronti ad intervenire. La marea umana, che ha inondato viali e principali strade della capitale, una delle più imponenti degli ultimi anni, finora è stata pacifica e il premier, in tv, ha assicurato che non userà la forza per sedare le proteste. Ma due soldati sono rimasti feriti da una granata esplosa contro la caserma dove risiede il capo dell'esercito, Anupong Paochinda. L'accampamento base della protesta è installato lungo il viale Ratchadamnern, una delle arteriee principali di Bangkok, vicino all'antico Palazzo Reale.
Shinawatra, deposto con un colpo di Stato militare dopo settimane di proteste di piazza nel 2006 e condannato in contumacia nel 2008 a due anni di prigione per corruzione, continua a guidare la protesta dall'esilio.

Liberazione 16/03/2010, pag 7

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