giovedì 9 dicembre 2010

La Sinistra europea si rivede a Parigi

Al via il terzo congresso, in sei anni raddoppiati gli aderenti

Stefano Galieni
«È importante che si faccia ora e a Parigi». Così Fabio Amato, responsabile esteri del Prc commenta l'inizio dei lavori del terzo congresso della Sinistra Europea, una esperienza che in questi anni ha permesso a diverse forze politiche di mantenersi in relazione non soltanto a Strasburgo ma provando a definire una propria autonomia tanto dal centro destra quanto dalle esperienze social democratiche. In sei anni le forze che hanno aderito alla S.E. sono passate da 15 a 31 segno della costruzione di una dinamica continentale che va ben oltre le frammentazioni interne. Ad essere rappresentati non sono solo i Paesi già membri dell'Ue ma anche alcuni come la Bielorussia. Per Amato l'importanza, anche simbolica insita nel fare il congresso a Parigi nasce dal fatto che la Francia è stato il paese che con più forza e grazie ad un referendum popolare si è schierata contro il Trattato di Maastricht, mentre è puntuale la decisione di celebrarlo in questi giorni in cui la crisi sta dando formidabili scossoni ad un sistema Europa basato unicamente sulla moneta unica e le soluzioni che vengono adottate per ripianare i debiti si basano sul principio ferreo di un patto di stabilità già rivisto e in fase di ulteriore revisione, con cui si pretende non solo di definire le politiche di bilancio dei singoli Stati ma di uniformare al ribasso diritti, welfare, spese sociali. «Le tensioni sociali che attraversano la Francia sono molto più avanzate di quanto avvenga in Italia - commenta Amato - Nelle piazze che hanno contestato Sarkozy, la maglietta indossata da tanti e tante, soprattutto fra i giovani, contiene slogan inneggianti alla "lotta di classe" a significare la volontà di non superare soltanto la attuale compagine governativa. Un fatto simbolico che però ha già avuto una ricaduta politica, la nuova formazione che si è costruita a sinistra, il Front de Gauche è una aggregazione che ha tratti comuni con la nostra Federazione, tre forze come il PCF, la Gauche Unitarie e le Parti de Gauche e che sta segnando una importante ricomposizione della sinistra di classe». La Sinistra Europea discuterà in questi giorni partendo da un documento stilato alcuni mesi fa ma che già necessita di essere aggiornato stante il perdurare della crisi economica e sociale. La necessità in questa fase è quella di far si, sarà tema improcrastinabile, che le esperienze di conflitto nazionali riescano a trovare una dimensione europea. Giungere insomma ad un piano di azione comune che porti ad uno sciopero generale continentale contro un idea di Europa che, per riprendere Amato, «Si opponga alle macellerie sociali per salvare i pescecani della finanza». A tema le revisioni del patto di stabilità, banco di prova di una ulteriore stretta autoritaria nell'intero continente che porterà allo smantellamento dello stato sociale, soprattutto nei Paesi in cui il debito pubblico e gli effetti della crisi stanno producendo i peggiori effetti speculativi. Grecia e Irlanda sono gli esempi più visibili, ma l'idea di un continente che selezioni ancora di più e in maniera gerarchica chi può sopravvivere alla crisi e chi è condannato a subirne le peggiori conseguenze, sembra ormai essere elemento fondante del progetto dell'Europa monetarista. Il programma dei lavori subirà mutamenti derivanti dalla necessità di garantire anche la pluralità delle posizioni presenti, sarà comunque anche interessante ascoltare gli interventi esterni del presidente del Fronte Nazionale della Resistenza Honduregna, di un rappresentante del Forum di S. Paolo per entrare in connessione con le esperienze problematiche e positive dell'America centrale e meridionale, e la voce di una delle personalità più autorevoli di questo percorso, Oskar Lafontaine, cofondatore della Linke tedesca. Ieri si è anche tenuta una assemblea delle donne della Sinistra Europea:«Abbiamo promosso un manifesto femminista partendo da alcuni elementi: non riguarda solo le donne ma è questione politica che entra a pieno titolo nelle dinamiche della crisi. - commenta Giovanna Capelli, del Prc - Crediamo che non si tratti solo di un problema di rappresentanza ma di definizione di una linea della S.E. che tenga conto anche di questo e siamo convinte che anche in una definizione di identità non si può recludere le vicende del movimento operaio, socialista e comunista nelle grandi figure maschili».

Liberazione 04/12/2010, pag 7

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