lunedì 22 marzo 2010

Il Mossad in Italia. Sembra una spy story, ma è tutto vero

Eric Salerno racconta il ruolo giocato dagli agenti ebraici nel nostro Paese

Maria R. Calderoni
L'infallibile, micidiale, sinistramente leggendario Mossad. Con il suo alone di mitico cacciatore di criminali nazisti ovunque si trovassero. Con i suoi killer perfetti e rocamboleschi, coi suoi 1200 agenti da guiness dei primati nell'universo "profondo rosso" delle spie. Sul Mossad sono stati scritti almeno venti libri; ma questo di Eric Salerno - Mossad base Italia. Le azioni, gli intrighi, le verità nascoste , (Il Saggiatore, pp. 258, euro 19,00) - non è solo una spy story, il racconto dei colpi, rapimenti e omicidi messi a segno dalla potente e imprendibile organizzazione israelitica; ma una sorta di rivisitazione in chiave storica dei tanti avvenimenti che hanno visto in azione gli agenti ebraici nel nostro Paese. A cominciare dagli inizi, quando lo Stato d'Israele deve ancora nascere; sulle tracce di quello spionaggio doppiamente occulto che agisce anche e soprattutto come arma segreta sulla scena della politica internazionale. Fa da filo conduttore l'incontro-intervista dell'autore con "Mike Harari", lo 007 ex Mossad non più in servizio che parla e dice; ma anche i documenti, i faldoni, le carte ritrovati con paziente ricerca nell'Archivio di Stato sono il supporto fondamentale di questo racconto che, altrimenti, potrebbe essere scambiato per un film di James Bond. Invece no. «La storia che avete appena finito di leggere è vera», scrive l'autore; per aggiungere subito dopo: «La storia che avete appena finito di leggere è piena di spazi vuoti». Ovviamente.
Cominciamo col chiarire che il Mike-Gola Profonda di Eric Salerno non è certo un nome vero: "Mike" è semplicemente «il nome in codice riservato al capo delle operazioni clandestine del Mossad, e risale agli albori dell'"Istituto"». Così si chiama infatti il Mossad, Istituto, il suo nome completo suona "Istituto per l'intelligence e i servizi speciali dello stato d'Israele". Il quale deve molto ai suoi grandi "servizi"; ancora prima di nascere. E' infatti un'epopea oscura ed "eroica" quella che gli antesignani del futuro Mossad (fondato propriamente come tale da Ben Gurion nel 1949), hanno scritto subito dopo la fine della guerra, nell'organizzare l'immigrazione clandestina degli ebrei sopravvissuti all'Olocausto verso quella che ancora si chiamava solo e soltanto Palestina ed era ancora l'odiato Protettorato inglese. Fu «un'operazione quasi militare, organizzata da gente ancora più decisa e motivata dalle notizie stravolgenti che uscivano dal grande lager nazista appena spalancato».
L'Irgun, l'Haghanà, la Banda Stern, l'Agenzia ebraica erano tutte forze illegalmente in campo sul duplice fronte patriottico dell'immigrazione clandestina e della liberazione dagli inglesi. La prima nave "illegale" con centinaia di ebrei arrivati da tutta Europa - disperati reduci dai lager e anche dai campi profughi italiani - partì da Bari il 21 agosto 1945. Nel maggio dell'anno dopo, due navi con il loro drammatico carico di ebrei clandestini riescono a toccare indenni la Palestina nonostante il tentativo britannico di impedirlo. Un terzo traghetto, che si chiamava non certo casualmente Exodus , viene assalito dagli inglesi, «diventando il simbolo di ogni migrazione». Intercettato e speronato dai caccia britannici, tra gli ebrei si hanno morti e feriti, tutti gli altri vengono rispediti in Germania, rinchiusi in un campo di prigionia e lì trattenuti fino al termine del Mandato britannico.
Ma lo spirito di quei "combattenti" ebraici che lavorano in segreto per riportare in patria il popolo disperso e perseguitato, non si piega davanti alle difficoltà. Per esempio, un ruolo fondamentale in questo tipo di operazioni clandestine, lo svolge la "Brigata ebraica" dell'esercito britannico. Proprio così; dopo aver preso parte alla guerra in Italia, le truppe ebraiche, sotto la regia occulta dei "servizi", «utilizzano divise, documenti e mezzi britannici» per far transitare di là, nella terra dei Padri, i rifugiati ed anche le armi. Niente è pacifico, tutt'altro: e alla fine del '46 una "mano segreta" fa saltare in aria l'Ambasciata britannica a Roma.
