mercoledì 27 ottobre 2010

La storia dell'emergenza scritta dai cittadini in lotta per la salute

Daniele Nalbone
Le ragioni di un disastro. La ricostruzione storica dell'emergenza rifiuti in Campania si trova in documento di due anni fa che i comitati lessero al convegno internazionale Rifiuti Zero di Napoli. «Da allora ben poco è cambiato, se non in peggio».
Le chiavi di lettura mediatiche fondate sull'inefficienza amministrativa, sul clientelismo, sul localismo, «sono parziali e nascondono le vere cause, che sono politico-economiche e travalicano l'ambito regionale delineando un "sistema"». Il commissariamento della gestione dei rifiuti in Campania risale, infatti, a oltre quindici anni fa. Era l'11 febbraio ‘94 quando l'allora governo guidato da Carlo Azeglio Ciampi dichiarò lo stato di emergenza. Uno stato che si è protratto fino al 31 dicembre 2009 quando, per "miracolo" del duo Berlusconi-Bertolaso, l'emergenza è terminata "per decreto". Il tutto grazie alla costruzione dell'inceneritore di Acerra marca Impregilo. Ed è sufficiente proprio ripercorrere, nella storia del disastro, i passi che hanno accompagnato la creazione del "miracolo Acerra" per comprendere come «le maggiori responsabilità dell'emergenza rifiuti in Campania», denunciano i comitati, «risiedono proprio nella politica del Commissariamento: nato come struttura temporanea per interventi straordinari, il Commissario è divenuto il braccio esecutivo di una serie di interessi particolari, un organismo con proprie regole, propri interessi e propri obiettivi».
Il primo piano rifiuti campano risale al marzo del 1995 quando la giunta Regionale guidata da Giovanni Grasso (Dc) approva un piano di smaltimento, redatto dall'Enea, che prevede 24 inceneritori e 61 discariche. La discussione di questo provvedimento, però, viene stoppata dallo scioglimento del consiglio regionale e la nuova giunta, guidata da Antonio Rastrelli (ex An, oggi La Destra) ne blocca i lavori per conflitti interni alla maggioranza stessa. Il Governo Dini, il 18 marzo ‘96, procede così a nominare Rastrelli stesso commissario delegato per l'emergenza rifiuti. Svincolato dall'approvazione del Consiglio, Rastrelli presenta un nuovo piano che prevede 2 inceneritori e 7 impianti per la produzione di CDR. È qui che nasce il business dell'incenerimento.
La Giunta Rastrelli intende procedere all'affidamento del servizio con trattativa privata. Per evitare una simile eventualità, l'allora ministro degli Interni con delega per il coordinamento della Protezione civile, Giorgio Napolitano, stabilisce le coordinate del nuovo sistema di smaltimenti dei rifiuti (ordinanza 2774 del 31 marzo 1998): raccolta differenziata con obiettivo del 20% entro il '98 e del 35% entro il 2000 e attivazione di una procedura di gara con regole comunitarie per assegnare il servizio. L'ordinanza punta a stabilire un equilibrio tra combustione e riciclo, imponendo un limite del 50% per i rifiuti destinati agli inceneritori. Il presidente-commissario Rastrelli, però, riesce a rendere innocue queste prescrizioni non tenendo conto, nel bando di gara predisposto due mesi dopo l'ordinanza, dei rifiuti derivanti dalla raccolta differenziata e puntando tutto unicamente sull'incenerimento. Non solo. Grazie a Rastrelli, le imprese partecipanti alla gara devono impegnarsi a reperire in proprio il sito per realizzare gli inceneritori. Risultato: questa prescrizione, unita alla ordinanza 2774 che permette di derogare alla Valutazione di impatto ambientale, consentirà all'impresa vincitrice di scegliere un'area assolutamente incongrua per un inceneritore. Stiamo parlando proprio dell'inquinato sito di Acerra. Il "sito dei miracoli". È in questo momento che scendono in campo le banche: dall'Abi arriva sulla scrivania del commissario Rastrelli una lettera per sollecitare modifiche al bando del project financing. L'Abi chiede non solo una penale che obblighi i comuni a conferire presso gli impianti di Cdr tutti i rifiuti prodotti, scoraggiando così la raccolta differenziata, ma addirittura di consentire all'impresa vincitrice di bruciare il Cdr entro dieci anni e non man mano che questo viene prodotto, sgravando così l'impresa dallo smaltimento immediato e consentendone l'accumulazione per bruciarlo nei propri impianti una volta terminati, potendo così usufruire dei contributi Cip6. Nel dicembre del 1998 a vincere l'appalto è la Fisia-Impregilo con un ribasso «ottenuto riducendo all'inverosimile», ricordano i comitati, «il dimensionamento delle discariche dove smaltire gli scarti della lavorazione». Obiettivo: «produrre compost contenente scorie e scarti con il risultato che il materiale riciclabile richiederà invece nuove discariche». Non contenta, la Fisia-Impregilo dichiara che la propria offerta al ribasso è subordinata all'accettazione delle modifiche proposte dall'Abi.
Più le giunte regionali e i commissari si susseguono, più ogni atto favorisce il "business discarica-incenerimento": tra il '99 e il 2000 le discariche approntate dai vari Commissari giungono a saturazione e la crisi del ciclo dei rifiuti è ormai irreversibile. Grazie alle varie "deroghe", con la produzione di combustibile da rifiuto privo dei requisiti di legge, gli scarti da mandare a discarica sono aumentati del 350%, passando da 3,75mln a 12,7mln di tonnellate. Un esempio palese del "sistema pro-incenerimento" è quanto avviene tra il 2000 e il 2001: la Giunta Bassolino approva i progetti degli impianti di Cdr. I contratti firmati con le società preposte allo smaltimento dei rifiuti fanno saltare le clausole sull'immediata combustione del Cdr prodotto e sull'erogazione del contributo Cip 6. «Le discariche si riempiono nell'attesa della costruzione degli inceneritori» denunciano i comitati «e la Fisia-Impregilo, con queste modifiche, potrà contare, a inceneritore costruito a suon di manganellate e attivato miracolosamente, su guadagni aumentati di quasi 700 milioni di euro».
L'emergenza campana sta nel piano di settore incentrato sull'incenerimento e che trova attuazione con procedure irregolari per favorire una grande azienda nazionale: l'Impregilo. Ma per tutti i colpevoli dell'emergenza sono loro, i comitati e i cittadini. "Nimby" e "camorristi".

Liberazione 21/10/2010, pag 2

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