venerdì 5 agosto 2011

Ingresso vietato nei Cie, c'è chi vuole ribellarsi

Iniziativa comune di giornalisti, politici e attivisti

Stefano Galieni
Hedwig Zeedijk, valida e coraggiosa giornalista olandese, ha garantito ieri, nel contesto della sala della Stampa estera, la possibilità di parlare di detenzione amministrativa dei migranti, i Cie, portando fuori dai confini italiani un tema che per il ministro dell'interno Maroni semplicemente non deve esistere. E lo si è fatto a ragion veduta: da una parte la prossima settimana il parlamento si appresta a convertire in legge il decreto approvato in pochi minuti dal consiglio dei ministri che permette tra l'altro di portare a 18 mesi il tempo massimo di trattenimento nei Cie, dall'altra, come raccontato giorni fa sul sito di Liberazione, sta giungendo ad una svolta la vicenda di Winnie, la cittadina olandese in procinto di dare alla luce un figlio, regolarmente sposata con un ragazzo tunisino che per poter raggiungere l'Olanda è dovuto scappare dal Cie di Kinisia in provincia di Trapani. Il decreto di Maroni recepisce solo gli elementi più draconiani della direttiva del 2008 emanata dal parlamento europeo e su cui l'Italia è ancora inadempiente. Un testo complesso in cui la privazione della libertà personale nei centri di detenzione e l'espulsione coattiva sono considerati l'estrema ratio e che invece in Italia saranno la norma. La conferenza stampa di ieri ha però anche mostrato che esiste una nuova sensibilità e una voglia di mobilitazione attorno a questi temi.
Tutto è partito da un appello firmato da una serie di giornalisti e free lance in cui si denunciava l'attacco alla libertà di informazione realizzato con una circolare ministeriale del primo aprile 2011, con cui si inibisce l'ingresso nei centri per migranti a tutte le figure esterne. L'accesso è garantito solo a parlamentari e ai rappresentanti di alcune grandi organizzazioni internazionali, gli altri, giornalisti compresi, sono "un intralcio". La denuncia è stata raccolta dalla Fnsi, con il presidente Roberto Natale e dall'Ordine dei giornalisti: il presidente Enzo Iacobino ha chiesto un incontro urgente al ministro stesso. Alcuni giornalisti firmatari dell'appello, insieme ad un gruppo di parlamentari di opposizione e esponenti di associazioni antirazziste e di forze sociali, hanno raggiunto una intesa comune per affrontare in maniera più forte la condizione di invisibilità dei Cie e dare vita a momenti comuni di mobilitazione. Tra gli intervenuti, Jean Leonard Touadì e Rosa Villecco Calipari (Pd), che soprattutto negli ultimi periodi si sono recati in alcuni centri - Palazzo, S. Gervasio e Kinisia- , Furio Colombo, dello stesso partito, rimasto toccato da alcune visite nel Cie romano di Ponte Galeria, fino a Giuliano Granata (Fli), che è intervenuto dimostrando come su temi di importanza così cruciale si possano trovare elementi costruttivi di lavoro.
Durissime le critiche a Maroni da parte di tutti gli intervenuti, pesante l'interrogativo posto da Touadì, quando ha affermato che i ragazzi tunisini sbarcati a Lampedusa e tanto celebrati come i fautori della "rivoluzione dei gelsomini" hanno amaramente imparato che in Italia simili fiori non sbocciano. Mentre su uno schermo scorrevano le immagini interne ed esterne delle gabbie in cui vivono esseri umani colpevoli solo di esistere - immagini inviate grazie al sito www.fortesseurope.com - si sono alternati interventi di esponenti delle organizzazioni umanitarie o antirazziste. Laura Boldrini per l'Unhcr, che ha ricordato come stiano diventando frequenti i casi di richiedenti asilo rinchiusi nei Cie, Gabriella Guido, "Rete Primo Marzo", che ha posto l'accento sul tema dei minori non accompagnati, Filippo Miraglia, dell'Arci ,che ha proposto l'istituzione di una commissione indipendente di inchiesta sui centri, sul modello di quella messa in piedi durante l'ultimo governo Prodi. L'intenzione comune è di programmare interventi di mobilitazione civile e di informazione davanti ai Cie. C'è già una data probabile, il 25 luglio, in cui si dovrebbe concentrare l'intervento ma è necessario che su questo ognuno faccia la propria parte. I giornalisti hanno ovviamente chiesto che ad una corretta informazione seguano decisioni politiche di conseguenza. Fra gli aderenti all'appello anche i gruppi regionali di Friuli Venezia Giulia e Lazio della Fds.


Liberazione 09/07/2011, pag 4

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