giovedì 9 dicembre 2010

Uno spettro si aggira per l'Europa: lo spettro della miseria

Nicola Melloni
Dunque anche Obama si allinea all'ortodossia dei mercati. Dopo esser stato eletto con il compito di cambiare il modello americano, quello iper-liberista che aveva portato alla collasso del sistema finanziario, e dopo essersi scontrato con mille resistenze, incapace di vincerle ed infine sconfitto alle elezioni di mid-term, il presidente americano sembra aver perso ogni velleità di cambiamento del sistema. Le riforme sanitarie e finanziarie sono stati aggiustamenti di facciata, importanti nel breve periodo ma senza nessuna ambizione di cambiamento sistemico. Ed ora, di fronte al deficit del governo federale - generato, occorre ribadirlo per l'ennesima volta, dal comportamento sconsiderato delle banche - Obama decide di congelare gli stipendi pubblici. Insomma, se l'America aveva rappresentato una speranza di cambiamento, in contrasto con un'Europa cieca di fronte ai drammi della crisi, ora anche gli USA capitolano: devono essere i lavoratori a pagare le spese lasciate dai capitalisti.
Certo l'America, almeno per il momento, non ha intrapreso la strada sconsiderata del Regno Unito, della Grecia, dell'Irlanda. Non si parla ancora di tagli alla spesa pubblica, non si tratta di indurre politiche deflattive per ridurre il debito. Non si aggrava, forse, la posizione dell'economia americana, ma si dimostra di non aver capito assolutamente nulla delle ragioni della crisi. Il che semplicemente vuol dire che non solo non si cambia un modello fallito e perdente ma si stanno ponendo le basi per un nuovo ciclo speculativo e per una prossima crisi. La crisi del 2007 è stata la crisi del debito, ma non di quello pubblico. USA e Gran Bretagna, le vere protagoniste della crisi, erano economie con una devastante polarizzazione del reddito che costringeva i propri cittadini ad indebitarsi per mantenere un livello di vita decente.
In quest'ottica il sistema bancario è diventato centrale, in quanto creava ricchezza fittizia da usare come credito facile per sopperire alle sperequazioni nella distribuzione della ricchezza.
Dunque, l'idea originale di Obama ed il suo manifesto elettorale basato sulla riforma sanitaria era quella giusta. Un nuovo "new deal" in cui le risorse dell'economia venissero spostate dai più ricchi ai più poveri, in tal maniera bloccando la voragine del debito privato. Non è successo, anzi, gli stipendi dei lavoratori pubblici ora vengono congelati mentre i tagli fiscali a favore del grande capitale inaugurati da Bush non sono stati eliminati.
Sia in America che in Europa si sono salvate le banche perchè il loro collasso avrebbe provocato una recessione senza precedenti. Si è in buona sostanza trasformato il debito privato delle banche in debito pubblico, dopo che per anni ci si era detto che il debito pubblico era il male assoluto e non c'erano risorse per le pensioni, i salari, la scuola, la ricerca, la sanità. I soldi per le banche si sono trovati, il debito è cresciuto e tutti i debiti vanno pagati. Bisogna però capire chi li paga, e al momento, invece di farli pagare a chi li ha contratti,si mette il fardello su tutti meno che sulle spalle dei debitori stessi. Si vuole riavviare il circolo vizioso che ha portato alla crisi, privatizzare il debito pubblico attraverso tagli indiscriminati che ridurrano le condizioni materiali di lavoratori, studenti, pensionati e che li porterebbe alla miseria o costringerebbe nuovamente ad indebitarsi. Lapalissiana nella sua stupidità è la riforma universitaria inglese, che triplica le rette degli studenti, offrendo in cambio la possibilità di rivolgersi alle banche per predere a prestito i fondi necessari. Questa sembra la ricetta che si sta adottando in tutta Europa. Ridurre il deficit strangolando l'economia reale.
E' lo stesso sistema finanziario che è stato salvato con i nostri soldi a richiedere i tagli. Paese dopo paese, la speculazione internazionale sta mietendo le sue vittime, dopo la Grecia è toccato all'Irlanda e il rischio è che presto tocchi a Portogallo e Spagna che infatti si stanno già muovendo in anticipo, tagliando tutto il possibile. Ma in questa maniera non si risolve la crisi, la si aggrava. Si crea un avvitamento economico che induce la recessione a causa delle politiche governative e che risolverà solo parzialmente il problema dei conti pubblici. La recessione e la stagnazione diminuiscono le entrate fiscali e quindi gli stati europei si troveranno con ancora meno risorse per fronteggiare il buco di bilancio. Ed i cittadini europei si sveglieranno più poveri, solo una parte di essi però. I ricchi non pagano tasse più alte, non hanno gli stipendi congelati, non vedono il loro potere di acquisto ridotto dall'aumento dell'IVA (cosa che tutti i paesi sotto attacco stanno facendo!). La sperequazione del reddito che ha portato alla crisi finanziaria di tre anni fa non solo non viene ridotta, ma viene aumentata, viene esportata al di fuori delle economie anglosassoni ed aggredisce in maniera violenta l'Europa continentale. Un nuovo spettro si aggira per l'Europa: lo spettro della miseria.

Liberazione 02/12/2010, pag 1 e 4

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