lunedì 21 marzo 2011

Quando l'emergenza abitativa va a braccetto con il business

Residence, l'Unione inquilini di Roma denuncia gli sprechi del Comune

Daniele Nalbone
Quando l'emergenza abitativa si coniuga con il business. L'Unione Inquilini di Roma ha effettuato un'inchiesta sui residence per le famiglie senza casa che è destinata a far discutere. «Residence che dovrebbero essere alloggi temporanei utilizzabili in casi di sfratti o sgomberi forzosi per pubblica utilità, e invece…».
Invece a Roma esistono ben 22 residence, di cui ben otto appartengono all'Arciconfraternita che fa capo al Vaticano. «Quei contratti» spiegano dal sindacato degli inquilini «sono scaduti lo scorso 31 dicembre ma il Comune li ha prorogati fino a marzo 2011, giusto in tempo per emanare un nuovo bando». Le altre strutture, per i quali il Comune di Roma versa un lauto contributo annuale, appartengono: una alla Ten Immobiliare (società che fa capo al calciatore Francesco Totti); quattro a società riconducibili all'imprenditore Pulcini; due «attraverso intrecci di società» alla famiglia Caporlingua; una a Stefano Caporicci (proprietario della catena di elettronica Euronics); una a Fabio Marenghi Vasselli, erede del conte Vasselli. Gli altri residence, denunciano da UI, «sembra appartengano a società con sedi in Lussemburgo, Inghilterra e Isole Vergini».
Totale del costo annuale per consentire alle famiglie in emergenza abitativa di abitare in queste strutture, nella maggioranza dei casi ex uffici sorvegliati h24 o strutture fatiscenti (basta fare un giro in via di Val Cannuta o in vicolo del Casale Lumbroso per rendersene conto): 33 milioni di euro per 1400 famiglie e un totale di tremila persone. Il che significa un costo medio per famiglia di 2140 euro al mese di affitto; 842 euro al mese a persona.
Mediamente, infatti, gli "appartamenti" per i quali il Comune di Roma paga un affitto da casa di lusso in pieno centro sono spazi di 25/30 metri quadri. Spesso senza pareti e con solo pannelli di cartongesso a dividere gli ambienti. Sono tutte strutture poste ai margini del tessuto cittadino, poco collegate al centro di Roma, con portineria che chiede i documenti a ogni ospite.
Il record di spesa per le casse pubbliche è per il residence di Pietralata: 33 famiglie ospitate al costo di 1,65 milioni di euro, circa 4200 euro al mese ad appartamento. Al primo posto per il costo dei servizi di portineria, pulizia, manutenzione, etc., c'è il residence di via Tineo, zona Tor Tre Teste. Per alloggiare circa quattrocento persone qui la spesa è di 3,6 milioni di euro l'anno, di cui ben 1,2 milioni di euro per i servizi. «Anche un bambino» denunciano dall'UI «capirebbe che a questi costi, anche utilizzando la metà dei 2140 euro al mese, si potrebbero trovare alloggi veri, vivibili e che non infangano la dignità delle persone». A tal proposito, dalla Federazione della Sinistra si chiedono, tramite il portavoce Fabio Alberti, «se la Corte dei Conti non ha nulla da dire su questo spreco di denaro pubblico» e chiedono «che i contratti stipulati con i "pescecani" dell'emergenza vengano rescissi immediatamente, ponendo fine a questa enorme speculazione».
Per dimostrare l'entità di questo business, l'Unione Inquilini ha paragonato le cifre spese dal Comune per questi residence con le offerte di alcuni enti privatizzati scoprendo «che questi ultimi, da mesi, offrono alloggi ma non riescono a locarli a causa di richieste esose ma comunque molto al di sotto del costo dei mini-appartamenti dei residence». Alcuni esempi: a via di Porta Fabbrica, a pochi passi da San Pietro, la Cassa di Previdenza e assistenza Forense affitta un appartamento all'interno 2 a "soli" 1500 euro al mese; l'Inpgi in via Giulio Galli (zona Giustiniana) chiede 850 euro; Enpaf, in via Courmayer 74, offre tre appartamenti considerati di pregio e di ampia metratura a 1400 euro al mese. E così via.
Con un elenco di 21 appartamenti in locazione, l'Unione Inquilini ha segnalato una serie di immobili liberi di enti «che pur locando a canoni di libero mercato, chiedono meno soldi di quanti ne spende il Comune per i residence». Per questo la richiesta del sindacato è che si apra «immediatamente» un tavolo presso la Prefettura, con Comune, Enti e casse professionali, sindacati degli inquilini «per verificare la possibilità di una vera fuoriuscita dai residence offrendo, con l'utilizzo dell'invenduto, a ogni famiglia in attesa di una casa popolare una sistemazione dignitosa».


Liberazione 19/03/2011, pag 5

Nessun commento: