giovedì 9 dicembre 2010

«Povertà e diritti umani violati. A Gaza Hamas ha fallito tutto»

Khalil Shaheen Direttore del Palestinian Centre
for Human Rights della Striscia
Francesca Marretta
Gaza City
E' passato circa un anno dall'ultimo incontro, a Gaza, con Khalil Shaheen, Direttore della sezione diritti sociali, culturali ed economici del Palestinian Centre for Human Rights di Gaza, che fa capo allo Psichiatra Raji Sourani. Discutendo di cosa sia cambiato in questo lasso di tempo, dice: «La gente è arrabbiata, non solo con Hamas, ma anche con l'Anp. Continuano a parlare di riconciliazione, ma restano parole vuote. Si capisce che non sono realmente interessati a porre fine alle divisioni. Ma la popolazione di Gaza ce l'ha anche con la Comunità internazionale, che a venti mesi dalla fine di Piombo Fuso ancora non ha portato nessuno sul banco degli imputati per quei massacri».

Gaza oggi respira, in termini di approvvigionamenti, almeno per l'apertura del valico di Kerem Shalom. E' solo un'impressione?
Anche se la gente trova roba nei negozi, i problemi si sono acuiti. La disoccupazione non è mai stata così alta. Anche il tasso di povertà è incrementato. Hamas non ha migliorato la vita della popolazione di Gaza in termini economici da quando ha preso il potere nel 2007. Inoltre esiste un clima di controllo. E' evidente che la popolazione sia molto critica nei confronti del governo di Gaza. Esistono casi di violazione dei diritti civili e politici degli oppositori. Del resto la cosa accade, in maniera speculare, nella West Bank.

Può fare qualche esempio?
Secondo il nostro monitoraggio, un giorno prima della Festa del Sacrificio, due persone sono state catturate dalla polizia e torturate. Hanno riportato diverse fratture e subìto abusi e minacce verbali. Si trattava di una disputa personale, ma queste forme di abuso di potere sono diffuse. C'è chi è stato portato alla stazione di polizia per essere torturato e sparato in un piede. Chi è stato picchiato per strada con bastoni di ferro. Si tratta di atteggiamenti di stile mafioso. Un mese fa abbiamo pubblicato un rapporto sulla tortura in West Bank e Gaza. Possiamo parlare di un vero e proprio sistema in essere, più che di casi individuali. Ci sono anche casi di intimidazioni verso intellettuali che hanno criticato attraverso i media tanto l'Anp, che Hamas.

A quanto arriva in percentuale, il sostegno della popolazione di Gaza per Hamas, in questo momento?
Forse al 27%. Hamas ha perso terreno anche tra alcuni dei fedelissimi, passati a sostenere il Jihad Islami.

I salafiti sono un problema vero per Hamas?
Dopo la strage di Hamas di loro miliziani nella moschea a sud di Gaza in cui si erano asserragliati, pensando di poter dichiarare l'Emirato a Rafah, sono sotto controllo.

Come attivista per i diritti umani, che denuncia a Gaza, lei riceve minacce?
Sono di sicuro sotto controllo. Diciamo che ci tocca affrontare sfide. Sopratutto quando cerchiamo di intervenire. Per esempio nel caso di arresti politici non ci fanno incontrare le vittime.

Hamas sta cercando di imporre gradualmente l'osservanza stretta della sharia a Gaza?
Questo è uno dei loro principali obiettivi. Fa parte della loro ideologia e mentalità. Ma non dichiarandolo apertamete. La strategia è quella dei piccoli passi. Prendiamo il caso dell'mposizione dello jilbab (copriabito di colore scuro da indossare sui vestiti, ndr.) alle ragazze che frequentano le scuole superiori. A Gaza già lo indossavano in molte. Ma quelle che non se lo mettevano hanno criticato fortemente questa imposizione. Tra l'altro attuata non direttamente, ma lavorando sui direttori delle scuole o gli insegnanti, come se fosse un'iniziativa loro per mostare di essere bravi musulmani. Alla fine le famiglie fanno mettere lo jilbab alle figlie per non avere problemi. Hamas ha anche tentato di imporre alle avvocate di indossare lo jilbab in tribunale.

Questo clima favorisce impunità per i crimini verso le donne, compresi i delitti d'onore?
Diciamo che i casi di abuso verso le donne aumentano in un tipo di società chiusa e sotto pressione continua come quella di Gaza. Detto questo, i crimini contro le donne esistono, anche nella West Bank, se non sono anche più diffusi. Nel 2010 abbiamo documentato omici d'onore di almeno nove donne tra West Bank e Gaza, ma esiste come minino un altro cinquanta per cento di casi che non vengono alla luce. Comunque le donne che a Gaza non si conformano allo stile di Hamas, subiscono. Prendiamo il caso di Asma Al-Ghul, di Al Ayyam, giornale che Hamas ha bandito a Gaz. Ha ricevuto minacce di morte. Uno dei motivi è l'aver citato nel suo blog un caricaturista del Profeta Maometto, ma anche l'essere stata trovata dagli uomini di Hamas in spiaggia in compagnia di ragazzi. In generale possiamo dire che sono sempre meno i luoghi pubblici in cui le donne di Gaza sentono di poter andare senza avere problemi. Esiste una cultura di paura. Che incide sulla cultura. Dalle donne possiamo passare ad altro. I rapper che c'erano a Gaza non esistono più.

La Freedom Flottilla e personaggi come George Galloway, aiutano più la popolazione di Gaza o Hamas, anche involontariamente?
C'è una politicizzazione del sostegno umanitario da parte di Hamas. Non posso dire che gli aiuti non raggiungano la gente, ma che il governo distribuisce secondo una propria ratio. Può accadere di vedere veicoli arrivati con le carovane in uso nei ministeri.

Liberazione 28/11/2010, pag 6

Nessun commento: