Torna la calma a Quito. I ministri Unasur in Ecuador portano la loro solidarietà
L'esercito contro la polizia. Si è concluso così il tentativo di golpe che ha tenuto con il fiato sospeso l'AmericaLatina e il mondo per qualche ora, con il presidente Correa chiuso in ospedale, Quito nel caos e la polizia che bloccava le sedi istituzionali. I soldati, da subito fedeli alla democrazia, hanno ristabilito una relativa calma nella capitale ecuadoregna e fermato la protesta di una frazione ribelle della polizia contro i tagli agli stipendi. Il presidente Rafael Correa è stato liberato dall'assedio con un blitz all'interno dell'ospedale che ha causato due morti e 37 feriti.
Il presidente ha accusato i poliziotti ribelli di aver progettato di ucciderlo. Correa era stato ricoverato dopo essere stato ferito durante una manifestazione ma si era poi trovato nella condizione di ostaggio per circa dodici ore. Il capo della polizia ecuadoregna si è dimesso. La situazione sta tornando normale e il palazzo Carondelet, sede del governo, è presidiato da un massiccio schieramento di militari.
Nell'ospedale, che porta i segni delle devastazioni create dal conflitto a fuoco, è ancora vivo l'odore dei lacrimogeni. Le vittime dello scontro a fuoco sono due poliziotti.
Appena liberato, Correa ha annunciato un repulisti del corpo della Policia Nacional, e ha assicurato che non perdonerà nè dimenticherà quanto accaduto. Il procuratore generale Washington Pesantez ha aperto una inchiesta ipotizzando una «cospirazione ordita dall'esterno degli ambienti istituzionali». «Non è stata una protesta per la riduzioni dei benefici salariali, ma un chiaro esempio di cospirazione», ha detto Correa in un cominicato stampa diffuso dopo la liberazione in cui ha accusato il leader dell'opposizione, Lucio Gutierrez. Erano «legati» a lui e ben conosciuti, ha spiegato il presidente, gli uomini che hanno fatto irruzione nei locali del canale pubblico Ecuador Tv»con l'obiettivo di interrompere le trasmissioni.
Da parte sua Gutierrez ha respinto le accuse e ha addossato al rivale la responsabilità della crisi. Un parlamentare, Andino Fausto Lupera ha denunciato di essere stato aggredito da persone a volto coperto. Una delle due vittime è Froilan Jimenez, membro del Gruppo speciale della polizia. Il cancelliere Ricardo Patino è stato aggredito e colpito alla testa da alcuni poliziotti all'esterno dell'ospedale. Il capo del gruppo dell'esercito che ha operato il blitz in cui è stato salvato Correa, Luis Castro, ha detto che i suoi uomini, dopo aver prelevato il presidente, sono diventati bersaglio di cecchini. Secondo l'agenzia di stato «Andes» il veicolo in cui è stato trasportato via Correa è stato raggiunto da quattro colpi di fucile, tra cui uno nel parabrezza del lato in cui sedeva Correa.
Il Paese è ancora in stato di allarme, ma le notizie buone sono diverse. Nemmeno una democrazia fragile come quella ecuadoregna precipita nel caos se un gruppo di golpisti approfitta della crisi per forzare la mano. Nella notte del golpe fallito, poi, si è tenuta a Buenos Aires una riunione d'urgenza della Unione delle nazioni sudamericane a cui hanno partecipato diversi presidenti, non solo di sinistra. L'idea, per tutti, era che dalla strada della democrazia non si torna indietro.
r.e.
Liberazione 02/10/2010, pag 7
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