Ventitre nomi noti del Partito comunista invocano il rispetto della costituzione
Sono passati solo pochi giorni dall'assegnazione del Nobel per la pace al dissindente Liu Xiaobo e dalla Cina, tra le tante note polemiche, è salita ieri una voce fuori dal coro. Anzi, ventitre voci: quasi un controcanto.
Il paese ha bisogno di più libertà, sta scritto in una lettera indirizzata al congresso nazionale del popolo e firmata da ventitre autorevoli membri del Partito comunista. Secondo quest'ultimi - tra cui l'ex segretario personale di Mao Zedong e l'ex direttore del Quotidiano del popolo, l'organo ufficiale del potere - la libertà d'espressione garantita in teoria dalla costituzione cinese non è rispettata nella pratica. Internet deve essere uno spazio di confronto aperto e ci vuole più rispetto per i giornalisti e il loro lavoro.
Gli autori, secondo cui l'attuale sistema di censura è uno scandalo imbarazzante, hanno messo in evidenza otto questioni: dallo smantellamento di un sistema in cui i media sono tutti legati alle autorità, al diritto dei cittadini a essere informati sui crimini e gli errori commessi dal partito, fino alla richiesta della libera distribuzione della stampa prodotta sul suolo di Hong Kong e Macao. I promotori dell'iniziativa chiedono inoltre espressamente alle autorità di lanciare un progetto pilota per sostenere la nascita e la crescita di media di cui siano proprietari i cittadini stessi, una sorta di stampa cooperativa.
La lettera - censurata su diversi siti in cui era stata pubblicata - è stata resa nota a pochi giorni dall'inizio di un importante meeting del partito comunista che probabilmente individuerà i futuri leader e traccerà le linee guida per l'azione politica dei prossimi anni.
(m.al.)
Liberazione 14/10/2010, pag 7
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