mercoledì 27 ottobre 2010

Brescia, cemento in nome del pallone

L'opera "a costo zero" per le casse comunali "gratificherà" i costruttori con volumi edilizi

Daniele Nalbone
Brescia. In quella che per l'Agenzia europea per l'ambiente è la terza città più inquinata d'Europa, per il Sole 24 Ore (dati Qualità della vita 2009) la prima in Italia per decessi causati da tumore, e la prima in Lombardia per consumo di suolo agricolo, è in progetto l'ennesima speculazione che avrà gravi ripercussioni sulla qualità della vita per la cittadinanza.
Nella zona delle cave che da anni sta minando la salubrità dei quartieri San Polo, Sanpolino, Bettole e Buffalora, in un'area una volta agricola e oggi circondata dall'autostrada A4 e dalla tangenziale sud e dove incidono le emissioni di un'acciaieria (l'Alfa Acciai), l'amministrazione comunale ha in progetto di costruire il Polo logistico Italgros e, soprattutto, la Cittadella dello sport. A giudicare dall'energia con cui la Commissione grandi impianti sportivi ha presentato, a inizio ottobre, lo studio preliminare di fattibilità, il sindaco Adriano Paroli (Pdl) ha ormai deciso: saranno i 4milioni di metri quadrati dell'area delle cave (due terzi dei quali composti da acqua), il luogo su cui far piovere il nuovo stadio del Brescia calcio, un nuovo palazzetto dello sport e una pista di atletica, per un totale di un milione di mq quadrati di cemento. Non solo. Una volta creata questa mega cittadella dello sport, nulla vieterà la costruzione di una piscina, di uno specchio d'acqua in cui fare rafting e canottaggio e la nascita di uno stadio per il baseball. E visto che tutta l'opera dovrà essere "a costo zero" per le casse comunali, in cambio dalla Loggia verranno concesse ai costruttori compensazioni urbanistiche, ossia volumi edilizi. Volumi da costruire nella medesima area della cittadella (si parla di 30mila mq) oltre a circa 5mila mq di aree destinate al commerciale. E se a queste nuove edificazioni aggiungiamo la costruzione del Polo logistico Italgros per il quale sono previsti oltre 100mila mq di capannoni industriali e uffici, più una serie di opere infrastrutturali di collegamento per un totale di oltre 200mila mq, è chiaro quali sono i progetti dell'amministrazione per l'intera area: cementificare e "valorizzare".
«Altro che Parco delle Cave e bonifica di un'area che da anni sta minando la nostra salute» denunciano i cittadini del Comitato difesa e ambiente (Codisa) e del Comitato spontaneo contro le nocività che da anni si battono contro queste mega-speculazioni. Nell'area delle cave di proprietà del gruppo Faustini, secondo il progetto di rinaturalizzazione presentato alla Regione nel settembre 2007 a corredo dell'Autorizzazione intergrata ambientale, dovrebbe sorgere, dopo un'opera di bonifica, il Parco delle Cave, «un parco» ci spiega Maurizio Frassi del Codisa «che permetterebbe una vera riqualificazione di un'area oggi degradata». Alle rivendicazioni del Codisa, si aggiungono quelle del Comitato spontaneo contro le nocività: «"riqualificare" con il cemento della cittadella dello sport, come sostiene il sindaco Paroli, è un'assurdità: anche perché la cittadella tanto sponsorizzata dall'amministrazione comunale, alla quale bisogna aggiungere i 30mila mq di abitazioni "di lusso", secondo i progetti dovrebbe essere costruita vicino a una discarica di amianto». Proprio così: la Profacta Spa, società del gruppo Faustini, vorrebbe infatti aprire in una cava a ridosso dell'ex area agricola, oggi terreno fertile per cemento sportivo e non, una discarica di amianto. Discarica il cui iter è stato, per ora, bloccato dal Tar grazie a un ricorso dei cittadini di San Polo e Sanpolino e che il 9 novembre verrà analizzato dal Consiglio di stato. In pratica, come svelano i cittadini dei due comitati, il futuro stadio di Brescia dovrebbe sorgere non solo nel bel mezzo del Parco delle Cave, ma addirittura tra progetti di discariche e rifiuti tossici. E a chi sostiene che realizzare il Parco delle Cave sarebbe troppo costoso senza quelle opere di "valorizzazione", dal Codisa spiegano che «ogni cavatore, in cambio dell'autorizzazione a scavare, ha stipulato una convezione con il Comune di Brescia e la Regione Lombardia con la quale si impegna, una volta esaurita la concessione, a ripristinare la naturalità delle aree scavate». Ma un simile quadro sarebbe troppo poco conveniente economicamente: molto meglio "ricattare" la città con un nuovo e moderno stadio e prendere i tifosi per la gola. Peccato, però, che i primi a non prestarsi a questo gioco siano proprio i tifosi, ormai "alleati" con i cittadini del Codisa e del Comitato spontaneo: «non tolleriamo» denunciano gli ultras del Brescia 1911 «che si cerchi di mascherare la costruzione del nuovo stadio come un servizio per la città quanto invece non è altro che una speculazione ai danni dei tifosi e della collettività. La Giunta Paroli fa leva sul fascino di un impianto moderno per concedere permessi, altrimenti difficilmente ottenibili, per la costruzione di nuove abitazioni private e nuovi centri commerciali».
Non solo: costruire un nuovo impianto lontano dal centro della città, in un'area poco altrimenti poco ambita dai costruttori, permetterebbe di liberare il terreno dell'attuale stadio Rigamonti, nella pregiata zona di Monpiano, «che potrebbe così essere» avvertono gli ultras «a disposizione dei costruttori per i loro progetti speculativi». Evidentemente, nonostante provvedimenti restrittivi come la tessera del tifoso introdotta dal ministro Maroni per allontanare la gente dagli stadi e riempire i salotti televisivi, nonostante si parli di nuovi stadi confortevoli ed "europei" solo per interessi speculativi, per qualcuno il calcio «è ancora passione, non business e speculazione». E quel qualcuno sono proprio gli ultras.

