mercoledì 3 agosto 2011

Albania, il Paese delle aquile. Viaggio di una reporter

E’ più di una guida “Albania. Sguardi di una reporter” di Rosita Ferrato (edizioni Lexis, pp. 163, euro 18,00). Certo la giornalista, già dipendente Rai dove ha lavorato con l’Orchestra Sinfonica Nazionale e successivamente per programmi televisivi come “Il pianeta delle meraviglie”, “Tg Leonardo” e “Ambiente Italia”, con il suo lavoro fornisce all’eventuale viaggiatore informazioni importanti per muoversi più agevolmente nel Paese delle aquile. Ma questo libro, del quale pubblichiamo qui due paragrafi come anticipazione, ha il merito di raccontare l’Albania entrando nel profondo della propria storia e cultura. Il volume della piccola casa editrice torinese verrà presentato oggi 9 giugno alle ore 21 presso il Circolo dei Lettori del capoluogo piemontese, in via Bogino 9, alla presenza dei giornalisti Stefanella Campana, Marco D’Auria e Benko Gjata.
Previsto l’accompagnamento musicale Note d’Albania a cura di Lindita Kopliku (pianoforte) e Diana Subashi (violino).

Tirana
Scacciate dalla mente l’immagine di una città grigia e desolante come è stata dipinta per lungo tempo. Oggi Tirana stupisce per la vivacità dei colori usati per pitturare gli spartani condomini del periodo comunista, per le audaci installazioni, le boutique e i locali di tendenza nel quartiere modaiolo di Blloku, per la commistione degli stili nei monumenti che sorgono lungo i viali centrali e la possibilità di connettersi a una rete wi-fi mentre si degusta un caffè in un bar. Se poi riteneste di annoiarvi in una Tirana monotona e uggiosa, vi dovrete ricredere: la città è “viva”, a cominciare dal traffico disordinato e chiassoso per arrivare alle note più melodiose del Tirana Jazz Festival, appuntamento annuale (giugno-luglio) interessante come il Tirana Film Festival (novembre-dicembre). Non mancano le opportunità per i turisti e per gli abitanti di trascorrere piacevolmente il loro tempo libero: il consiglio è quello di acquistare una copia di “Tirana in Your Pocket”, “Planet Albania”, “ARTirana” o “Tirana Times” per essere aggiornati sugli eventi in programma in città o il quotidiano in inglese “Albanian Daily News” per gli avvenimenti in tutto il paese. La scelta è varia, tra locali di tendenza, cinema (al MARUBI Film & Multimedia School vengono proiettati gratuitamente film d’arte), teatro, musica dal vivo, con concerti rock allo Stadio Qemal Stafa, jazz al Take 5, musica classica all’Accademia delle Arti, per finire con il Teatro dell’Opera e del Balletto. Un ultimo suggerimento preso da una guida: di sera uscite sempre con una torcia elettrica. I blackout, infatti, sono frequenti e le strade poco illuminate: eviterete così di incappare in una buca lungo la strada, anche se io ne ho viste di più dove passano le auto che sui marciapiedi...
Avete poco tempo? Allora cominciate la vostra visita dalla piazza Sheshi Skënderbej, nel cuore di Tirana, dedicata all’eroe nazionale. Sorprende per le sue dimensioni, volutamente grandiose per meglio rappresentare gli ideali del regime comunista. Un tempo pedonale e dominata da una statua di bronzo di Hoxha, la piazza oggi è invasa dalle automobili e al centro vi sorge una statua equestre di Skanderbeg. Sulla piazza si affacciano il Museo di Storia Nazionale, il Tirana International Hotel, che con i suoi 15 piani è l’edificio più alto dell’Albania, l’elegante Moschea di Et’hem Bey, sopravvissuta alla campagna antireligiosa del regime perché dichiarata monumento culturale. Ci sono poi il Palazzo della Cultura, un edificio in pietra bianca che accoglie gallerie d’arte, negozi e un teatro, e la Torre dell’Orologio, da cui si gode una meravigliosa vista sulla città. Quanto ai musei, potrete iniziare dal Museo di Storia Nazionale, il più grande del Paese: è caratterizzato dal bellissimo mosaico sulla facciata, un’allegoria dell’Albania.
Con una passeggiata lungo il viale alberato Dëshmorët e Kombit, arriverete alla Galleria d’Arte Nazionale, che ha una bella mostra permanente di icone di Onufri e alcune esposizioni temporanee di artisti albanesi, mentre a sud del fiume Lana troverete il Museo Archeologico che conserva un’importante collezione di reperti.
Se potete concedervi una visita meno affrettata, ci sono angoli meno consueti, come il Cimitero dei Martiri, con le tombe di 900 partigiani uccisi durante la seconda guerra mondiale, che tra l’altro offre un incantevole panorama sulla città, o la Fortezza di Giustiniano, rudere di un castello di epoca bizantina. Volete provare a immaginare come vivevano i funzionari del partito durante il regime? Recatevi nel quartiere di Blloku e date un’occhiata all’ex residenza di Enver Hoxha, al Palazzo del Congresso e alla Residenza del Primo Ministro, da cui il dittatore e i suoi collaboratori osservavano le parate militari.
Uno spaccato di vita della Tirana operaia contemporanea è offerto dalla folla di lavoratori giornalieri armati dei loro arnesi da lavoro che si ritrovano ai piedi della Statua del Partigiano Ignoto in attesa di un’occupazione.
Ne è passato di tempo da quando Tirana, fondata da un pascià turco nel 1614, era famosa solo come centro artigianale e per il suo vivace mercato! Ma ancora oggi il Mercato pubblico di Tirana è molto animato, specialmente il giovedì e la domenica: vi si trovano generi alimentari e oggetti di artigianato locale ed è molto frequentato dalla gente del posto.


