mercoledì 27 ottobre 2010

Generazione P, l'informazione embedded è servita

Solitamente, in questa pagina, ospitiamo interviste o pareri "illustri" a sostegno del nostro quotidiano. Stavolta no. Per una volta, lasciamo spazio a un blitz. Un blitz mediatico e generazionale. In fondo, la campagna per Liberazione significa tante cose: non solo la necessità di continuare a sottoscrivere abbonamenti per far sì che questa voce libera dell'informazione italiana continui, ogni giorno, a essere presente in edicola e a far parlare di sé nelle rassegne stampa. Significa anche, soprattutto, agire per difendere un'informazione libera, plurale e vera. Ed è per questo che stavolta abbiamo deciso di confrontarci direttamente con la Generazione P.
L'idea iniziale era quella di intervistare i precari che compongono la Generazione P, ma "purtroppo" ci siamo immediatamente resi conto che la Generazione P non può essere ridotta a una voce, a un "intervistato". Al tempo stesso ci siamo accorti che, inconsapevolmente, già moltissime volte eravamo andati a trovare la Generazione P; che abbiamo seguito molte loro assemblee; che abbiamo camminato fianco a fianco in diverse occasioni, in molti cortei, in alcuni blitz. Raccontando le azioni dei senza casa, dei precari, dei giovani, degli studenti fuorisede abbiamo parlato molte volte della Generazione P. E li abbiamo anche intervistati "collettivamente". Solo che non sempre ce ne siamo resi conto.
E' così che un giorno di ottobre, mentre si avvicinava il grande corteo della Fiom, è stata la stessa Generazione P a sbattere in faccia a tutti noi, cioè a tutti i media, la sua esistenza. Lo ha fatto, per la prima volta, senza scendere in piazza attivamente. Ci è riuscita con un "blitz mediatico" che, per qualche ora, ha messo i bastoni tra le ruote di quella "macchina da guerra" messa in campo per la criminalizzazione di un movimento definito «terrorista», di un "terrorismo" fatto, udite udite, di uova e vernice. Era il 13 ottobre e ne abbiamo parlato su queste colonne: «Uova e vernice contro la Cisl, ma è una bufala».
E' accaduto che i ragazzi di Generazione P con un semplice scherzo hanno mostrato mille verità. È bastato spedire sul web un finto comunicato stampa che rivendicava un altrettanto finto attacco alla sede Cisl del quartiere Casilino, mandare in giro due fotografie artefatte, una con un muro sporco di vernice rossa, l'altra con una parete sulla quale si lanciavano "Polpette al potere", ed il gioco era fatto. Agenzie di stampa e quotidiani si sono affrettati a rilanciare la non-notizia, mentre immediate sono state le solite reazioni scandalizzate di politici e sindacalisti, tanto del centrodestra quanto del centrosinistra, contro un gesto «violento e antidemocratico» (Vannino Chiti, Pd). IGli animi "liberi" e "democratici" si sono placati solo quando è giunto il comunicato che svelava il bluff: tutto falso; nessun attacco a nessuna sede Cisl. «Nemmeno sappiamo se esiste una sede Cisl al Casilino».
Insomma, con una mail e due foto ritoccate la Generazione P è riuscita a smascherare «un sistema mediatico e un dibattito politico talmente ridicolo e lontano dalla realtà da poter essere egemonizzato per una mattina da una notizia palesemente falsa». Il blitz mediatico, però, un fondo di verità lo aveva: a firma delle finte azioni "terroriste" di uova e vernice, c'era la scritta "La Generazione P cerca casa". Perché questa Generazione di Precari una casa la cerca veramente. Peccato però che alla denuncia di una tale drammaticità che coinvolge precari, disoccupati e studenti in tutta Italia, nessuno voglia dare risposte. Molto meglio, per politici e giornalisti, denunciare che qualcuno ha imbrattato un muro.
Così, due giorni dopo lo scherzo, il 15 ottobre, la Generazione P ha occupato uno stabile abbandonato da anni nel cuore della città di Roma, in via Filippo Scolari, nel quartiere Pigneto. Stavolta per davvero. Nessun quotidiano, però, ha sentito il bisogno di raccontare la vicenda: «Avrebbero dovuto spiegare troppe cose - è il laconico commento dei "terroristi mediatici" - Per loro, molto meglio continuare ad aspettare che altre uova e altra vernice imbrattino altre mura».
Quel blitz mediatico e questa occupazione, inconsapevolmente, la Generazione P l'ha fatta anche per Liberazione. E ora che questa occupazione è sotto sgombero, Liberazione non può che mostrarsi solidale e vicina a questi "terroristi" e invitare a prendere parte all'assemblea pubblica di domani in via Scolari per evitare lo sgombero del "laboratorio precario". Perché, ogni giorno che passa, la Generazione P sta diventando sempre di più una vera e propria classe sociale, oscurata dai media e in perenne lotta per uscire dall'anonimato. Una lotta fatta con la testa, con furbizia, con uova e vernice "mediatiche". Così mostrando qual è la vera faccia dell'informazione mainstream.
D.N.

Liberazione 21/10/2010, pag 12

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