mercoledì 13 ottobre 2010

Obama perde James Jones e sceglie un consigliere sgradito ai militari

Dietro le dimissioni dell'ex generale i conflitti sulla fine della guerra afghana

La guerra in Aghanistan fa vittime anche a Washington. Un altro pezzo importante dell'amministrazione Obama lascia il suo posto proprio a causa delle divergenze interne al team di politica estera del presidente. Dopo le dimissioni del capo di gabinetto Rahm Emanuel per candidarsi a sindaco di Chicago, anche il Consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, l'ex generale di marina James Jones ha deciso di lasciare l'incarico. Come per l'uscita di scena di altre figure di spicco, ad esempio il capo del consiglio economico Larry Summers, la notizia è tutt'altro che una sorpresa. Il consigliere lamentava di non essere considerato un membro della cerchia ristretta del presidente americano. Jones aveva coperto un ruolo fondamentale nella revisione della strategia di guerra in Afghanistan e Pakistan ed era spesso entrato in contrasto con la parte civile e più vicina al presidente. Nella revisione, durata mesi e costata decine di riunioni al vertice, Jones si è trovato a fare quadrato assieme a Robert Gates, il capo del Pentagono, per difendere le richieste di uomini dei generali. Il vicepresidente Biden e una parte importante degli uomini di Obama - che Jones definiva The Mafia - era invece per un aumento delle operazioni di Intelligence e della pressione contro la cupola di al Qaeda rifugiata presumibilmente in Pakistan. Alla fine l'hanno avuta vinta i generali, con il presidente che ha però imposto ai militari una data per l'inizio della fine delle operazioni di guerra.
Nei giorni scorsi lo stesso Jones era stato al centro dell'attenzione mediatica perchè citato nel libro di Bob Woodward, autore de «Le Guerre di Obama», resoconto sulle decisioni interne sulla politica nei due Paesi dove gli Usa conducono la guerra al terrorismo.
L'incarico passa adesso al vice di Jones, Tom Donilon. Il presidente Usa il mese scorso aveva già perso il consigliere economico Christina Romer, mentre a maggio inoltre si era dimesso il capo dell'intelligence nazionale Dennis Blair dopo una serie di allarmi non raccolti e mancati attentati per caso.
Donilon è un sostenitore accanito del «riequilibrio» della politica estera americana, che consiste nel liberare rapidamente le forze in Iraq e concentrarsi maggiormente su altre sfide come l'Iran e la Cina. Sulla guerra al terrorismo il nuovo Consigliere sostiene che gli Usa non possono impegnarsi in una «guerra infinita». Non a caso Donilon ha fortemente difeso la scelta di Obama di rispettare i termini del ritiro dall'Afghanistan.
La scelta di Obama indica quindi un possibile conflitto esplicito con i militari nei prossimi mesi, quando la strategia afghana verrà rivista. Lo stesso Segretario alla Difesa Gates si racconta nel libro di Woodward, è entrato molti volte in conflitto con Donilon. Il presidente, insomma, sembra intenzionato a chiudere la guerra appena possibile. La scelta di concedere più truppe è probabilmente dovuta alla volontà di mediare - caratteristica tipica del presidente - che non ai propri convincimenti.
m. mazz.

Liberazione 10/10/2010, pag 3

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