mercoledì 2 marzo 2011

«Piano casa, uno scempio da 80 milioni di metri cubi»

Daniele Nalbone
Troppi vincoli. Questo il motivo per cui, secondo la Giunta regionale del Lazio, il piano casa marca Marrazzo non ha funzionato. E allora, ecco che il Piano Casa marca Polverini sbarcato ieri in commissione, con circa duemila tra emendamenti e subemendamenti e in anticipo di ventiquattro ore sulla tabella di marcia, si inserisce pienamente nel solco di quanto indicato dal governo Berlusconi in materia: prevedere ulteriori deroghe urbanistiche.

Consigliere Nobile, più che un piano casa quello da ieri in discussione si può definire un "Piano Edilizio"?
Il Piano Casa di Polverini passerà alla storia come "quello degli ottanta milioni di metri cubi". Un dato, questo, che dimostra come sarà l'edilizia lo strumento centrale per il rilancio dell'economia laziale. Tutto ciò, a scapito di ogni possibilità di rilancio, a lungo termine e sostenibile, di quei terreni spesso agricoli o industriali che verranno "mangiati" dal cemento.

Possiamo quindi parlare di "deindustrializzazione assecondata"?
Esattamente. Prevedere un premio di cubatura fino al 60%, con tanto di cambio di destinazione d'uso per chi trasforma un'area o un terreno da industriale o agricolo a residenziale significa abbandonare ogni progetto di sviluppo economico attraverso il settore industriale o agricolo della regione. Per fare un esempio, prendiamo un premio di cubatura "medio" del 30% delle volumetrie esistenti ottenuto cambiando la destinazione d'uso da industriale a residenziale di un capannone di 100mila metri cubi, cioè 12mila mq di superficie coperta per un'altezza di 9 metri. Valore della struttura: circa 1 milione di euro. Con il cambio di destinazione d'uso si potranno realizzare tre piani di abitazione, ottenendo il triplo della superficie esistente: 36mila mq anziché i 12mila iniziali. Più 30% dal Piano casa regionale: 47mila mq. Moltiplicando il tutto per 4mila euro, valore medio al mq di un'abitazione nella periferia romana, ciò che da industriale valeva 1milione, da residenziale varrà 188milioni.

In poche parole, è nella rendita immobiliare che la Regione Lazio ha trovato la via d'uscita dalla crisi.
Esatto. Una via d'uscita, peraltro, indicata già dalla precedente Giunta Marrazzo nella legge 21. Ebbene, oggi Polverini riesce a peggiorare una legge che come Federazione della Sinistra avevamo fortemente contestato ma che al suo interno aveva, grazie alla pressione dei Movimenti per il diritto all'abitare, delle importanti voci di spesa vincolate all'emergenza abitativa: 100milioni di euro l'anno per dieci anni all'edilizia popolare per attivare, questa volta sì, un vero Piano Casa.

E ora quei 100milioni di euro per dieci anni conquistati con le mobilitazioni del luglio del 2009 che fine faranno?
Su quello stanziamento ha puntato gli occhi l'assessore alla Casa Teodoro Buontempo (La Destra, ndr) che vorrebbe destinare parte dei 100milioni al Mutuo Sociale, ribattezzato per l'occasione "sovvenzionata per il mutuo sociale", punto centrale della sua campagna elettorale e tanto caro all'estrema destra.

Per concludere, veniamo all'impatto ambientale di questo Piano Casa. Qual è la posizione della Federazione della Sinistra a riguardo?
Opposizione intransigente e proposte alternative. Con questa legge non solo aumentano a dismisura le possibilità di ampliamento degli immobili tramite abbattimento e ricostruzione o "semplicemente" come aumento delle cubature esistenti, ma si allarga questa impostazione a tutte le aree, comprese quelle agricole o contenute nella legge sui parchi, per arrivare a cementificare anche il verde. Per questo chiediamo di fermare tutto e dare il tempo a ogni comune di dotarsi di una carta dei suoli e di poter effettuare un censimento degli immobili, pubblici e privati, in disuso sul proprio territorio che saranno i primi su cui intervenire per fronteggiare l'emergenza abitativa. Quindi, costruire strumenti legislativi che possano permettere la pianificazione edilizia su aree pubbliche, senza così dover scendere a patti con i privati e continuare nella logica malsana dell'urbanistica "contrattata". In questo senso il compito della sinistra deve essere sconfiggere il "bipolarismo del mattone" e dar vita a un'alternativa che abbandoni la rendita per una nuova idea di governo pubblico del territorio.


Liberazione 01/03/2011, pag 6

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