giovedì 16 dicembre 2010

Fabio Alberti: «Questa città non ne può più di Alemanno»

Parla il nuovo segretario romano di Rifondazione comunista
Francesco Ruggeri
«Com'è giovane questa manifestazione», dice Fabio Alberti, sfilando in corteo per la prima volta da segretario cittadino di Rifondazione comunista. E quella immagine gli resterà impressa. Anche alla fine di tutto. «La città sorrideva - spiega a Liberazione - almeno fino a che le cose non si sono incupite». Rifondazione è in diversi pezzi del grande corteo, tra i medi, tra gli universitari e tra i cittadini. Ci sono i consiglieri regionali - Ivano Peduzzi e Fabio Nobile, oltre a tutta la segreteria nazionale di Viale del Policlinico. «Domani ci vediamo per ragionarci meglio - annuncia Alberti - ma credo che vada segnalata la capacità del movimento di vedere oltre la fiducia a Berlusconi».
Dal partito (Alberti era in Dp dalla nascita fino al '91) al mondo della solidarietà (ha fondato UnPontePer la notte che l'Italia votò per la Guerra del Golfo) e ritorno. «Mica ero fuggito - ricorda - si può far politica in tanti posti e mi sembra utile, adesso, riportare quella esperienza in Rifondazione».
Eletto a grande maggioranza dal congresso straordinario di domenica scorsa, dopo un periodo di commissariamento, Alberti si trova di fronte alla necessità di imprimere un nuovo slancio al suo partito dopo anni di difficoltà interne. «Saremo subito, sabato prossimo, nelle piazze e nei mercati per chiedere le dimissioni di Alemanno - annuncia - Parentopoli (le assunzioni illecite in Atac, Ama e Acea, ndr) non è un'eccezione ma il paradigma di come il bene pubblico viene oggi piegato agli interessi di pochi. Far rispettare le regole era il compito di Alemanno».
Parliamo di politica. 37 circoli, 1200 iscritti, Rifondazione ha appena elaborato, in congresso, l'analisi di Roma a partire dal blocco sociale che la domina e non dagli schieramenti politici. Da qui la proposta di lavoro per un polo per Roma bene comune. «Non un cartello elettorale - avverte - ma una proposta rivolta alla società civile in tutte le sue articolazioni. I modi sono da pensare insieme ma credo ci sia la necessità per Rifondazione di rientrare nel cuore della società, nel pezzo che la vuole trasformare, a partire dall'opposizione alle Olimpiadi del 2020 che sono il progetto dei poteri forti. Il blocco sociale che domina la Capitale è agito da costruttori, immobiliaristi, massoneria e mafie e produce un coacervo di interessi e collusioni che attraversa tutta la scala sociale e costituisce la misura dell'egemonia delle destre. Insomma rendita, privatizzazioni, corruzione si alimentano anche di razzismo ed egoismo. Qualcuno arraffa e chi sta in basso cerca di salvarsi nelle logiche clientelari. Quello che serve non è solo la somma delle lotte ma un progetto di trasformazione. Roma si trasforma se i romani la trasformano».
Secondo Fabio Alberti e secondo il congresso, che ha adottato un documento finale a larghissima maggioranza (53 voti a favore, 6 astensioni, un contrario e un voto nullo), le risorse per «liberare Roma» ci sono: comitati di lavoratori stabili e precari, circoli di partito, l'associazionismo, i centri sociali, i gruppi d'acquisto solidali, i collettivi studenteschi, una parte del mondo religioso, che possono costituire insieme un «blocco sociale alternativo in nome di un progetto ambizioso di riconversione sociale, ambientale, culturale, una sorta di transizione verso un'altra città». Energia, mobilità, gestione dei rifiuti, saperi, riuso sociale del demanio, diritto alla casa, difesa dell'agro romano: il ragionamento del nuovo segretario romano di Rifondazione non lascia fuori alcun terreno tra quelli che, in totale autonomia, sono attraversati dai soggetti con cui il suo partito vuole interloquire. «Ci rivolgiamo innanzitutto - conclude - alle forze che, assieme a noi, hanno dato vita alla Federazione della sinistra. Alla costruzione di questa alternativa vogliamo dedicare il nostro lavoro nei prossimi anni, consapevoli di esserne solo una parte».

Liberazione 15/12/2010, pag 4

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