Gli ebrei hanno bisogno di aerei, di cannoni, di fucili, spiegava allora un imperioso Ben Gurion: con la spartizione della Palestina, decisa con la risoluzione delle Nazioni Unite alle fine del 1947 e la successiva, uniterale proclamazione dello stato d'Israele, gli agenti dell'Haganah «passavano dal convogliamento dei profughi alla guerra». Il Medio Oriente è deflagrato, la guerra tra Israele arabi è in atto (quella guerra che è ancora in corso).
E'un altro formidabile capitolo dei servizi ebrei, "giocato" molto bene in terra italiana. Il libro lo descrive molto bene. «Il nuovo stato si stava consolidando. E allargando rispetto alle frontiere approvate dalle Nazioni Unite. Tra Roma e Milano, il Mossad assumeva un ruolo, se non determinante, quanto meno di spicco nelle operazioni clandestine attraverso le quali l'Aviazione, la Marina, gli incursori della Marina riuscirono nel giro di pochi mesi a superare la capacità militare di tutti gli eserciti arabi messi insieme. E a vincere la prima di molte guerre».
Mossad senza fine. Scrive ancora Eric Salerno: «La base della Comunità israelitica di Milano in via dell'Unione e un'altra struttura nella vicina via Cantù, ospitavano gli uffici del Mossad, la centrale operativa segreta dei suoi capi, un deposito di armi e una fabbrica di bombe». Non solo. «Operatori radio mantenevano i collegamenti con la Palestina e con le numerose basi disseminate in tutta la penisola». Milano, Roma e Bari sono le principali; ma la "cartina" che correda il libro offre un quadro impressionante, con "covi" del Mossad operativi in 20 località: Trieste, Genova, La Spezia, Taranto, Brindisi, Messina, Catania, ma anche Magenta, Castiglione del Lago, Ortona, Ladispoli.
La guerra tra israeliani e arabi è appunto in atto, e dunque «adesso ciò che ci serve sono le armi e impedire agli arabi di ottenerne». C'è il Mossad. A un certo punto, nel suo formidabile mirino, arriva la nave "Lino": bandiera italiana, nelle stive ottomila fucili e sei milioni di proiettili destinati a Beirut, all'esercito siriano, il Nemico. La nave "doveva" essere affondata. «Nel giro di poche ore, Dror, l'uomo dei sabotaggi navali, metteva a punto sia il detonatore sia la mina». L'11 aprile 1948 il Messaggero e Il Corriere della Sera davano la notizia della «misteriosa esplosione» avvenuta sulla nave...
Il Medio Oriente è deflagrato. E verranno anche gli anni della Vendetta, la rappresaglia senza scampo ordinata da Golda Meir dopo il massacro degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco nel 1972 ad opera degli uomini di Settembre Nero. La Vendetta. «Noi abbiamo organizzato metodicamente un'operazione di liquidazione dei capi di Settembre Nero - ammette tranquillamente il generale Aharon Yariv, responsabile dei Servizi segreti di Golda Meir in una intervista trasmessa dalla Tv israeliana il 22 novembre 1993 - Il Mossad uccise tra i dieci e i quindici leader della guerriglia palestinese in un periodo di mesi».
James Bond amava la Walther PPK; ma i modelli 70 e 71 calibro 22 LR (Long Rifle) della Beretta, fino alla metà degli anni Settanta, «hanno servito con grande distinzione gli 007 del Mossad». Chi era Zwaiter Abdel Wail? «Era un mio amico e la sua morte mi ha colpito dolorosamente - disse al tempo Moravia - Wail era un uomo cavalleresco, fantastico, ingenuo, gentile». Wail era un intellettuale palestinese, «un linguista eccelso e si muoveva tra arabo, francese, italiano, inglese. Lavorava come traduttore per l'Ambasciata libica, ma era particolarmente fiero della sua traduzione delle Mille e una notte . Zwaiter perorava la causa del suo popolo. Era un uomo di Al Fatah. In qualche modo, il rappresentante in Italia dell'organizzazione di Arafat», scrive Salerno.
Un «bersaglio morbido», nel gergo del Mossad. Zwaiter è abbattuto a Roma nell'androne del palazzo dove abita in via Annibaliano alle dieci di sera del 12 ottobre 1972. «Grazie al silenziatore avvitato alla canna della Beretta, arma preferita dagli agenti del Mossad, i dodici colpi, rumori sordi, passarono inosservati».

Liberazione 20/03/2010, pag 12

Nessun commento: