venerdì 19 marzo 2010

La grande abbuffata dell'eterno Mugabe

Lo Zimbabwe muore di fame, ma il presidente festeggia con caviale e champagne

Francesca Marretta
Londra
Mentre i lavoratori pubblici dello Zimbabwe scioperano contro la proposta del governo di aumentare del 10% i loro stipendi da 160 dollari al mese, per festeggiare l'86esimo compleanno del padre-padrone del paese, l'eterno presidente Robert Mugabe, sono stati spesi 500mila dollari. Mister President è nato di 21, ma il party in grande stile si è tenuto ieri sera, a conclusione di una settimana di cerimonie, compresa una festa organizzata dall'ambasciata cinese ad Harare. Frizzi e lazzi in onore sono durati dalle sei di sera fino alle prime luci dell'alba. Gli invitati e lo stesso Mugabe sono stati intrattenuti da esibizioni di musicisti congolesi e sudafricani. Le celebrazioni in grande stile di quest'anno, costate più o meno la stessa cifra spesa l'anno scorso, ma nettamente meno degli anni precedenti, dimostrano che il Presidente, ottuagenario solo sulla carta, non ha nessuna intenzione di mollare le redini del paese.
La buona salute di Mugabe, non riflette certo quella del paese, sia dal punto di vista politico, come hanno dimostrato le elezioni-farsa del 2008 in seguito alle quali è stato firmato l'accordo con l'opposizone che ha portato all'attuale governo di power-sharing, che dal punto di vista economico e sociale.
Se come Mugabe festeggia il compleanno ad aragoste e champagne, due milioni di persone nel suo paese mangiano grazie agli aiuti umanitari internazionali, la maggioranza della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno e nove persone su dieci sono disoccupate.
"Se si tratta di soldi privati, non sono affari miei. Se invece sono soldi del governo, allora sarebbe stato meglio spenderli per libri di testo", ha dichiarato a proposito della festa di ieri il ministro dell'Istruzione David Coltrat, del partito avversario al Presidente nel governo di power-sharing, il Movement for Democratic Change - Mdc. Parole che non solo mostrano che nessuno sa, e tanto meno osa chiedere in Zimbabwe, quanti soldi siano stati sottratti alle casse dallo Stato per la festa del Presidente, ma che il governo di unità nazionale non è ancora in grado di incidere significativamente per un cambiamento nel paese.
Un cambiamento possibile solo con lo svolgimento di un voto democratico, che non all'orizzonte finchè Mugabe resta in vita. Due anni fa Morgan Tsvangirai ha battuto il Presidente al primo turno senza raggiungere, a causa dei brogli, la maggioranza necessaria ad essere eletto senza ballottaggio. Tra quella data ed il secondo turno, lo Zimbabwe è stato investito da una campagna di terrore contro gli oppositori del regime. Omicidi, stupri, intimidazioni, hanno sconvolto in particolare le zone interne del paese, alla mercè dalle bande fedeli al Presidente. Con in mano armi "Made in China". Se Mugabe è al potere grazie ad elezioni definite «una farsa» dall'opposizione e fortemente condannate dalla comunitá internazionale, ha anche alleati potenti che lo sostengono a livello internazionale.
Come come dimostra il party organizzato in suo onore all'ambiasciata cinese ad Harare in settimana. Pechino vanta una solida relazione con il vecchio leader africano fin dagli anni '70 e non si fa scrupoli del fatto che le ultime elezioni si siano svolte mietendo vittime tra esponenti e sostenitori dell'opposizione.
Anche perchè l'anno scorso i cinesi si sono assicurati concessioni sulle risorse di platino del paese con un prestito di cinque miliardi di dollari a Mugabe. Un buon affare, dato che hanno messo le mani sul 50% cento delle azioni delle miniere di platino del paese, il cui valore si aggira intorno ai 40 miliardi di dollari.
L'occidente che storce giardando al regime anti-democratico dello Zanu-Pf, ha fatto invece orecchie da mercante, quando un mese fa, al forum economico mondiale a Davos, in Svizzera, il leader del Mdc e Primo Ministro Morgan Tsvangirai, ha chiesto la riapertura dei "rubinetti" di aiuti economici e investimenti, facendosi garante delle riforme democratiche e della stesura della nuova Costituzione, previste nell'accordo di power-sharing entro il 2011. Anche quando dopo la formazione dell'attuale governo, Tsvangira ha fatto la questua tra le capitali occidentali che lo avevano sostenuto politicamente, è riuscito a malapena a raccogliere cinquecento milioni di dollari. Noccioline rispetto al business tra la Cina e Mugabe.
Il ministro degli Esteri di Harare è stato appena ricevuto dal vice-Presidente cinese Xi Jinping per discutere dell'espansione della cooperazione tra i due paesi ed ha ringraziato la Cina per aiuti all'Africa "non improntati all'egoismo".
Un tempo considerato l'eroe anticolonioalista per antonomasia del continente africano, per aver ottenuto l'indipendenza dall'ex Rhodesia dalla Gran Bretagna 30 anni fa, Mugabe ha visto svanire la propria popolarità e reputazione in patria, come sulla scena internazionale. La stampa britannica, che il Presidente taccia di faziosità nei suoi confronti per la nazionalizzazione delle terre da cui ha spodestato i farmer britannici, non perde occasione per parlare del fatto che mentre la popolazione dello Zimbabwe fa fame, la First Lady di Harare si puó permettere di comprare statue di marmo in Vietnam per un valore di 55mila sterline, e pagare in contanti un conto d'albergo ad Hong Kong per 10mila sterline.
Se per la festa dell'anno scorso, organizzata dal partito del presidente con sottoscrizioni pubbliche, la lista delle spesa pubblicata dai giornali britannici, comprendeva ottomila aragoste, altrettante scatole di Ferrero Rocher, tremila anatre, sedicimila uova, cento chilli di gamberoni, cinquemila chili di formaggio, quattromila porzioni di caviale, cinquecento bottiglie di whisky Johnny Walker etichetta blu, Chivas invecchiato 22 anni e duemila bottiglie di Champagne, figurarsi cosa sarà messo in tavola, quest'anno, per uno dei rari appuntamenti più importanti del compleanno di Mugabe: le celebrazioni per il trentennale dell'indipendenza da Londra. Una libertà che la popolazione dello Zimbabwe ha raggiunto solo sulla carta.

Liberazione 28/02/2010, pag 12

Nessun commento: