venerdì 19 marzo 2010

Isole Falkland o Malvinas? La guerra dei trent'anni

Buenos Aires: «Chi va lì deve chiedere il permesso». Londra: «Acque britanniche»

Francesca Marretta
Londra
In Gran Bretagna la guerra delle Falkland è solo un ricordo. In Argentina no. La sconfitta brucia ancora. Perchè "Las Malvinas are Argentinas", come recitano scritte ai posti di frontiera del paese sudamericano. Concetto reiterato, con altre parole, nei libri scolastici. Inevitabile, quindi, che l'arrivo, ormai imminente, nel piccolo aricpelago dell'Atlantico del sud, della "Ocean Guardian", nave battente bandiera britannica equipaggiata per la trivellazione dei fondali, facesse scoppiare il caso diplomatico tra Londra e Buenos Aires. Dopo aver convocato le rappresentanze diplomatiche di Londra, qualche giorno fa, la Presidente Cristina Fernandez Kirchner, ha imposto per decreto che tutte le navi dirette verso "Las Malvinas" facciano richiesta di autorizzazione a Buenos Aires. Appellandosi a risoluzioni dell'Onu che chiedono ai due paesi la ripresa di colloqui bilaterali per trovare un accordo sulla sovranità dell'arcipelago, l'Argentina sostiene che il contenzioso sulla sovranità delle Malvine sia ancora aperto. Londra ha risposto al governo argentino che il suo decreto presidenziale non riguarda le 200 miglia di acque circostanti le isole. Ieri il governo argentino ha reso noto che chiederà aiuto ai paesi vicini per implementare il "blocco" navale. Il ministro degli Esteri britannico Miliband ha ripetutto che lo sfruttamento petrolifero britannico delle isole è pienamente legittimo.
Per Cristina Kirchner impedire alla Gran Bretagna di impadronirsi dei giacimenti petroliferi a nord delle isole contese, che secondo uno studio della Geological Society of London, potrebbero fruttare 60 miliardi di barili di greggio, oltre a una questione di interesse, sarebbe una questione d'onore. Ma non solo. Alle elezioni manca un anno. Facendo la voce grossa con Londra su "Las Malvinas", la donna che guida l'Argentina ha guadagnato l'applauso anche dell'opposizione. Ma sottovoce, il governo argentino, insiste per risolvere disputa in maniera pacifica. C'è da crederci, dato che correrebbe il rischio di una riedizione della sconfitta del 1982. Se all'epoca i generali argentini ebbero gioco facile ad occupare isole povere e mal difese, salvo dover poi levare le tende, oggi, Buenos Aires se la caverebbe con difficoltà già in partenza. Dalla guerra delle Falkland/Malvinas, la Gran Bretagna mantiene una presenza militare costante di 1300 soldati, aerei e navi da guerra sulle isole. Un ponte aereo militare funziona inoltre regolarmente tra le Falkland e una base aerea nell'Oxfordshire.Tempo di percorrenza, 17 ore. La popolazione delle isole è fieramente britannica, come dimostrano le dichiarazioni dei rappresentanti politici locali, eletti dai cittadini dell'arcipelago con in tasca un passaporto britannico.
«Sono acque nostre, spero che l'Argentina non sia tanto stupida da aprire una crisi internazionale». Così difende il diritto della Gran Bretagna di sfruttare le risorse petrolifere delle Falkland, Emma Edwards, eletta al parlamento locale. Più sferzante Andrew Rosindell, segretario del gruppo parlamentare misto: «Sappiamo com'è finita la volta scorsa». Il Premier britannico Brown ha sottlineato che la Difesa delle isole è assicurata. Il coro delle critiche alla Kirchner provenienti da "Las Malvinas", conferma quanto hanno scritto anche i giornali di Buenos Aires: il governo sta alzando un polverone a scopi elettorali. Sentendosi un po' Evita Peron, la Kirchner ha dichiarato che su Las Malvinas "non ci sarà mai resa". La speranza di riprendere quota nei sondaggi in vista del voto segna un punto in comune tra la presidente Argentina il capo del governo Britannico. Per Gordon Brown la scadenza elettorale è pericolosamente vicina e le imprese belliche dei governi britannici ad altre latitudini non lo aiutano certo in campagna elettorale. La vittoria in guerra nel 1982 giocò a favore della rielezione della Thatcher. Nella fase attuale, come ha scritto il quotidiano argentino Clarìn , l'escalation nel conflitto tra Londra e Buenos Aires, riflette in pieno la debolezza dei rispettivi governi.
Dal punto di vista del Diritto internazionale pare improbabile che navi britanniche siano tenute a chiedere all'Argentina il permesso di passare da acque internazionali a quelle delle isole a sud dell'Atlantico su cui mantengono sovranità.
Come è improbabile il palesarsi di una nuova guerra per le Falkland . Quasi quanto è improbabile che gli attuali contendenti restino in carica dopo il voto.

