mercoledì 2 marzo 2011

"Affittopoli" romana, pagano inquilini e lavoratori

Enasarco vende i suoi 17mila alloggi, nascono comitati di protesta. Custodi e pulitori: «La Cgil non ci difende»

Roberto Farneti
Dopo Milano, lo scandalo di "affittopoli" sbarca anche a Roma e mette nei guai nomi eccellenti. Come quello del viceministro leghista Roberto Castelli, costretto a rinunciare ad un elegante appartamento di 97 metri quadri nei pressi di Villa Doria Pamphili, dove pagava appena 600 euro di affitto mensile. O come l'ex funzionario del Sismi, Pio Pompa e l'ex-patron del Perugia Calcio, Luciano Gaucci. Entrambi potevano contare su 165 mq nel quartiere Ardeatino della Capitale, dietro il pagamento di un canone mensile di 698 euro.
Se la malagestione del patrimonio pubblico rappresenta il danno, la beffa è che il prezzo dello scandalo - riesploso oggi ma già emerso nel 2008 - non sarà pagato dagli illustri beneficiari di canoni a prezzi stracciati, bensì dagli altri inquilini, quelli veramente bisognosi. La decisione della Fondazione Enasarco di dismettere i suoi circa 17mila alloggi rischia infatti di gettare per strada tantissime famiglie. Ciò perché gli affittuari di questi appartamenti sono, in larghissima misura, lavoratori dipendenti e pensionati, spesso monoreddito, con una età media oltre i 60 anni e che, perciò, difficilmente avranno le possibilità economiche per comprarsi casa. Soprattutto se le condizioni rimarranno quelle fissate nell'accordo sottoscritto dai sindacati di Cgil Cisl e Uil ma criticato dall'Unione Inquilini e dal sindacato Asia Usb.
A questo dramma si aggiungono le pesanti ombre che gravano sul futuro occupazionale dei quattrocento lavoratori e lavoratrici impiegati nella custodia e pulizia degli stabili: per costoro si profila un passaggio in blocco alle dipendenze di una società esterna, che a sua volta verrebbe imposta agli inquilini al momento della stipula. Una soluzione che non tranquillizza affatto custodi e pulitori, i quali invece chiedono di essere ricollocati all'interno della Fondazione.
«Le nostre buste paga, dalle quali ogni mese ci vengono trattenute le quote sindacali, sono la prova che siamo dipendenti Enasarco a tutti gli effetti», si legge in una lettera aperta firmata da Stefania Ruggeri e indirizzata alla segretaria generale della Cgil Susanna Camusso. «Esternalizzazione vuol dire da sempre licenziamento, non prendiamoci in giro», scrive ancora la lavoratrice, che accusa i rappresentanti sindacali seduti al tavolo con Enasarco di non avere tutelato lavoratori e inquilini e, per questo, di essere stati "premiati" con «posti di rilievo e promozioni all'interno della Fondazione». Affermazioni gravi, tutte da dimostrare, che però fanno comprendere quale sia lo stato d'animo di padri e madri di famiglia, che, dopo tanti anni, rischiano di perdere in un sol colpo il lavoro e la casa in cui vivono.
Gli inquilini però non si rassegnano. Comitati spontanei sono sorti con l'obiettivo di riaprire il negoziato. I punti più contestati del "Progetto Mercurio" sono: il prezzo di vendita di partenza, considerato troppo alto; gli sconti applicati (insufficienti e aleatori) e i limiti posti per l'accesso al mutuo agevolato quarantennale, per cui larga parte delle famiglie dovrà pagare rate più alte. Per chi non potrà o non vorrà comprare (i cosiddetti "redditi medio bassi") è previsto un rinnovo di durata 5+3 ad un canone comunque maggiorato. Nessun obbligo di rinnovo invece per i nuclei familiari di due componenti con un reddito lordo annuo superiore a 33mila euro, che quindi potrebbero subire una procedura di sfratto.


Liberazione 25/02/2011, pag 7

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