mercoledì 2 marzo 2011

Olimpiadi di Roma 2020: speculazione bipartizan

Politici e imprenditori preparano colate di cemento sulla capitale
Daniele Nalbone
Bipartisan. Unità. Sono queste, in relazione alla corsa di Roma alle Olimpiadi del 2020, i termini più utilizzati duranti gli Stati generali della città per convincere della trasversalità dell'obiettivo. «Mi auguro che dalla candidatura alle Olimpiadi possa venire un messaggio di cambiamento» il concetto, ripetuto più volte in varie forme, da Gianni Letta nel suo intervento di mercoledì al palazzo dei Congressi. Un messaggio chiaro quello rivolto ai due schieramenti politici che, se a distanza si sono dati apparente battaglia, all'interno degli Stati generali hanno marciato più volte fianco a fianco. Mentre all'interno del Palazzo dei Congressi i democratici Nicola Zingaretti (presidente Provincia di Roma) e Sergio Chiamparino (sindaco di Torino) hanno confermato il loro impegno per portare a Roma le Olimpiadi del nuovo decennio che verrà e mentre il sottosegretario Gianni Letta, rivolgendosi a Veltroni, ha affermato che «quando era sindaco offrì a me che non facevo parte della sua squadra la guida alla candidatura olimpica, cosa che oggi vorrei tanto ricambiare», in una conferenza stampa il Partito Democratico, capitolino e nazionale, ha sparato a zero sugli Stati Generali di Alemanno. Ma chi pensa che sia un attacco nel merito dei temi trattati si sbaglia di grosso. «Nel Piano Strategico di Sviluppo, Alemanno ha presentato i nostri progetti» il senso della denuncia comune di vari esponenti democratici tra cui ex amministratori come Enrico Gasbarra (ex presidente Provincia) e Roberto Morassut (assessore all'Urbanistica con Veltroni). A conferma di questo, e a consacrare come gli Stati Generali siano "diretta conseguenza" del Modello Roma veltroniano, sono arrivate le parole del sindaco Alemanno che, nel suo intervento, ha spiegato come «diverse opere che abbiamo presentato provengono dalle amministrazioni precedenti». «Come dire» il commento dell'urbanista Paolo Berdini «che i meriti che oggi Alemanno si assume al cospetto degli imprenditori, sono in realtà di Veltroni.
Quel che è certo, è che le due parti continuano a lavorare solo "in aggiunta": più lavori, più cubature, più speculazioni». E così per la "rinascita" del quartiere Eur (progetto iniziato sotto Veltroni) al fianco del nuovo centro congressi marca Massimiliano Fuksas, residenze di lusso marca Renzo Piano al posto delle storiche Torri delle Finanze e nuove cubature all'interno dell'area (pubblica) dell'ex Velodromo demolito in tutta fretta nel luglio del 2008. Lì Veltroni voleva costruire la Città dell'acqua e del benessere, centro fitness con tanto di alberghi. Alemanno, invece, avrebbe voluto usare l'area come moneta di pagamento a Maurizio Flammini in cambio dell'organizzazione del Gran Premio di Formula 1. Comunque, cemento. Quindi dall'Eur fino ad Ostia, "Porta" di Roma, per ridisegnare il "waterfront" e creare così quello che è stato chiamato il "Secondo polo turistico". Anche questo progetto, «devastante come pochi» commenta l'urbanista Paolo Berdini «che porterà cemento perfino in aree demaniali o a rischio esondazione come l'idroscalo», è nato sotto Veltroni. Era il 21 luglio del 2005 quanto L'Unità titolava: "Ostia, due torri per la porta sul mare". Nel pezzo si spiega come «Veltroni ha chiesto a Fuksas di lavorare sui progetti che ridisegneranno il waterfront del Lido. La "porta" di Roma è dunque l'approdo al lungomare, il punto di arrivo della Cristoforo Colombro, dove il sindaco vuole far sorgere un complesso ricettivo». Tutto questo nella calda tre giorni dal titolo "Lido di Roma al 2015: una politica urbana per il rilancio del litorale». A benedire i progetti, nel 2005, c'era Luigi Abete, allora presidente dell'Unione Industriali, oggi al fianco di Alemanno negli Stati Generali in qualità di presidente dell'Italian Entertainment Group, holding di quello che chiamano «mercato del tempo libero». E se a Tor Vergata l'alemanniana Città dei giovani e della musica farà compagnia alla veltroniana Città dello sport di Calatrava, progettata per i Mondiali di Nuoto del 2009 e ancora un cantiere, a Fiumicino si gioca la vera partita: gli imprenditori, riuniti in Alitalia SpA e in Aeroporti di Roma, hanno fatto capire che o si costruirà Fiumicino 2, o niente Olimpiadi. Alemanno, Berlusconi, Tremonti, Matteoli hanno risposto "agli ordini": «Fiumicino 2» dice Alemanno «attiverà 4 o 5 miliardi di investimenti da ripagare con il lieve aumento delle tasse aeroportuali». «Balle» risponde Michele Meta (Pd): «L'aumento delle tariffe porterà al massimo 120milioni l'anno. Così ce ne vorranno 40 per adeguare Fiumicino». Peccato, però, che in progetto non ci sia l'adeguamento, ma la costruzione di un nuovo scalo: Fiumicino 2. Gli imprenditori che hanno "salvato" Alitalia non possono essere contraddetti da nessuno dei due schieramenti.


Liberazione 25/02/2011. pag 6

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