mercoledì 27 ottobre 2010

Battaglia dei ponti, Wikileaks sbugiarda anche gli italiani

Nel 2004 i lagunari non furono attaccati. Smentito il suicidio del militare Marracino: colpito da fuoco amico

Daniele Zaccaria
Nella notte tra il 5 e il 6 agosto del 2004 a Nassiriya non ci fu nessuna aggressione alle truppe italiane, non ci fu nessun furgone privo d'insegne con uomini armati a bordo e non ci fu nessun check point ignorato dall'improvvido autista del veicolo.
Contro i soldati dell'operazione "Antica Babilonia" non venne infatti sparato alcun colpo d'arma da fuoco e il furgone crivellato di colpi di cui parlavano le versioni ufficiali era in realtà un'ambulanza che, oltre al personale sanitario, stava trasportando in ospedale quattro civili iracheni: una donna incinta, la madre, la sorella e il marito.
E' quanto emerge dai 400mila file riservati del Pentagono pubblicati dal sito investigativo Wikileaks. Nel mare magno di informazioni confidenziali occhieggia anche un rapporto classificato (numero d'ordine 20048632538RPV) in cui viene raccontato nel dettaglio l'antefatto della cosiddetta "battaglia dei ponti", l'episodio più conytroverso dell'occupazione italiana in Iraq, che vide impegnati il corpo dei lagunari e le milizie sciite fedeli all'imam radicale Moqtada al Sadr. Ecco invece la versione ufficiale, quella data in pasto ai media dalo nostro Stato maggiore: «Alle ore 03.25 un automezzo che transitava sul ponte orientale di Nassiriya non si è fermato al check-point italiano e veniva conseguentemente ingaggiato con armi leggere. Quindi si è prodotta una grande esplosione, seguita da una seconda da cui si è valutato che il veicolo avesse dell'esplosivo». Un racconto verosimile, peccato che fosse soltanto opera della fantasia dei nostri ufficiali.
Oltretutto Kadem Khazal Sabah, l'autista dell'ambulanza, uscì miracolosamente indenne dall'aggressione e riuscì a raccontare tutta la vicenda a un giornalista americano, Micah Garen, il quale filmò con il telefono cellulare la carcassa dell'ambulanza devastata dalle armi leggere italiane: «Avevamo rallentato e accostato al posto di blocco dei militari, ma loro hanno iniziato a spararci», spiega Sabah. La storiella del furgone sospetto che viaggiava ad alta velocità che non si fermò all'alt dei parà è il frutto di una manipolazione che avviene spesso nei teatri dei guerra: citare un fatto realmente accaduto modificando il contesto; effettivamente il 5 agosto del 2004 un veicolo attraversò uno dei ponti sull'Eufrate ignorando il check-point italiano e scatenando una furibonda sparatoria che poi diede luogo alla battaglia di Nassiriya con decine di morti e feriti tra i miliziani sciiti. Ma la sparatoria avvenne alle 4.25 del mattino, cioè esattamente un ora dopo il passaggio dell'ambulanza.
Tra i file messi in rete da Wikileaks e pubblicati dal Guardian e dal New York Times viene a galla un'altra amara verità che riguarda la morte del paracadutista della Folgore Salvatore Marracino. Il sergente perse la vita durante un'esercitazione il 15 marzo 2005, ma stando alle ricostruzioni militari si trattò di un suicidio: «Un colpo d'arma da fuoco partì dal suo fucile che si era inceppato», venne scritto all'epoca dei fatti. Non era vero: Marracino fu raggiunto da un proiettile sparato dai suoi stessi compagni, ossia fu vittima di quello che in gergo militare viene chiamato "fuoco amico". Dopo l'incidente Marracino sarebbe stato portato prima in un ospedale militare a Camp Mittica e poi trasferito in nosocomio di Kuwait City, ma le sue condizioni erano disperate non ci fu nulla da fare.
Le nuove rivelazioni dal sito diretto da Julien Assange mettono in grande imbarazzo il nostro comando militare (e quello statunitense), poiché emerge con chiarezza il tentativo di insabbiare la verità su quella drammatica giornata di guerra e di servire all'opinione pubblica la solita versione edulcorata dei fatti. Non è la prima volta e non sarà neanche l'ultima.

Liberazione 26/10/2010, pag 1 e 5

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Imbarazzato no comment sulle notizie svelate

«Nulla di trascendentale» dice il ministro La Russa

«Non emerge niente di trascendentale». Questa è stata la risposta del ministro della difesa, Ignazio La Russa, alle domande dei cronisti sulle informazioni pubblicate dal sito Wikileaks. Non una parola sull'ambulanza colpita dai militari italiani nell'agosto del 2004 a Nassiriya e sulla morte del parà Marracino, ucciso da una ferita alla testa il 15 marzo del 2005. Secondo le informazioni fornite da Wikileaks dall'ambulanza nessuno sparò ai soldati italiani (come invece sostiene la versione ufficiale che parla di reazione a un attacco) e il parà non si uccise da solo per un fatale errore (come sostengono i risultati di un'inchiesta della procura militare) ma venne «colpito accidentalmente durante una esercitazione». «Mentre il sergente stava cercando di sbloccare l'arma che si era inceppata, partì accidentalmente un colpo» ha ribadito ieri il procuratore militare di Roma, De Paolis. Il sergente Marracino faceva parte di un reparto d'elite e aveva una esperienza tale da far ritener improbabile che, per tentare di risolvere l'inceppamento, abbia rivolto l'arma contro il proprio volto. Inoltre la canna dell'arma in questione è lunga un metro: ci vogliono braccia davvero lunghe per spararsi impugnandola a rovescio. Dall'esame necroscopico risulta un foro d'ingresso sulla fronte, non sotto lo zigomo come era stato detto inizialmente dalle fonti ufficiali.

Liberazione 26/10/2010, pag 5

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