giovedì 9 dicembre 2010

Il Cavaliere piazzista alla corte di Nursultan

Il premier elogia il "grande leader" Nazarbayev: una politica estera di gasdotti ed edilizia
Martino Mazzonis
Non c'è solo l'amico Putin, quello per l'amicizia del quale si è disposti a tutto, anche a voltare le spalle all'alleato americano. A Silvio Berlusconi piacciono proprio i presidenti delle repubbliche ex-sovietiche, che, di norma, vincono le elezioni con percentuali - come si diceva un tempo? - bulgare.
Ieri, al vertice dell'Osce, l'Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa è stata la volta delle lodi a Nursultan Nazarbayev, presidente del Kazakhstan. Prendendo la parola al termine della sessione mattutina del summit Berlusconi ha chiesto ai capi di Stato e di governo presenti di «trarre un esempio da Nazarbayev che all'indomani dell'indipendenza del suo paese, 19 anni fa, cedette volontariamente il quarto arsenale nucleare del mondo, diventando padre nobile del disarmo nucleare». L'intento era quello di mettere tutti d'accordo e, se la dichiarazione finale sarà un successo, potete scommettere che il premier ci spiegherà quale ruolo cruciale ha avuto l'Italia.
Con il summit di Astana, ha continuato Berlusconi, «il Kazakhstan è entrato da protagonista al massimo livello della comunità internazionale, acquistando una autorevolezza e un prestigio che nasce da un duro lavoro, frutto dell'intelligenza del suo leader, amato giustamente dal suo popolo. Ho visto dei sondaggi - ha aggiunto Berlusconi rivolgendosi direttamente al collega kazako - che ti hanno assegnato, Nursultan, il 92% di stima e di amore dal tuo popolo. È un consenso - ha sottolineato Berlusconi - che non può che fondarsi sui fatti. Dopo aver parlato di «accoglienza formidabile», da parte di Nazarbayev, Berlusconi ha elogiato la città simbolo del potere kazako, Astana, capitale costruita in meno di 10 anni. «È stata un'idea geniale quella di spostare qui la capitale - ha concluso Berlusconi - La tua idea comportava rischi immensi ma tu hai avuto il coraggio di portarla avanti e hai realizzato qualcosa di grandioso».
Siete imbarazzati? Non lo siate. Il presidente ha un motivo per dire queste parole. Come in Russia, l'amicizia è portatrice di affari. E si sa, in economie non esattamente di mercato, dominata da oligarchi, grandi burocrati e altro, l'amicizia con il potere è un fattore importante. Non stiamo parlando di corruzione e tangenti, quelle che l'ambasciatore georgiano, citato in un documento statunitense pubblicato da Wikileaks, sostiene esser state pagate ai russi: la Georgia è un Paese in conflitto aperto con Mosca e può forzare la realtà mentre la presenta all'ambasciatore americano.
Il punto è un altro e si chiama export. Che assieme a poche altre cose (l'Afghanistan) sembra essere la bussola della nostra politica estera. Il ministro Frattini in questi giorni è impegnato nel foro di dialogo italo-russo a Sochi sul Mar Nero. Il titolare della Farnesina ha esortato tutti a «smettere di guardare con sospetto alle relazioni bilaterali di due grandi paesi come l'Italia e la Russia. È un modello vincente da imitare che noi mettiamo a disposizione della comunità internazionale». Come dare torto a Frattini e al premier? I dati parlano chiaro, con i russi commerciamo molto in energia. Eni ed Enel hanno effettuato enormi investimenti in Russia, c'è il progetto di gasdotto South Stream (orchestrato in origine da Bersani e rilanciato da Berlusconi); c'è l'italo-russa SeverEnergia, «societa che possiede l'intero capitale di Arcticgaz, Urengoil e Neftegaztechnologia, a loro volta titolari di licenze per l'esplorazione e la produzione di idrocarburi con riserve di gas e petrolio stimate in 5 miliardi di barili» (dal sito Eni); c'è l'accordo Erg-Lukoil da un miliardo e 400mila euro. E infine ci sono gli scambi in crescita da anni, escluso un cattivo 2010. Ma è colpa della crisi.
In Kazakhstan va altrettanto bene. Ci sono i giacimenti off-shore di Kashgan, nel Mar Caspio, per i quali Eni (Agip per la precisione) e partner con i kazaki e dovrà costruire, trivellare ed estrarre. Da Kashgan il greggio fluirà verso l'Europa attraverso l'oleodotto BTC (Baku-Tbilisi-Ceyhan), di cui Eni è azionista. Il BTC passa anche per l'Azerbaijan, come il gasdotto South stream: interessi energetici e amicizia italiana anche con Baku. Ma non ci sono solo il gas e il petrolio. Berlusconi ha elogiato lo spirito innovativo di Nazarbayev in materia di edilizia? Miracolo: nel 2009 le imprese edili italiane si sono aggiudicate appalti per 789 milioni di euro e il mercato kazako è il decimo al mondo per le nostre imprese di costruzioni con 1224 milioni (tranquilli, c'è anche la Libia).

Liberazione 03/12/2010, pag 3

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