mercoledì 20 ottobre 2010

Cina, una lettera scomoda per la libertà d'espressione

Ventitre nomi noti del Partito comunista invocano il rispetto della costituzione

Sono passati solo pochi giorni dall'assegnazione del Nobel per la pace al dissindente Liu Xiaobo e dalla Cina, tra le tante note polemiche, è salita ieri una voce fuori dal coro. Anzi, ventitre voci: quasi un controcanto.
Il paese ha bisogno di più libertà, sta scritto in una lettera indirizzata al congresso nazionale del popolo e firmata da ventitre autorevoli membri del Partito comunista. Secondo quest'ultimi - tra cui l'ex segretario personale di Mao Zedong e l'ex direttore del Quotidiano del popolo, l'organo ufficiale del potere - la libertà d'espressione garantita in teoria dalla costituzione cinese non è rispettata nella pratica. Internet deve essere uno spazio di confronto aperto e ci vuole più rispetto per i giornalisti e il loro lavoro.
Gli autori, secondo cui l'attuale sistema di censura è uno scandalo imbarazzante, hanno messo in evidenza otto questioni: dallo smantellamento di un sistema in cui i media sono tutti legati alle autorità, al diritto dei cittadini a essere informati sui crimini e gli errori commessi dal partito, fino alla richiesta della libera distribuzione della stampa prodotta sul suolo di Hong Kong e Macao. I promotori dell'iniziativa chiedono inoltre espressamente alle autorità di lanciare un progetto pilota per sostenere la nascita e la crescita di media di cui siano proprietari i cittadini stessi, una sorta di stampa cooperativa.
La lettera - censurata su diversi siti in cui era stata pubblicata - è stata resa nota a pochi giorni dall'inizio di un importante meeting del partito comunista che probabilmente individuerà i futuri leader e traccerà le linee guida per l'azione politica dei prossimi anni.
(m.al.)

Liberazione 14/10/2010, pag 7

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