sabato 2 ottobre 2010

Ancora Blackwater

01/10/2010

Fughe di notizie dal Dipartimento di Stato Usa confermerebbero la firma di un nuovo contratto miliardario tra il governo e i contractor privati di sicurezza. Nonostante le promesse di Hillary Clinton i mercenari tornano in Iraq.

Il Dipartimento di Stato (Ds) statunitense starebbe rinnovando un contratto di assunzione del valore di miliardi di dollari per le società di sicurezza private ingaggiate per vegliare sugli ambasciatori e i consoli di Washington nelle zone di guerra. La notizia, trapelata da fonti del Ds che hanno chiesto di rimanere anonime perché ancora l'accordo non è stato firmato, potrebbe segnare, in negativo, l'operato politico del governo. Tanto il presidente Barack Obama quanto il suo Segretario di Stato, ed ex candidata presidente, Hillary Clinton, solo due anni fa, in campagna elettorale, avevano infatti promesso ai cittadini di mettere al bando le "imprese mercenarie private".

Fuga di notizie. Invece oggi, proprio dall'ufficio federale guidato dalla Clinton, arrivano indiscrezioni circa il rinnovo di un contratto multimiliardario. Sono ancora ignote le cifre e le clausole dell'accordo che comunque dovrebbe superare quello da 2.2 miliardi di dollari che nel 2005 legò il governo alle ditte Blackwater, DynCorp e Triple Canopy. Il presunto aumento di prezzo è legato al ritiro delle truppe statunitensi dall'Iraq e alla necessità che le sedi diplomatiche Usa a Baghdad e dintorni, non rimangano sguarnite di una copertura armata. Un'eventualità già prevista lo scorso 21 giugno da Charlene Lamb, assistente della Clinton per la Direzione Programmi Internazionali del Servizio di Sicurezza Diplomatico. In una lettera alla Commissione per i contratti di guerra Lamb scriveva: "Attualmente il Dipartimento di Stato utilizza i servizi di circa 2.700 persone del PSC (Private Security Contractor ndr) in Iraq [...] Mentre guardiamo al futuro, il Ds prevede che avremo bisogno di 6.000/7.000 unità per soddisfare le esigenze di sicurezza nei consolati e nelle nuove filiali d'ambasciata a Baghdad". Un aumento di personale che, se l'accordo andrà in porto, potrebbe valere molto più dei vecchi 2.2 miliardi di dollari.

Morti civili. L'istanza del Ds sembra non tenere conto degli ultimi rapporti stilati dal Ministero del Lavoro che rivelano che tra l'Iraq e l'Afghanistan sono morti più mercenari che soldati in forza all'esercito statunitense. I contractor delle agenzie private, alle dipendenze di Washington, caduti fra il gennaio e il giugno di quest'anno sono stati 250, contro i 235 uomini in divisa morti nello stesso periodo. I dati, pubblicati dal quotidiano on-line premio Pulitzer Pro-Publica, rivelano anche che, dal 2001, il numero delle vittime militari (5.531) nelle guerre combattute dagli Stati Uniti è superiore rispetto a quello dei mercenari (2.008). Tuttavia l'elemento rilevante che emerge da queste cifre è circa il 25 percento dei decessi totali in Iraq e Afghanistan è rappresentato dai morti "senza divisa". Loro è anche un altro triste primato: quello dei ferimenti. Sempre dall'inizio delle ostilità in Afghanistan il numero dei feriti totali nelle due guerre sarebbe di 44mila per i civili armati contro i 40 mila dei soldati alle dipendenze del Pentagono.

Affare Blackwater. Ma c'è un altro dato, se possibile ancora più allarmante, che salta fuori dalla fuga di notizie. Ovvero la presunta partecipazione di Xe Service alla gara d'appalto per entrare, o meglio rimanere, nei libri paga di Washington. Xe Service è il nome che la Blackwater, società di sicurezza privata, si diede all'indomani del 16 settembre 2007. In quella data alcuni "gorilla" alle dipendenze dell'azienda, uccisero indiscriminatamente 17 civili nella piazza Nisour di Baghdad. Lo scandalo che colpì i vertici di Blackwater fu così esteso che il governo iracheno ritirò la certificazione di lavoro alla compagnia paramilitare. Oggi, dopo il cambio di nome, che politicamente dovrebbe garantirgli la ripulitura dell'immagine, Blackwater correrà nuovamente per ottenere una fetta di quella torta miliardaria garantita dal Dipartimento di Stato guidato dalla stessa persona che solo due anni fa aveva categoricamente escluso ogni possibile collaborazione fra gli Stati Uniti e la ditta privata. A confermare, quanto meno la possibilità per Xe Service di "candidarsi" a braccio armato degli Usa nell'Iraq del post-ritiro ci sarebbero alcune dichiarazioni rilasciate da un'altra "gola profonda" del Ds e riportate dal Washington Independent lo scorso 28 aprile: "Qualsiasi azienda - ha detto il funzionario - compresa la Xe Service e le sue controllate, [possono] presentare una proposta in risposta a un processo di acquisizione stabilito sulla base della piena e aperta concorrenza".

Il bando di partecipazione alla gara scade domani. Dopo questa data si saprà di più di quella che ha tutta l'aria di essere un'altra promessa mancata dell'establishment statunitense.

Antonio Marafioti

http://it.peacereporter.net/articolo/24440/Ancora+Blackwater

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