Liberazione 23/10/2010, pag 6

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All'orizzonte un'operazione speculativa in grande stile
Cittadella dello sport,
quel progetto non s'ha da fare

Fiorenzo Bertocchi*
L'amministrazione Pdl-Lega che guida il Comune di Brescia ha un'ossessione: eguagliare il "prestigio" raggiunto dai precedenti governanti che con una serie di grandi opere (inceneritore, metropolitana, fiera) hanno segnato il territorio in maniera irreversibile. Unico obiettivo raggiunto: un indubbio ritorno d'immagine che gli permette di vantare pubblicamente una "capacità del fare" sconosciuta ai loro rivali.
A questa sindrome da nanismo amministrativo vanno aggiunte una spiccata propensione alla speculazione affaristica e la necessità di cambiare gli equilibri dei poteri forti presenti in città depotenziando la vecchia struttura vicina al centrosinistra e legata al clero locale e favorendo l'espansione sul territorio dei padroni rampanti legati alla Lega e alla Compagnia delle Opere.
In questo quadro si inserisce il progetto della Cittadella dello sport fortemente voluto dall'amministrazione Paroli che, approfittando dell'innegabile inadeguatezza dell'attuale stadio cittadino, ha ben pensato di costruirne uno tutto nuovo in una zona destinata a parco dal precedente piano regolatore. E già che si stava pensando in grande, oltre allo stadio si sono aggiunti un palazzetto, una pista di atletica, una piscina, alcuni campi da tennis e per compensare i "disagi" dei proprietari delle aree, viene loro concessa la possibilità di costruire una serie di villette e appartamenti fino ad una potenzialità di trecento strutture abitabili.
Non male per una città che vanta 5mila appartamenti vuoti e con il problema di una serie crescente di sfratti in atto al quale le istituzioni locali non sembrano intenzionate a dare risposta.
Vista da quest'angolazione, l'operazione appare chiaramente per quella che è: una mera speculazione da evitare a tutti i costi per un'infinità di motivazioni di carattere politico, sociale, ambientale e culturale.
L'opera è inutile perché un nuovo stadio non serve alla città: con minor spesa è possibile ammodernare l'esistente rendendolo accogliente, fruibile non solo per il calcio e vissuto dalla cittadinanza che deve essere coinvolta in tutte le fasi di programmazione del territorio e deve poter partecipare alle decisioni.
Non possono essere i privati che a seconda dei loro interessi impongono la trasformazione e la destinazione delle aree. E' inutile perché il palazzetto dello sport sarebbe un doppione di una struttura già esistente a Montichiari, da due anni desolatamente vuota e destinata ad essere sottoutilizzata ancora per parecchi anni.
E' inutile perché le altre strutture sono pensate solo per dare risposte a chi pratica sport agonistico e non sono finalizzate a creare una reale cultura dello sport a misura d'uomo.
E' dannoso perché collocato in una zona della città fortemente aggredita dal punto di vista ambientale da cave, discariche e attività industriali nocive che negli anni hanno portato il quartiere di S.Polo ai vertici delle classifiche per patologie territoriali.
Il parco delle cave è la giusta compensazione per gli abitanti di quel quartiere e di tutta la città che per anni hanno subito le angherie di chi si è arricchito sulla pelle dei cittadini.
Un atto di civiltà che potrebbe anche aprire la strada a nuovi orizzonti d'uscita dalla crisi riproponendo argomenti quali il rapporto con l'ambiente, il ripensamento dell'attività produttiva, la riappropriazione dei tempi di vita.
Un lavoro lungo e duro che però dobbiamo fare.
Segretario PRC di Brescia

Liberazione 23/10/2010, pag 6

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