Patrimonio artistico
E’ poco, rispetto a cià che poteva esserci. Tantissimi edifici di pregio sono stati purtroppo distrutti in varie epoche. Dai locali, si sente dire solo: «Qui una volta c’era una splendida palazzina ed è stata distrutta per lasciare il posto a un edificio in stile socialista» o a qualche altra bruttura. «Qui c’erano le villette degli anni ’20 o ’30 e ora rimangono però solo dei ruderi». «Qui c’era una chiesa/moschea bellissima, e ora non c’è più perché tanti edifici religiosi furono demoliti a picconate durante il periodo comunista», un disastro e un dolore che ritengo tanti abbiano dovuto subire. Sentite le parole di qualcuno che lo testimoniò, nel libro “Rosso come una sposa”: «Il giorno del suo matrimonio mia madre Klementina era brutta. E che aveva fatto per diventare così? Mica aveva distrutto chiese e moschee? Come si dice da quelle parti. Ma mia madre poteva rispondere con la testa alta che sì, lei aveva contribuito a distruggere letteralmente chiese e moschee. Nel 1967 Hoxha aveva proposto che i luoghi di culto e di preghiera venissero concretamente eliminati. O semplicemente trasformati. Potevano diventare centri culturali. O anche magazzini per i cereali, ad esempio. Mamma prima aveva dato il suo indispensabile contributo nella moschea di Elbasan, nell’Albania centrale, per poi passare in una chiesa da qualche parte al nord. Durante la sua vita, più volte mia madre deve aver pensato che quelle picconate le erano costate care. Che le aveva pagate tutte, senza nessuno sconto».
E ancora, dal libro di Amik Kasoruho, “Un incubo di mezzo secolo”, l’Albania di Enver Hoxha, nel capitolo intitolato “Il crimine del secolo”: «Nel 1967 Enver Hoxha proclamò questa disumana crociata, calpestando svergognatamente tutti i valori che il popolo, nonostante tutto, era riuscito a conservare. Il 6 febbraio decretò la chiusura delle chiese e delle moschee. Sette mesi più tardi fu promulgata la legge che dava via libera al sequestro degli istituti religiosi. Furono così confiscate più di duemila chiese, moschee, monasteri, e trasformati in stalle, magazzini, e più raramente, in case di cultura. Alcuni edifici, più semplicemente, furono rasi al suolo. La gente assisté sbigottita: rimasta senza passato, ora si vedeva privata anche della speranza.
A questi atti seguirono vari progrom contro gli uomini delle varie confessioni religiose, contro i fedeli, contro qualsiasi segno, per quanto semplice e insignificante, di fede. Gruppi di giovani esaltati e incoscienti, drogati con grandi parole sui pericoli della religione per la cultura civica, perquisivano le case dei fedeli asportandone ogni oggetto di culto e i libri sacri. Si andò tanto lontano con queste assurdità da pretendere l’abolizione dell’anello nuziale, considerato parte integrale del rito religioso. L’ignoranza che caratterizzò questa crociata e l’odio che il partito aveva saputo inculcare nei suoi adepti fecero sì che andassero distrutti valori e beni insostituibili per la storia e la cultura del paese».

in data:09/06/2011

http://www.liberazione.it/news-file/Albania--il-Paese-delle-aquile--Viaggio-di-una-reporter---LIBERAZIONE-IT.htm

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