martedì 29 marzo 2011

«La Nato è divisa sulla guerra Per questo non avrà il comando»

Fabio Mini generale, ex capo di stato maggiore Nato per l'Europa del sud,
oggi anche autore, saggista e fondatore dell'associazione Peace generation

Matteo Alviti
Sono passati ormai quattro giorni dai primi raid aerei francesi, e le operazioni militari contro le forze libiche sembrano lontane dalla meta. Quale che sia. L'obiettivo di questa "coalizione di volenterosi", così dice la risoluzione 1973 dell'Onu, è impedire violenze contro la popolazione inerme. Ma quali sono i limiti dell'operazione? Ne abbiamo parlato con un militare esperto, da qualche tempo "non operativo". Nella sua lunga carriera il generale Fabio Mini è stato ai quattro angoli del pianeta, ha comandato la KFOR della Nato in Kosovo, è stato capo di stato maggiore Nato per l'Europa del sud. Da qualche tempo scrive libri e saggi, ed è fondatore dell'associazione Peace generation.

Generale Mini, come si è arrivati dall'imposizione di una no-fly zone ai bombardamenti su Tripoli? Gli alleati si sono spinti oltre il mandato, come ha detto il segretario della Lega araba Moussa?
Non mi pare. L'imposizione di una no-fly zone comporta l'eliminazione delle minacce per gli aerei che devono far rispettare l'area di non sorvolo. Per cui, siccome nessuno ha mai accettato una no-fly zone - eccetto Saddam Hussein - quello che sta accadendo non è niente di più di ciò che si doveva fare, anzi. Oggi si vede un certo tentennamento che in altre occasioni non c'è stato. Chi dice il contrario o ha letto male la risoluzione o, come al solito, fa il levantino. Tutti sapevano benissimo quel che sarebbe successo. Le parole di Moussa dal punto di vista tecnico sono una stupidaggine.

Cosa si deve fare, tecnicamente, per bloccare i cieli libici?
Eliminare tutte le basi aeree e i radar. Anche quelli spenti. Cioè bisogna fare di tutto per farli accendere: bisogna volarci sopra più bassi, non da 11mila metri di altezza. Prendersi qualche rischio. Oggi tutti gli interventi sono stati fatti "a distanza": o con i missili cruise o con bombardamenti da alta quota. A eccezione degli interventi sulle colonne corazzate di Gheddafi, ma anche questo era previsto. Nella risoluzione si parlava di proteggere le popolazioni civili, non solo di no-fly zone. Tutti gli interventi fin qui operati rientrano pienamente nel mandato Onu. L'unica limitazione riguarda l'occupazione militare del suolo libico. Ma nel caso in cui Gheddafi dovesse continuare a attaccare, di sicuro il Consiglio di sicurezza si riunirà di nuovo per autorizzare anche l'intervento di terra. Spero di no, ma la mia esperienza mi dice che non c'è mai stata una no-fly zone che non sia stata seguita da un intervento di terra.

Il comando militare è su una nave statunitense di stanza a Gaeta, la Mount Whitney. Chi ha veramente il controllo delle operazioni, gli Usa o la Nato?
A Napoli ci sono anche i comandi statunitensi, non solo quelli Nato. La marina statunitense ha una sua base a Capo di Chino che controlla tutta la quinta flotta, impegnata su due fronti: proteggere gli interessi nazionali o agire per conto dell'Alleanza atlantica. A seconda del tipo di intervento indossa un cappello diverso. Oggi sono gli Stati Uniti a comandare.

Fino a che gli Usa non hanno preso in mano il coordinamento degli attacchi però c'è stata una certa confusione: Francia e Gran Bretagna si sono mossi individualmente. E' normale?
Non è normale. La confusione deriva dalla risoluzione dell'Onu, che invita tutti i paesi membri ad assicurare con la forza la no-fly zone. Non c'è stata la designazione di qualcuno - un organismo regionale come la Nato, o una nazione - che dovesse prendere la leadership della coalizione. Sarebbe stato auspicabile che prima della risoluzione una serie di paesi si fosse messa d'accordo. Ma non è successo. Probabilmente perché c'erano molti dubbi sul fatto che la risoluzione potesse passare. In passato è accaduto che gli Usa abbiano iniziato da soli. Ma non era ancora successo che non si sapesse, come in questo caso, chi debba prendere il comando della coalizione. Gli italiani vogliono metterla sotto la Nato, ma è un'opzione più complicata che non farla fare a nazioni singole.

Perché?
Nella Nato le decisioni si devono prendere all'unanimità, non c'è astensione - e questa è una debolezza endemica della Nato ridisegnata dal Nuovo concetto strategico dell'anno scorso. La Turchia non vuole l'intervento, e la Germania, che si è già astenuta all'Onu, direbbe di no. Insistere con la Nato è fumo negli occhi per evitare di assumersi delle responsabilità. L'ombrello della Nato, stavolta, sarebbe politico. Se l'Italia vuole stare con francesi e inglesi deve assumersi le proprie responsabilità. Se c'è qualcosa di scordinato è la politica, non il livello militare.

Poi c'è la questione delle basi.
E qui si potrebbe scrivere un'enciclopedia... Paesi terzi possono usare le nostre basi solo per missioni Nato. Quindi per tutte le missioni che non sono sotto l'ombrello Nato, le nazioni interessate dovrebbero chiedere bilateralmente il permesso all'Italia per avere l'uso delle basi. E in questo caso non ci sarebbero automatismi, ma sarebbe necessaria una decisione politica, un'approvazione da parte del governo o del parlamento.

Di quale arsenale dispone Gheddafi?
Materiale bellico molto datato. Hanno missili contraerei che potrebbero dare fastidio sotto i 5mila metri. Ma è tutta roba, quella sì, veramente scordinata. Anche perché i centri di controllo libici sono stati distrutti. Ora bisognerà eliminare fino al 90% di tutte le minacce aeree e contraeree. Per il resto, le forze armate libiche sono poca cosa: stiamo parlando di una decina di migliaia di persone armate. Non costituiscono, in sé, una vera minaccia.

Nemmeno per l'Italia?
Men che meno per l'Italia. Né in Gran Bretagna, né in Francia c'è l'allarmismo che c'è da noi, esagerato e strumentale per le beghe interne.

Cosa stanno facendo i piloti degli otto aerei italiani?
Un'operazione importantissima: svelare i radar. Si fanno puntare dai radar facendo da obiettivi ed eventualmente distruggono i radar pericolosi che hanno scoperto.

Una nostra specialità, se non sbaglio.
Più che una specialità è una necessità: non disponendo di mezzi sofisticati dobbiamo fare tutto con gli aeroplani. Altrimenti non ci sarebbe bisogno di andare a fare gli obiettivi umani, quello che è capitato a Bellini e Cocciolone nella prima guerra del Golfo.


Liberazione 22/03/2011, pag 4

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