giovedì 9 dicembre 2010

Crisi, Polverini scatena la polizia

Lazio, sei feriti dopo il sit in dei "Movimenti uniti contro la crisi". In 7 rimangono sull'impalcatura

Daniele Nalbone
Sei feriti tra lavoratori, sindacalisti, precari, senza casa sotto le cariche indiscriminate della polizia all'interno della sede della Regione Lazio, a Roma. Questo è il prezzo da pagare per chiedere un incontro "contro la crisi" alla presidente Renata Polverini e alla sua blindata Giunta. Tutto è iniziato, ieri mattina, quando sette persone, utilizzando l'impalcatura di un cantiere, si sono arrampicate fino sul tetto del palazzo di via Cristoforo Colombo srotolando uno striscione che denuncia come «La Polverini ha paura di parlare con noi». Non è un blitz "mordi e fuggi". Mentre Liberazione va in stampa, Pio, Ramona, Jenny, Emiliano, Veronica, Manuela e Lisette, i «magnifici sette», sono ancora sul tetto, armati di tende, sacco a pelo e viveri «per restare quassù» ci spiega Pio Congi, responsabile sanità dell'Unione sindacale di base (Usb), «per almeno sette giorni. Finché la Polverini e la sua Giunta non accetteranno di incontrare i portavoce di un movimento che, ricordiamo, lo scorso 25 novembre ha portato diecimila persone in piazza». Mentre sul tetto gli attivisti e i sindacalisti si preparano ad allestire la tendopoli, all'interno della Regione circa quattrocento persone danno vita a un presidio "contro la crisi". «Non chiediamo la luna» ci spiega Paolo Di Vetta dell'Asia Usb «ma un semplice incontro alla presidente Polverini per attivare una serie di tavoli "tematici", su casa, reddito, welfare, lavoro, precarietà, per far uscire questa regione dalla crisi». Ma la risposta della Giunta è la stessa dello scorso 25 novembre: in pochi minuti la Regione Lazio viene circondata da blindati e le forze dell'ordine, in tenuta antisommossa, fanno irruzione nel cortile e si schierano, con caschi, scudi e manganelli, davanti al presidio. Dopo diverse ore di tensione, intorno alle 15, alla presenza dei consiglieri regionali Fabio Nobile e Ivano Peduzzi (FdS) e Luigi Nieri (Sel) inizia un'assemblea, sindacale e di movimento, per fare il punto su una situazione in stallo dallo scorso 25 novembre, quando la delegazione dei manifestanti venne sgomberata dalla Sala Liri dove si attendeva la risposta della Giunta alla richiesta dell'incontro. Pochi minuti e mentre parte il primo intervento le forze dell'ordine caricano. È una carica indiscriminata sotto la quale finiscono attivisti, sindacalisti, signore anziane, mamme con bambini, politici e giornalisti. La folla, sgomberata con la forza dalla sede della Regione Lazio, occupa via Cristoforo Colombo. La strada viene sbarrata per oltre mezz'ora con i vasi di fiori che separano le due carreggiate. Le persone ferite vengono curate dalle ambulanze intanto sopraggiunte. Un ragazzo è svenuto sul prato. Una signora, calpestata durante le cariche, è ancora stesa in terra all'interno della Regione. Di Vetta viene trasportato di urgenza all'ospedale Cto del quartiere Garbatella dopo essere stato ripetutamente picchiato, anche una volta a terra, dagli agenti. Alla fine, saranno sei le persone ferite e trasportate in ambulanza al pronto soccorso dove verranno interrogate, ancora in barella, dalle forze dell'ordine. Contemporaneamente la folla, intanto arrivata ad oltre mille persone, dà vita a un corteo per le strade di Garbatella. Tra la gente arrabbiata «e umiliata da una regione che alla richiesta di confronto con le parti sociali ha risposto ancora con i manganelli e la repressione» anche il presidente del Municipio XI Andrea Catarci che si dice «scandalizzato da una simile risposta a un disagio sociale sempre crescente». Dello stesso tono i consiglieri regionali della Federazione della Sinistra, Ivano Peduzzi e Fabio Nobile: «la Polverini si è assunta una grave responsabilità con una risposta di chiaro stampo fascista alla richiesta dei movimenti. Ora», continuano, «non provi ad addossare la responsabilità di ciò che è accaduto ai lavoratori e ai precari: la decisione di militarizzare per la seconda volta in pochi giorni la sede della Regione è la prova che questa Giunta non ha risposte da dare alla crisi se non imponendo decisioni che ricadono sulla pelle dei cittadini». Intanto il corteo, quando sono le 17, raggiunge il Cto per portare la solidarietà di tutto il movimento "Unito contro la crisi" ai feriti piantonati dalle forze dell'ordine. Quindi, in una Garbatella militarizzata, ci si riporta sotto la Regione Lazio per dar vita a un presidio di sostegno ai "magnifici sette", ancora sull'impalcatura dopo oltre nove ore, sotto una pioggia battente. Per oggi pomeriggio, alle 15, è già convocata un'assemblea regionale di tutte le vertenze in corso sul territorio. La richiesta dell'incontro alla Polverini e alla sua giunta è sempre valida. «Bisogna vedere» concludono dal presidio «se la risposta a lavoratori e precari continuerà ad essere quella del manganello e della repressione».

Liberazione 07/12/2010, pag 5

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