mercoledì 2 marzo 2011

La verità sulla nuova base Usa Dal Molin

Irene Rui*
Il movimento vicentino, il "No Dal Molin", non è mai stato zitto, ciò che è apparso sui cablogrammi di Wikileaks, non è una novità. Da anni affermiamo ciò che l'altro giorno grazie Wikileaks, è apparso scritto nero su bianco: a Vicenza nasce la più grande base americana d'Europa, strategicamente importante per le guerre in Africa e Medioriente e prende il nome di Africon. Africon non potrebbe avere giurisdizione in Italia, poiché non solo la Costituzione lo vieta, ma anche i trattati europei non prevedono questo ruolo da parte degli americani.
«Gli Stati Uniti hanno fatto buon viso a cattivo gioco - si legge nei cablogrammi - per incassare senza troppe resistenze, il sì del governo italiano sul Dal Molin». Nei cables Wikileaks, sotto "La base di Vicenza" si legge che nei rapporti dei diplomatici americani, l'Italia è «una piattaforma strategica unica per le truppe Usa, permettendoci di raggiungere facilmente le aree del Medioriente, dell'Europa Orientale e dell'Africa. E a causa di questa posizione, l'Italia è la sede del più completo arsenale militare - dalla 173° brigata aerotrasportata ai Global Hawks (aerei di ricognizione strategica a lungo raggio da spionaggio, senza pilota), di cui noi disponiamo al di fuori del territorio degli Stati Uniti». Cosa ancor più importante, l'Italia ha dimostrato la volontà e anche l'entusiasmo, di affiancare gli Stati Uniti, nell'affrontare molte delle più importanti questioni della nostra epoca. Con la creazione di Africom, l'Italia è diventata un partner ancor più significativo per il progetto energetico. I diplomatici Usa, si dicono molto soddisfatti per la riuscita dell'operazione e per il contributo di Paolo Costa, commissario straordinario del governo italiano. Le proteste dei pacifisti e dei vicentini, del movimento No Dal Molin - sono considerate - solo un ricordo, anche grazie alle rassicurazioni di La Russa: «Abbiamo fiducia nel Consiglio di Stato - dice il ministro ai suoi referenti dell'ambasciata Usa - ma se vinceranno i ricorsi presentati contro l'ampliamento delle basi, vi garantiamo comunque una soluzione».
Il Consiglio di Stato nel 2008 produce pareri favorevoli all'ampliamento della Base di Vicenza.
«Resta il problema dell'extraterritorialità, gli statunitensi esigono che quello all'interno del muro di cinta sia considerato suolo americano, con leggi americane e militari americani a farle rispettare. Gli italiani replicano che l'extraterritorialità vale solo per le basi costruite nell'immediato dopoguerra e ora la Costituzione lo vieta. Come contro risposta a Letta sottosegretario governativo, gli americani rispondono che se non vogliono così, ci sono altre basi in Europa. A Vicenza fa notare, Washington, c'era il comando Setaf per l'Europa meridionale, basta estendere all'Africon la continuità giuridica della vecchia base».
Ciò che è avvenuto nel corso del 2009, dove la Ederle fa un realisting e diventa comando Africon.
L'Africon, a Dal Molin completata, potrà usufruire complessivamente due milioni e 536mila mq di basi (Ederle, Dal Molin e quelle sotterranee Pluto-Longare e Tormeno) di cui la somma tra Ederle e Dal Molin sono un milione e 226mila mq. A questi potrebbero aggiungersi gli altri 690mila mq, ancora a zona verde dell'ex aeroporto Dal Molin, che gli Usa vorrebbero, per costruirvi una pista aerea e vertiporto. Questo sarà possibile se i deputati veneti guidati dalla Da Lago, riusciranno a portare casa il progetto della sede per la Protezione Civile Veneta nell'ex aeroporto. Un escamotage, che permetterà agli americani di usufruire dell'area visto che la Protezione civile «lavorerà in sinergia con la base confinante».
L'area di cui stiamo parlando è quella che nel Pat di Vicenza dovrebbe diventare zona a parco pubblico, il futuro Parco della Pace, chiesto dai cittadini.
L'Africom secondo il cablogramma servirà a consolidare i progressi fatti dagli States nei Balcani e infine il territorio italiano sarà strategico per l'Africon: comando a Stoccarda, ma bombardieri di stanza a Vicenza, nella base Dal Molin e portaerei della VI flotta a Napoli.
L'Africon avrà il compito di occuparsi delle crisi africane e mediorientali, tant'è che da quanto sembra, la responsabile dell'Africon ha recentemente visitato tutti i Paesi dove è scoppiata la crisi politica: Magreb, Tunisia, Egito, Libia e Marocco.
La crisi nordafricana, non può essere, infatti, liquidata come una semplice insurrezione popolare contro i tiranni. Sotto tutto questo ci sono gli affari internazionali, dei potenti, ci sono gli interessi soprattutto americani per le risorse energetiche, i quali non si sentivano più garantiti dai colonnelli e presidenti, andati o rimasti al potere grazie al loro appoggio. Un copione già visto per l'Iraq.
Africon e la base di Vicenza è un punto strategico per il controllo dell'Africa, del Medioriente e dei paesi dell'Est, ma può diventare anche un punto sensibile per attacchi alle basi.
La base americana Dal Molin, 614mila mq edificati sopra la falda con 3.800 pali impiantati e conseguente disastro idrografico ha fretta di essere conclusa: il cantiere dovrebbe essere terminato per il 2012. La nuova base è edificata sopra l'oro blu (l'acqua) di cui si sa essere meta degli interessi internazionali dei prossimi anni.
La base non crea solo disastro idrogeologico, ma anche consumo del territorio con l'edificazione immobiliare (appartamenti e 360mila mq tra villaggio, college, magazzini logistici e dogana che vanno ad aggiungersi a quelli suddetti) dove la giurisdizione è americana, strade, bretelle di collegamento tra le due basi che distano a circa 4 km di distanza, di cui l'unica via di comunicazione è il centro cittadino. La presenza di Africon crea disagi sociali con aumenti degli affitti, con l'arrivo stimato di 15mila statunitensi dagli Usa e Germania; alla fine ci saranno più di 18mila americani a Vicenza su una città di 114mila abitanti.
*Prc/FdS Vicenza


Liberazione 25/02/2011, pag 10

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