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Interessi, sovranità e 700 morti. Storia di un conflitto
Quando arrivarono i soldati di Videla...

Londra
La guerra del 1982 ha cambiato il corso della storia delle Falkland. Quando sbarcarono sulle coste dell'Arcipelago a sud dell'Atlantico i soldati inviati da Videla, Galtieri e Massera, i famigerati generali della giunta militare argentina, le Falkland erano conosciute per le pecore da lana, di gran lunga più numerose degli abitanti, che all'epoca erano 1800. I pochi soldati di Sua Maestà britannica a difesa delle isole dovettero rapidamente arrendersi. Ma il momento di gloria della dittatura argentina durò fino all'arrivo delle navi da guerra inviate da Londra. I dittatori argentini furono messi KO dalla "Lady di Ferro", amica del loro omologo cileno Augusto Pinochet, che fornì alla Gran Bretagna basi aeree essenziali per la vittoria. Compresa quella alle elezioni in Gran Bretagna, in cui fu riconfermata la Thatcher.
Oltre a vincere la guerra, Londra imparò che, nemmeno una provincia periferica, andava mai abbassata la guardia. Da allora investimenti sul piano militare ed economico hanno cambiato i connotati delle Falkland. Le isole sono difese oggi da una presenza a rotazione di almeno mille soldati, aerei e navi da guerra. La popolazione delle isole è raddoppiata e non è più povera come 28 anni fa. Le pecore ci sono ancora, ma è l'industria ittica a fare da traino all'economia. Pur avendo di recente subìto una flessione, i proventi della pesca alle Malvine contribuiscono a un terzo del totale di quella britannica, che vale oltre 24 milioni di sterline l'anno. Dal Cile oggi sbarcano sulle coste dell'arcipelago circa 35mila turisti l'anno, che arrivano su navi da crociera.
Le trivellazioni per lo sfruttamento del greggio, stimato in base a studi della British geological society intorno ai 60 miliardi di barili, darebbero nuovo impulso all'economia. Ma gli abitanti delle isole, per quanto rallegrati dalla prospettiva di galleggiare sull'oro nero, appaiono refrattari a cambiamenti del loro tranquillo e oggi affluente, stile di vita.
Il contenzioso tra Londra e Buenos Aires è la ragione per la quale giganti del petrolio come Bp, Shell o Exxon non hanno investito. Oggi ad assicurarsi i diritti per la trivellazione sono piccole compagnie petrolifere. Le trivellazioni dovrebbero iniziare domenica e sono affidate alla Desire Petroleum, la Falkland Ole & Gas e la Borders & Southerns. Data la crisi economica su scala globale, il petrolio delle Falkland/Malvinas fa gola tanto alla Gran Bretagna che all'Argentina, anche se non è scontato che per Londra risulti economicamente vantaggioso estrarre il petrolio alle Falkland per trasportarlo fino in Gran Bretagna. La disputa con l'Argentina resta motivo di preoccupazione per gli abitanti delle isole, che si sentono e sono cittadini britannici.
Il governo delle Falkland ha respinto il decreto della presidente argentina Cristina Fernandez Kirchner, che impone alle navi in rotta verso l'arcipelago conteso di chiedere autorizzazione a Buenos Aires. Da parte britannica, nonostante il Premier Borown abbia dichiarato che "il governo ha approntato misure per garantire la sicurezza" delle isole, non pare che siano state attivate misure di sicurezza eccezionali.
Durante la guerra del 1982 morirono 469 argentini e 255 britannici. Argentina e Gran Bretagna riallacciarono le relazioni diplomatiche nel 1990. Al governo c'era ancora la Thatcher, che rispetto a quando vinse la guerra presentava qualche segno di ruggine.
Il due aprile ricorre l'anniversario dell'invasione argentina delle isole contese. Sugli sviluppi dell'attuale crisi peserà l'atteggiamento delle Nazioni Unite. Intanto la "Ocean Guardian", nave battente bandiera britannica equipaggiata per la trivellazione dei fondali, prosegue la rotta verso la destinazione a sud dell'Atlantico. L'ordine di Londra è ignorare lo stop argentino. Nessuno sa per certo quale sarà quello impartito da Buenos Aires per fermare la corsa della nave trivella.
fra.marr.

Liberazione 20/02/2010, pag 8

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