lunedì 14 marzo 2011

Roma corre a privatizzare Intanto chiude l'Ostello

Il Campidoglio vuole alienare il 40% delle aziende pubbliche e affidarle ai privati
Daniele Nalbone
«Kerouac avrebbe alloggiato qui». Firmato, "Generazione P". Roma. Zona Foro Italico. Circa centocinquanta persone, giovani precari, studenti, senza casa, migranti, attivisti del cartello Roma Bene Comune fanno irruzione in quello che, fino a un mese fa, era l'unico ostello della gioventù della città, oggi rientrato nelle disponibilità del Coni. Contemporaneamente, venti attivisti entrano nell'adiacente cantiere del Ponte della Musica, una delle "grandi opere" che, secondo i progetti di Alemanno, dovranno ridar lustro alla Capitale. Così, mentre da una parte di Lungotevere Cadorna viene calato dal tetto dell'ex ostello lo striscione "Svendopoli, affittopoli, parentopoli. Giù le mani dalla città", dall'altra parte della strada, all'interno del cantiere del Ponte della Musica, gli attivisti issano lo striscione "Precarietà, crisi, cemento: è ora di cambiare musica".
«Dopo anni di tira e molla, allarmi lanciati e poi rientrati, annunci di sfratto, poco più di un mese fa ha chiuso i battenti l'unico ostello della gioventù della Capitale» denunciano dal cartello Roma Bene Comune. Tra tasse di soggiorno e nessuna struttura di accoglienza low cost, oggi "un" Kerouac non può nemmeno avvicinarsi a Roma. Certo, l'Ostello del Foro Italico non era sicuramente una sistemazione confortevole per i giovani turisti, ma era comunque l'unico di Roma. «Per questo la sua chiusura - ci spiega Luca Fagiano del Coordinamento cittadino di lotta per la casa - è una sconfitta per una città che dimostra, una volta di più, di non essere una città per giovani».
Quale sarà ora il destino della struttura inserita nel complesso del Foro Italico, precisamente in via delle Olimpiadi, non è dato saperlo. Quel che è certo è come «il Coni, il mandante dello sfratto che ha causato la perdita di questi trecento posti letto destinati al turismo giovanile, è parte in causa nei progetti-vetrina verso il 2020 del sogno olimpico». A meno di venti metri di distanza ecco il Ponte della Musica, «uno dei tanti progetti faraonici di Alemanno - spiegano da Roma Bene Comune - che ci racconta una città artificiosamente attraente ma lontana dalle necessità di casa, reddito, accoglienza di coloro che Roma provano ad abitarla».
Insomma, poco più di due ore sono bastate per mostrare qual è la vera essenza della Roma degli Stati generali e delle Olimpiadi: «La chiusura dell'ostello della gioventù e la restituzione della struttura al Coni - spiega Fabio Alberti, portavoce della Federazione della Sinistra di Roma - è solo il primo regalo che le Olimpiadi dei plurindagati Pescante e Malagò fanno alla città». «Il tutto - sottolinea Yassir Goretz, responsabile Partito Sociale del Prc - mentre a Roma si susseguono gli scandali: parentopoli, svendopoli e ora affittopoli con affitti regalati ai vip, tra i quali alcuni "big" della Giunta Alemanno, a fronte di un'emergenza abitativa sempre più dilagante».
Non è un caso che proprio mentre Roma Bene Comune denunciava alla città lo spreco, «di risorse e di spazi», in nome delle Grandi opere e dei Grandi eventi, la Federazione della Sinistra, che di Roma Bene Comune fa parte, in una conferenza stampa ha presentato le proprie proposte in merito alla privatizzazione delle aziende pubbliche, ad oggi solo terreno fertile per "parentopoli". «Il Consiglio comunale di Roma - hanno spiegato i vertici della Federazione della Sinistra capitolina - sta affrontando una vicenda cruciale per l'avvenire della città, la proposta di privatizzazione delle principali aziende comunali (delibera 167), senza adeguato dibattito pubblico». Nessun Municipio è infatti coinvolto nella discussione, e, ovviamente, nessun cittadino. «Per prima cosa, quindi, chiediamo l'apertura di un dibattito tra la cittadinanza perché non si può pensare di alienare una quota consistente delle aziende pubbliche, proprietà di tutti i romani, senza che gli stessi cittadini ne siano almeno informati». E se buona parte della delibera 167 altro non è che «fumo negli occhi», la parte sostanziale del testo «consiste nella proposta di alienazione del 40% delle aziende stesse con in più l'affidamento della gestione ai privati».
E qui entra in gioco parentopoli. O meglio: «Parentopoli non c'entra nulla: con la privatizzazione saranno infatti legittimate le assunzioni senza concorso e gli appalti senza gara». Per questo la proposta della Federazione della Sinistra va nel senso esattamente contrario, quello di "Roma bene comune": «Che le aziende comunali tornino pubbliche». In particolare: che l'Ama sia deputata alla gestione integrale del ciclo dei rifiuti e non solo alla raccolta «incentivando così riduzione, riciclo, riuso e raccolta differenziata su scala metropolitana». Che l'Acea sia ripubblicizzata e, oltre a controllare pubblicamente l'acqua e a produrre energia, «sia orientata al perseguimento di una politica di riconversione e risparmio energetico della città metropolitana». E se a questo si aggiungesse la creazione di un'azienda pubblica unica regionale per il trasporto, il ridimensionamento delle dimensioni dei consigli di amministrazione, la selezione del managment sulla base di gare internazionali e l'assegnazione delle funzioni di indirizzo e controllo all'Assemblea Capitolina, ecco che «il pubblico tornerebbe a fare pubblico. E che ciò che una volta era pubblico, oggi diventerebbe comune e non privato».


Liberazione 10/03/2011, pag 7

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