mercoledì 20 ottobre 2010

Spiritualità e fantasmi per la Palma d'oro thai

"Lo zio Boonmee che si ricorda delle vite precedenti" nei cinema da venerdì

Davide Turrini
Farà parte della nostra ingenuità sinistrorsa, un po' datata e marmorea, ma vincere la Palma d'oro al festival di Cannes è il più importante riconoscimento cinematografico, per un film e il suo regista, a livello mondiale. Ed il quarantenne thailandese Apichatpong Weerasethakul ne è stato il meritato beneficiario dell'edizione 2010. Fatto dalla rilevanza internazionale che però in Italia conta poco. Così Lo zio Boonmee che si ricorda delle vite precedenti, distribuito dalla Bim di De Paolis, da venerdì prossimo in sala, diventa una specie di visione clandestina, nascosta, carbonara. I media non se ne occupano, gli addetti ai lavori spesso tergiversano. Mistero della fede, anzi dello spirito. Perché l'ostracismo di cui è vittima Lo zio Boonmee... è probabilmente legato alla componente spirituale della tradizione animista thai che innerva il film: fantasmi, apparizioni, reincarnazione umana ed animale. Noi europei, dice la vulgata della blasonata informazione, ci annoieremmo a vederlo, quindi meglio tacere. Male. Anzi, malissimo. Perché Lo zio Boonmee... potrebbe affascinare parecchi spettatori, stanchi di prevedibili schemi narrativi e di una ripetitiva estetica televisiva europeizzante. «Anche in questa sala ci sono degli spiriti», affermò candidamente il regista durante la conferenza stampa di Cannes. Perché non concedergli il beneficio del dubbio? Problemi di apostasia? «Credo nella trasmigrazione dell'anima tra esseri umani, piante, animali e spiriti», afferma Apichatpong, «la storia del film racconta il rapporto uomo-animale, cancellando la linea di demarcazione che li separa».
Protagonista della pellicola è, appunto lo zio Boonmee, malato di insufficienza renale cronica, che decide di trascorrere i suoi ultimi giorni in campagna, circondato dai suoi cari. All'improvviso il fantasma della moglie defunta torna da lui per assisterlo e il figlio scomparso ricompare in forma non-umana. Assieme alla famiglia, Boonmee inizia un viaggio attraverso la giungla, riflettendo sulle ragioni della sua malattia fino a raggiungere una misteriosa caverna, luogo di nascita della sua prima moglie. «Guardando il film possiamo dire che le vite precedenti di Boonmee erano quella di un bisonte o di una principessa, ma dal mio punto di vista poteva essere una qualsiasi creatura vivente che appare nel film: un insetto, un'ape, il soldato, il pesce gatto . Poteva perfino essere lo spettro della scimmia e il fantasma della moglie. Così il film rafforza uno speciale collegamento tra il cinema e la reincarnazione. Il cinema è il mezzo attraverso il quale l'uomo crea universi alternativi, altre vite». Zio Boonmee… è da un lato un omaggio alle visioni d'infanzia di cinema thai («i mostri erano sempre avvolti nella semioscurità, per nascondere i costumi rimediati e i loro occhi erano luci rosse, perché il pubblico potesse vederli meglio»); dall'altro un'esplorazione meditativa di un determinato territorio geografico, quello del nord-est del paese, dove il regista è cresciuto («un luogo dove la gente è molto povera e vive principalmente di agricoltura ed è soprattutto influenzata dalle confinanti culture di Laos e Cambogia, fatte di credenze animiste e di racconti di fantasmi»).
Proprio per questo la palma d'oro di Cannes 2010 parla molto dell'evoluzione culturale e politica di un territorio turbolento come l'attuale Thailandia: «Sono sempre più interessato ai processi di disgregazione ed estinzione delle culture e delle specie. In questi ultimi anni, in Thailandia, il nazionalismo alimentato dai colpi di stato militari ha portato a un clima acceso di scontro ideologico. Oggi c'è un'agenzia di Stato che opera come polizia morale per bandire attività inappropriate e distruggerne i contenuti. Impossibile non collegare la storia di Boonmee e della sua credenza a tutto questo. Questo personaggio è l'emblema di qualcosa che sta per scomparire, che viene eroso dal tempo, come i cinema, i teatri, i vecchi stili di recitazione che non trovano più posto nella contemporaneità».
Difficile è comunque riuscire a capire con precisione cosa è successo durante le sommosse della scorsa primavera a Bangkok, tra camicie rosse che inneggiavano ad un ex premier tycoon, molto votato dagli strati più poveri della popolazione, e le camicie gialle del re a riportare militarmente l'ordine: «E' avvenuta una guerra di classe, perché nel mio paese ci sono troppe differenze tra ricchi e poveri. E questo eccesso di violenza è comunque un processo che ci porterà a ripensare il nostro posto nella società, la nostra morale, la nostra coscienza».

Liberazione 13/10/2010, pag 9

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Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti

Un viaggio tra gli stadi finali della vita di un uomo e le sue possibili incarnazioni passate
Consigliato: Nì*media giudizi di pubblico, critica e dizionari.
Un film di Apichatpong Weerasethakul. Con Thanapat Saisaymar, Jenjira Pongpas, Sakda Kaewbuadee, Natthakarn Aphaiwonk, Geerasak Kulhong. Titolo originale Loong Boonmee Raleuk Chaat. Commedia, durata 90 min. - Spagna, Tailandia, Germania, Gran Bretagna, Francia 2010. Data uscita al cinema: 15/10/2010.

Zio Boonme, arrivato allo stadio terminale di una malattia ai reni, decide di andare a trascorrere i suoi ultimi giorni nella casa in campagna. Con lui alcuni membri della famiglia. All'improvviso però arrivano la moglie morta, sotto forma di fantasma, e il figlio creduto perduto, ormai diventato un uomo scimmia. Sperando di entrare in contatto con le sue vite passate, Boonme si reca in una grotta nella quale compie un viaggio all'interno di sé stesso e in cui finalmente muore.

http://www.mymovies.it/filmografia/?r=17926

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