giovedì 9 dicembre 2010

Roma, giunta Alemanno, la parentopoli Atac non frena

Sospetti su un appalto per i freni del metrò. Tra le assunzioni il figlio del capo scorta del sindaco

La parentopoli romana non frena. Emergono ad uno ad uno gli 854 sospetti di assunzioni nepotiste all'Atac, l'azienda di trasporto del Comune di Roma. Tante sono infatti le chiamate dirette a far parte del personale. E la faccenda si complica per altri inquietanti interrogativi su due appalti di fornitura dei freni della metropolitana, uno realizzato e l'altro bloccato dai sindaci dell'azienda. Dopo il caso della bella cubista assunta come segretaria del direttore industriale, un'infilata di ex dell'estrema destra capitolina ed anche dei Nar. Poi un candidato del Pdl trombato alle elezioni municipali e ripescato nella Trambus e quindi alla subentrante nuova Atac. Quindi fidanzate e cognate di qualche amministratore o direttamente uomini e donne vicini a loro. Dulcis in fundo, un ex pugile finito sul ring di capo ufficio nella direzione acquisti. Si tratta del figlio del capo scorta del sindaco Alemanno. «Difficile pensare che non sapesse», attaccano i consiglieri del Pd, Sel e Idv. Il sindaco reagisce: «non faremo sconti per nessuno». E rinvia ogni giudizio alla commissione d'inchiesta ordinata all'amministratore delegato dell'azienda, Maurizio Basile, con il preciso mandato di indagare sugli assunti per chiamata diretta degli ultimi dieci anni, in modo da sottoporre a verifica anche le gestioni delle giunte Rutelli e Veltroni.
Ed ecco che, per altra e distinta via, la Corte dei Conti rinvia a giudizio sette manager Atac e Trambus per l'acquisto, tra il 1995 e il 2007, di 74 tram e altri autobus rivelatisi difettosi e parzialmente inutilizzati. La magistratura contabile, che chiede un risarcimento milionario, dovrà accertare se la successiva transazione stipulata tra l'azienda e la società fornitrice comportò un danno alle finanze pubbliche.
Per il periodo della giunta Alemanno si parla invece di freni ultrapagati (seimila euro l'uno) da Metropolitane di Roma ad un'azienda che fu presentata agli amministratori come una produttrice esclusiva, contrariamente a quanto poi accertato dal presidente del Collegio sindacale dell'Atac, Massimo Tizzon. Fu così impedita in extremis nel settembre scorso una seconda commessa di freni per la metro B ammontante ad almeno sei milioni (fino a 13) che avrebbe dovuto far seguito a quella di oltre tre milioni già firmata l'anno prima.
Insomma, il trasporto romano è nella tempesta. L'Atac è un gigante del settore, la più grande azienda in Italia con 12.633 dipendenti, di cui 99 dirigenti, 247 quadri, 1380 amministrativi e 10.807 autisti, macchinisti e operai.
«Non mi occupo di assunzioni», ha detto Alemanno mentre l'assessore alla mobilità, Sergio Marchi, ha annunciato una denuncia per diffamazione contro la stampa rea di averlo tirato in ballo per l'assunzioni di persone vicine a lui o al suo staff.
Un capitolo della parentopoli potrebbe meglio titolarsi fascistopoli perché riguarda le assunzioni di ex militanti dei gruppi dell'estremismo fascista. Il caso più eclatante in cui incappò volutamente l'amministrazione Alemanno non ha riguardato un assunto ma addirittura l'amministratore delegato dell'Ama, l'azienda di nettezza urbana, che in un secondo tempo, dopo che esplosero le polemiche, si è dimesso: Stefano Andrini era stato, infatti condannato ad oltre quattro anni di reclusione, di cui due condonati, per tentato omicidio in un'aggressione compiuta con altri neofascisti quando aveva 18 anni. Ora tra gli assunti all'Atac figurano invece l'ex Nar Francesco Bianco e Gianluca Ponzio di Terza posizione.

Liberazione 05/12/2010, pag 6

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