giovedì 9 dicembre 2010

La proposta di bond europei divide il meeting dell'ecofin

Tremonti e Juncker rilanciano: emettere "eurobond" fino al 40% del pil Ue
Matteo Alviti
E se invece di un fondo di salvataggio per tappare i buchi prodotti dalla crisi, Bruxelles, o meglio Francoforte, immettesse sul mercato finanziario direttamente dei bond europei? L'idea, non nuova, stavolta ha visto tra i primi sostenitori il ministro italiano dell'economia e delle finanze Tremonti e il presidente dell'eurozona e premier del Lussemburgo Juncker. E come avversari più convinti i tedeschi della cancelliera Merkel. L'ipotesi è stata discussa di nuovo ieri, nel vertice dei ministri dell'economia e delle finanze dei ventisette paesi Ue.
L'agenda dell'ecofin prevedeva in realtà l'approvazione della bozza di una direttiva che si propone di rafforzare la cooperazione tra i paesi sulla lotta all'evasione e alle frodi fiscali. In discussione c'erano poi anche gli schemi di tassazione delle banche. Ma l'attenzione dei cronisti e del mondo della finanza era concentrata su altro. Un articolo pubblicato dal Financial Times di ieri chiariva bene le posizioni dei sostenitori degli "eurobond", la via migliore per lanciare un messaggio chiaro ai cittadini europei, ma soprattutto agli speculatori di tutto il globo, sull'«irreversibilità dell'euro». Così la pensano Tremonti e Juncker, i quali hanno argomentato che il mercato degli eurobond dovrebbe diventare il più forte in Europa, e tanto liquido come quello per i buoni del tesoro statunitense.
Ma la Germania non è d'accordo. Non lo è assolutamente la cancelliera Merkel, secondo cui «la competizione sui tassi di interesse dei bond è un incentivo a rispettare i patti di stabilità». E non lo è, ma con una sfumatura diversa, il suo ministro delle finanze Schäuble (premiato come miglior ministro delle finanze europeo per il 2010 dal FT). Schäuble, europeista convinto, ha detto che quella degli eurobond non è un'idea realizzabile sul breve periodo, perché richiederebbe «cambiamenti fondamentali» dei trattati europei. E comunque è fondamentale che i governi mantengano dei meccanismi di incentivi e sanzioni per la disciplina finanziaria. Ma non ha detto che è un'ipotesi sbagliata.
Tremonti e Juncker, che hanno anche definito a grandi linee i cambiamenti istituzionali necessari all'introduzione degli eurobond, sono convinti invece che i titoli europei siano lo strumento migliore per imporre disciplina finanziaria ai governi proteggendoli dagli attacchi degli speculatori. E per ottenere inoltre la benzina necessaria a rimettere in moto il motore dell'economia continentale: con l'emissione di eurobond si potrebbe ottenere gradualmente l'equivalente del 40% del pil europeo, dicono.
Ieri sul tavolo dei ministri delle finanze è rimbalzata anche la discussione rilanciata domenica dal presidente del Fondo monetario internazionale Strauss-Kahn, secondo cui i sedici paesi dell'eurozona dovrebbero aumentare il fondo comune di stabilità, attualmente pari a 750 miliardi di euro (meno quelli impegnati per il salvataggio irlandese). Il ministro delle finanze belga Reynders è della stessa opinione,e anche il presidente della Bce Trichet - la cui istituzione ha dovuto acquistare da maggio 69 miliardi di bond emessi dai paesi europei in crisi - sarebbe implicitamente d'accordo. Ma la Germania si è messa di traverso anche su questa proposta: ieri Merkel ha ribadito che attualmente non ci sarebbe alcuna ragione di aumentare il fondo.
La partita è aperta.

Liberazione 07/12/2010, pag 3

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