mercoledì 20 ottobre 2010

Riforma delle pensioni In Francia non si fermano blocchi e cortei

Daniele Zaccaria
Autostrade bloccate con le "operazioni lumaca", migliaia di distributori di benzina a secco, picchetti davanti alle fabbriche e ai grandi depositi di carburante, aeroporti semichiusi, traffico ferroviario a singhiozzo, mobilitazioni di lavoratori e studenti nelle grandi città, e anche una sgradevole coda di scontri tra polizia e casseurs nelle roventi periferie parigine. Più che un braccio di ferro sembra un vero e proprio scontro all'ultimo sangue quello che da settimane vede coinvolti il governo francese e le organizzazioni sindacali. Il nodo della discordia è sempre lo stesso: la riforma della previdenza e, in particolare, il famigerato aumento dell'età pensionabile che dovrebbe passare da 60 a 62 anni entro il 2018. Età minima legale, poiché, se la riforma passerà (domani è previsto il voto del Parlamento, ma probabilmente slitterà), per ottenere una retribuzione del 100% sulla propria pensione, di fatto bisognerà lavorare fino a 65-67 anni, prospettiva osteggiata dalla (quasi) totalità del mondo del lavoro transalpino. Il presidente Sarkozy, che su questa battaglia si gioca gran parte del suo precario futuro politico. L'inquilino dell'Eliseo ritiene la draconiana riforma il solo sistema per ridurre l'immenso deficit della previdenza francese che si aggira intorno ai 32 miliardi di euro. Ed è deciso ad andare fino in fondo, sfidando le piazze, gli scioperi e, in generale, il diffuso malcontento sociale nei confronti dell'esecutivo neo-gollista. Il problema è che le contestazioni non danno affatto l'impressione di affievolirsi; al contrario l'adesione alle proteste si estende a settori finora rimasti estranei, in primis i determinatissimi studenti liceali e universitari che ieri sono stati ricevuti nella sede della Cgt (il più grande sindacato francese) dove è stata raggiunta una «convergenza d'interessi» come ha detto il segretario Bernard Thibault. Quel che preoccupa maggiormente il governo è il blocco dei rifornimenti di carburante messo in atto dai sindacati degli autotrasportatori e dai lavoratori delle raffinerie. Ieri la gran parte dei benzinai è infatti rimasta chiusa per mancanza di "fuel" e la situazione non sembra destinata a sbloccarsi in tempi brevi. Le riserve di carburante stanno finendo del tutto e, se non si troverà un accordo, la prossima settimana non circolerà una goccia di benzina in tutto il Paese. Per questo il consiglio dei ministri ha istituito una "cellula di crisi" presieduta dal ministro dell'Interno Brice Hortefeux. Scene del genere non si vedevano dal lontano 1995, quando milioni di lavoratori bloccarono i trasporti per oltre un mese, costringendo l'allora premier Alain Juppé a ritirare il suo ambizioso (e feroce) piano di riforma della sécurité sociale. Una marcia indietro che segnò di fatto la fine della carriera di Juppé . La prossima vittima sarà il presidente Sarkozy e il suo sodale il primo ministro Fillon? E' ancora presto per dirlo. Intanto oggi è prevista nuova giornata di sciopero generale e di mobilitazione in tutta la Francia con decine di cortei che attraverseranno principali città.

Liberazione 19/10/2010, pag 3

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