giovedì 16 dicembre 2010

«C'è chi parla delle Ruby e chi dei movimenti reali»

Nicola Grigion
direttore di meltingpot.org

Stefano Galieni
Provi ad andare sul sito www.meltingpot.org e ti si spalanca davanti una quantità di notizie e di informazioni che difficilmente trovano posto nei maggiori quotidiani. «Un progetto nato nel 1996 e che ha accompagnato i cambiamenti dell'immigrazione in questo Paese - spiega Nicola Grigion che ne è il direttore - All'inizio tentavamo di comprendere soprattutto le caratteristiche della presenza migrante ma poi, anche con l'entrata in vigore della Bossi Fini, abbiamo cominciato a spiegare la legge e promuovere l'apertura di sportelli per i diritti. Ora le condizioni sono cambiate quindi seguiamo un mondo che è anche il nostro. Ci occupiamo di asilo, di respingimenti, di questioni legali, delle modificazioni dei processi migratori. Ci reggiamo in gran parte sul lavoro volontario di attivisti, avvocati e associazioni. La Sede è a Padova ma operiamo anche a Venezia, in collaborazione col servizio immigrazione del Comune che ha elaborato anche progetti innovativi e poi si è formata una rete di individui e di soggetti collettivi che ci permette di coprire l'intero territorio nazionale».
Melting pot dà notizie di mobilitazioni e iniziative antirazziste di movimento o dell'auto organizzazione migrante, ma nel contempo cerca di trovare e di mettere a disposizione gli strumenti giuridici per forzare le norme vigenti, avendo a cuore la estensione dei diritti a partire dai soggetti per cui questi sono più necessari. Formazione e informazione insomma ma con una caratteristica specifica: «A mio avviso realtà come la nostra e giornali come Liberazione - prosegue Nicola - non debbono avere il compito di convincere gli altri ma essere spazio di propulsione. Noi pensiamo che debbano coesistere due direzioni e due modalità parallele: da una parte il tentativo intorno alle leggi, fatto da tutti quelli che lavorano su queste tematiche, di fornire assistenza e aiuto ma anche di svolgere ricerca per approfondire, capire e forzare normative sull'immigrazione. Questa è una sfida che ci accomuna. Dall'altra dobbiamo, noi solo sul versante "migrazione" voi su contesti più ampi, produrre un ragionamento per e con i movimenti. Si tratta di una sfida di creatività e nel contempo di riaffermare la necessità dei movimenti sociali».
E qui ecco il ruolo di una informazione deviata, soprattutto su tematiche quali quelle connesse all'immigrazione: «Quante volte noi come voi ci siamo ritrovati a cercare di portare l'attenzione sul razzismo? - precisa Nicola - Però solo quando sono i movimenti reali ad agire, allora il nostro lavoro acquista spessore. Pensiamo alla "sanatoria truffa". Melting pot come Liberazione tante volte l'avevano già chiamata così ma solo oggi, dopo gli esempi di Brescia e Milano, che avete molto seguito, abbiamo gli strumenti per parlarne con più persone. La situazione è emersa perché degli immigrati si sono esposti. Qualcosa di simile è accaduto con i respingimenti e, ad esempio, non è ancora avvenuto sufficientemente attorno ai Cie. C'è chi detta l'agenda politica parlando delle "Rudy" o degli appartamenti e chi cerca, come noi e voi, di fare i conti con la realtà anche se a volte sembra uno sforzo immane. Un modo di fare che non riguarda solo l'immigrazione, ma rimanda alla ricomposizione dei conflitti. Nei giorni scorsi in copertina abbiamo scritto dell'importanza, anche per i migranti, di essere oggi (ieri, ndr) davanti a Montecitorio per dare la "sfiducia sociale" al governo e per ribadire l'importanza dei diritti dei migranti. E' una lotta che riguarda tutti noi che precipita in un contesto diverso rispetto a quello dell'"onda" ma si tratta di un concetto da tradurre materialmente. Oggi gli studenti si mescolano con gli operai di Melfi e di Pomigliano, ragionano dell'acqua come bene comune. Non si risolve in una vertenza con Maroni o con chi siederà al suo posto, deve cambiare il quadro politico realmente e sotto la spinta di un movimento. Nessun ministro regalerà permessi di soggiorno. La crisi scompone. Noi dobbiamo ricomporre a partire dalla specificità della condizione dei migranti come condizione più aspra di sfruttamento ma mirando a relazionarci con gli altri movimenti e valorizzando ciò che ci unisce. Parlo del mondo che vogliamo che deve essere un mondo di diritti in cui possiamo ritrovarci tutti».
E Nicola considera fra i diritti anche quello all'informazione, messa a rischio da tagli ai finanziamenti pubblici e dalla concentrazione dei grandi gruppi editoriali: «Il taglio dell'informazione, di questo tipo di informazione, quello che fanno Liberazione o Carta per intenderci, secondo me va paragonato ai tagli nei servizi minimi dei Comuni, ai progetti che venivano recepiti. I tagli sono ingiusti ma difficilmente evitabili. Vanno combattuti e nel contempo va tracciata una linea di demarcazione che rappresenta una sfida da raccogliere, tutti insieme. Dovete e dobbiamo trovare il modo di uscirne creativamente, trovare la maniera per far vivere insieme spazi di informazione e di circolazione di pensiero che abbiano proprie gambe. Una sfida che è la stessa dei movimenti. Trovare insomma le soluzioni per poter agire senza il timore che qualcuno, governi o gruppi editoriali, ci stacchi la spina da un momento all'altro. Può accadere solo se ci rimettiamo in movimento».

Liberazione 15/12/2010, pag 12

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