Fabio Amato
La vittoria elettorale del Psuv, il partito socialista unito del Venezuela, è una vittoria netta, larga, in termini di seggi conquistati. Oltre il 60% della prossima assemblea nazionale, il parlamento venezuelano, garantirà la continuità della rivoluzione bolivariana. Ad essere candidato o in discussione questa volta non vi era Chavez in persona. Nel senso che non era lui il candidato, ma a concorrere per l'assemblea vi era il suo partito, quello nato durante il processo rivoluzionario. Vale la pena ribadirlo, di fronte ai tanti, troppi e a volte vergognosi attacchi che si ripetono dalle colonne di tanti media occidentali, che cercano di accreditare una fantomatica affermazione dell'opposizione: 98 seggi per il Psuv e la sua alleanza rivoluzionaria, di cui faceva parte anche il Partito comunista venezuelano, mentre 64 sono i seggi conquistati dall'opposizione, il Mud, e due da Patria para todos, un partito uscito dall'alleanza chavista. Non sono i due terzi, ma è una maggioranza assoluta solida e che si afferma in 18 dei 24 stati che compongono la repubblica venezuelana. Certo i voti assoluti e le percentuali ci dicono di una opposizione che si è rafforzata, ma che rimane divisa, oltre che incapace di esprimere altro oltre il rancore e le offese. Quella chavista è una rivoluzione democratica, che ha messo in discussione l'oligarchia del paese, i suoi assurdi privilegi, la sua volgare prepotenza e meschina brama di ricchezza, sottratta per decadi alla maggioranza del popolo e in parte restituita grazie all'opera di nazionalizzazione e di programmi sociali messi in atto nel decennio chavista.
Un processo che ha sicuramente molti e tanti limiti, ma che ha fra i suoi meriti quello di aver allargato la partecipazione democratica, includendo milioni di eslcusi da sempre. Basti pensare che l'affluenza alle urne è stata la più alta nella storia delle elezioni parlamentari venezuelane. I tanti che si affannano a scrivere male ad ogni costo di Chavez non vogliono vedere la portata storica del cambiamento in atto. Secondo le Nazioni Unite, il Venezuela è il paese che più al mondo ha ridotto le disuguaglianze sociali nell'ultimo decennio. Tutti coloro che nelle celebrazioni ufficiali si stracciano le vesti per i mancati obiettivi del millennio, si dimenticano poi di citare i casi in cui si è fatto concretamente qualcosa per ridurre povertà e disuguaglianze, praticamente dimezzate in Venezuela.
Come ha scritto giustamente Fidel Castro, quello che vogliono coloro i quali attraverso ricostruzioni fantasiose attaccano Chavez, non è affatto la democrazia. A costoro, come dimostra in modo lampante il caso dell'Honduras, importa solo una cosa. Vogliono rimettere al più presto e a tutti i costi le mani sul petrolio venezuelano. Come hanno fatto sul quello irakeno, come sperano per quello iraniano.
Per questo siamo felici di questa vittoria, che è l'ennesima sconfitta per i reazionari, i neoliberisti e l'imperialismo che li sostiene. Perché così la rivoluzione andrà avanti e si rafforza un paese che è stato traino della primavera latinoamericana.
In molti si affannano a trovare aggettivi per definire Chavez, o improbabili e infelici paragoni con gli squallidi di casa nostra. Noi ne suggeriamo uno. Magari non sarà di moda, o qualche benpensante dei salotti buoni storcerà la bocca. Ma Chavez, per noi, è un rivoluzionario.
Liberazione 29/09/2010, pag 1 e 8
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