lunedì 22 marzo 2010

Le "camicie rosse" marciano su Bangkok

Nono giorno di proteste. Il premier Abhisit apre agli oppositori: «Voto possibile»

Victor Castaldi
La protesta è ormai arrivata al nono giorno. Ancora ieri decine di migliaia di "camicie rosse" (65mila secondo le forze dell'ordine), i sostenitori del deposto premier thailandese Thaksin Shinawatra (condannato all'esilio per corruzione), sono tornate a manifestare a Bangkok paralizzando il traffico della capitale e facendo salire alle stelle la tensione politica. A bordo di automobili, motociclette e camioncini hanno dato vita a corteo che ha già raggiunto i 13 chilometri che è snodando a passo d'uomo lungo il centro del'immensa capitale thailandese.
Il loro obiettivo resta sempre quello di costringere alle dimissioni il premier Abhisit Vejjajivao, tentando di conquistare le simpatie di una classe media stanca del governo e di indire nuove elezioni politiche. Lo slogan più gettonato è stato "Amiamo gli abitanti di Bangkok"
Nel corteo, hanno sfilato migliaia di motociclette, taxi e pickup, con a bordo i manifestanti che urlavano e cantavano. «Vogliamo invitare gli abitanti di Bangkok a cacciare gli aristocratici e il governo», ha spiegato ai media locali Jatuporn Prompan uno dei più noti leader della protesta.
La manifestazione, che prosegue da una settimana e che domenica scorsa ha portato in piazza 150mila persone, si è svolta pacificamente nonostante il clima rovente che da settimane si respira nel paese asiatico. Stavolta non ci sono state azioni clamorose, come è accaduto mercoledì scorso quando i manifestanti avevano sfondato con dei pulmini i cordoni della poliziam, riuscendo a lanciare decine di buste piene di sangue contro il palazzo del governo e il quartier generale del partito del primo ministro Vejjajiva Abhisit.
Quest'ultimo, assai indebolito da questo ultimo ciclo di contestazioni, ha trascorso un'altra giornata in una base militare fortificata per motivi di sicurezza. Una consizione di isolamento che sta vivendo dall'inizio delle proteste. Fino a ieri aveva respinto le richieste dei manifestanti, sostenendo che il Paese è troppo diviso per andare alle urne. Ma l'ennesima prova di forza dei suoi contestatori lo sta spingendo a riconsiderare le sue posizioi. Nella serata di ieri Abhisit, n un'intervista trasmessa questa sera dal canale
televisivo Thai Pbs ha infatti aperto alle richieste delle "camicie rosse", affermando che «è possibile sciogliere il parlamento entro un anno a patto che lascino cadere la richiesta di grazia per l'ex premier
Thaksin Shinawatra».
Dopo questo piccolo segnale di disgelo tra le parti, domani dpotrebbe avvenire il primo incontro ufficiale tra Satit Wongnhongtaey ministro collegato
all'ufficio del premier, e Weng Tojirakarn esponente dell'opposizione. Incontro che però è ancora molto in forse in quanto i portavoce delle "camicie rosse" hanno fatto sapere che sono disposte a discutere con l'esecutivo, ma soltanto al cospetto del primo ministro in persona. In caso contrario, come hanno dichiarato i tre leader dell'Udd (Fronte unito per la democrazia contro la dittatura, il nome del movimento fedele a Thaksin), il colloquio preliminare rischierà di essere annullato a data da destinarsi.

Liberazione 21/03/2010, pag 8

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