mercoledì 13 ottobre 2010

Cina-Ue, tensione sullo yuan. Salta l'incontro con la stampa

Secondo vertice bilaterale. Wen irritato dalle dichiarazioni dei vertici europei

E' finita con la cancellazione della conferenza stampa. Ufficialmente per motivi tecnici, probabilmente per il disagio (o la rabbia) della delegazione cinese guidata dal premier Wen che per due giorni ha sentito ripetere da tutti la richiesta a rivalutare lo yuan.
La Cina è un attore planetario e dalla crisi finanziaria del 2008 ha smesso di far finta di non esserlo. Da due anni tiene incontri bilaterali con gli Stati Uniti e, con ieri, siamo al secondo incontro con l'Unione europa. A fare il tour delle capitali ed incontrarsi con il vertice Ue a Bruxelles è la faccia buona di Pechino, il sorridente premier Wen Jiabao. Al centro dei colloqui la crisi globale, con Washington, Pechino e Bruxelles che devono necessariamente essere gli attori principali dell'architettura finanziaria globale.
La Cina, forte della sua crescita a due cifre e dei suoi forzieri strapieni, ha rassicurato il vecchio continente ed Atene: non venderà bond europei perché ha «sostiene l'idea di un euro stabile» e presto comprerà buoni del Tesoro greci, come ha detto Wen.
Il fatto che Pechino prometta di evitare attacchi alla moneta europea è allo stesso tempo una notizia buone e cattiva. Buona perché la moneta unica è davvero sotto stress per la mancanza di prospettive dell'Unione europea, che da un paio d'anni sembra navigare a vista. Un segnale negativo da parte cinese potrebbe dare un colpo finale all'architettura monetaria europea, che non è certo il massimo, ma garantisce stabilità ed interdipendenza. La notizia è anche cattiva perché segnala la dipendenza: badate, che potremmo sempre cominciare a vendere.
Il tema centrale dei colloqui di questi giorni è proprio quello del valore delle monete. Ieri gli europei si sono uniti al coro statunnitense sulla necessità che Pechino rivaluti lo yuan. Il presidente della Bce, Jean Claude Trichet ha di nuovo sostenuto che il cambio della moneta cinese è inferiore alle aspettative europee. «Abbiamo notato - dice Trichet - che l'evoluzione in termini di tassi di cambio delo yuan non è esattamente quello che ci aspettavamo» ha detto il numero uno della Bce ricordando a Pechino gli impegni presi. «La flessibilità dello yuan - ha aggiunto Trichet - deve riflettere di più i fondamentali dell'economia». Dello stesso parere di Trichet, il presidente dell'eurogruppo Juncker e il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn: lo yuan è deprezzato e questo rallenta la ripresa europea, hanno detto in sintesi i due rappresentanti dell'Ue. La risposta di Wen è: l'Ue dovrebbe evitare di accodarsi agli Usa in questa sua richiesta. Poi la conferenza stampa annullata.
Ieri, dopo la pubblicazione dei dati Fmi, il Segretario al Tesoro Geithner ha reiterato la sua richiesta di rivalutare lo yuan anche lui - il Congresso ha nei giorni scorsi approvato un ordine del giorno che chiede sanzioni economiche se Pechino non agirà sulla propria moneta. Sta per cominciare una guerra delle monete?
m. mazz.

Liberazione 07/10/2010, pag 4

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