martedì 29 marzo 2011

America Latina, la diplomazia della pace

José Luiz Del Roio
Quando ero molto giovane, in Brasile, lessi un libro che mi impressionò per il suo titolo: La Bulgaria esiste? Era il reportage di uno scrittore che aveva viaggiato da quelle parti e aveva scelto un titolo provocatorio: credo dipendesse dal fatto che il 99 per cento dei brasiliani mai aveva sentito parlare di quel Paese.
Mi sono ricordato di questo episodio leggendo i giornali italiani sulla crisi libica, dove ho trovato pochi accenni alla posizione di alcuni paesi latinoamericani, come se quel pezzo di mondo non esistesse.
Credo sia utile ricordare in modo sia pure sommario alcuni passi e alcune posizioni dei paesi progressisti latinoamericani. All'inizio del mese di marzo, il presidente del Venezuela Hugo Chavez aveva proposto la formazione di una delegazione internazionale ampia per tentare una mediazione fra le forze antagoniste all'interno della Libia. Poco dopo riceveva l'appoggio dell'Alba, organismo composto, oltre che dal Venezuela, da Bolivia, Equador, Cuba, Nicaragua, Antigua e Barbuda, Dominica, San Vicente e Granadina. Proposta sensata, forse l'unica possibile. Le cancellerie degli Stati Uniti d'America e dell'Europa occidentale accolsero la proposta con disprezzo.
Il Brasile, in quanto presente nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu, tentò una manovra più ampia e portò la discussione all'interno del Bric (Brasile, Russia, India, Cina) e promosse contatti con la Lega Araba e l'Organizzazione dell'Unione Africana. Sfortunatamente i suoi sforzi non furono sufficienti e portarono appena all'astensione dei paesi del Bric nel Consiglio di Sicurezza, fatto in ogni caso di non secondaria importanza. Con pochissima eleganza, è il minimo che si possa dire, il presidente Obama, ordinò proprio dal territorio brasiliano, nel quale si trovava in visita ufficiale, l'attacco aereo alla Libia. Il disagio della diplomazia brasiliana è stato profondo. Pochi minuti dopo che l'aereo del presidente degli Stati Uniti ebbe abbandonato lo spazio aereo brasiliano, il governo di quel Paese produsse una nuova nota in cui chiedeva un'ulteriore riunione del Consiglio di Sicurezza, nella quale si riaffermava la solidarietà al popolo libico, ai suoi diritti umani e alla sua indipendenza e si criticava l'intervento militare, esigendo l'immediato cessate il fuoco.
Questa diverrà anche, più o meno, la posizione della Lega Araba. Inoltre espresse appoggio al Comitato di alto livello creato ad hoc dall'Unione africana per costruire una soluzione negoziata. Nella riunione del Bric che si è tenuta giovedì scorso vi è stato un irrigimento delle posizioni che ha reso ancor più forte l'esigenza di sospendere le azioni belliche e di camminare verso i negoziati. In modo convinto o ipocrita Inghilterra e Francia hanno dovuto aprire alla possibilità di dare avvio a questa soluzione.
Il governo della presidente, signora Dilma Roussef, continua a lavorare su scala planetaria per raggiungere un cessate il fuoco e trovare una via d'uscita attraverso il dialogo.
Probabilmente nei prossimi giorni verrà avanzata qualche nuova proposta da parte dei paesi dell'Alba, proposta che al momento è in fase di elaborazione.
Martedì si è riunito a Città del Messico il gruppo di lavoro del Forum di San Paolo, che raccoglie i partiti di sinistra dell'America Latina. Si tratta di un'entità che non va sottovalutata, in quanto è ampia e ospita molti partiti di governo di quest'area geografica. La condanna dell'intervento militare è stata netta ed unanime.
Ad un pranzo offerto dalla comunità islamica in omaggio all'ex presidente Lula da Silva, quest'ultimo ha attaccato duramente l'attuale struttura dell'Onu, definendola antidemocratica, e ha criticato la mancanza d'iniziativa del suo segretario generale, esprimendo il proprio totale appoggio alla dichiarazione del Ministero degli Esteri brasiliano che insiste per l'immediato il cessate il fuoco.
Come si vede, l'America Latina esiste.
E L'Europa?


Liberazione 27/03/2011, pag 1 e 4

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