venerdì 5 agosto 2011

La strana guerra delle salme tra greci del nord e albanesi

Edmond Budina In sala il secondo film del regista-operaio albanese

Roberta Ronconi
Edmond Budina è un regista albanese di cui esce questo fine settimana, in Italia, il secondo lungometraggio Ballkan Bazar. Il primo, Lettere al vento, ha vinto una serie di premi europei per la sceneggiatura e molti riconoscimenti all'estero.
Ballkan Bazar è una commedia tendente al surreale, anche se si basa su un fatto di cronaca. Una salma, un cimitero al confine tra Albania e Grecia, un contenzioso tra i due popoli che rivendicano lo stesso cimitero monumentale usandolo come possibile confine a fini espansionistici (della Grecia nei confronti dell'Albania). Nel film, una giovane francese sposata in Italia cerca di portare la salma del padre in Francia, ma la bara finisce per sbaglio a Tirana. E da qui inizia il viaggio della donna e di sua figlia in quello strano angolo dei Balcani dove due piccole comunità si rubano vicendevolmente le lapidi dei propri morti.
Edmond Budina in patria era un professore, intellettuale, regista del Teatro nazionale. In Italia da venti anni, precisamente a Bassano del Grappa, per campare insieme alla moglie e ai due figli fa l'operaio alla catena di montaggio in una fabbrica di imballaggi di caldaie a gas. Postazione 11, 8 ore al giorno, con la flessibilità anche 9, a volte anche il sabato e la domenica. Durante le ferie e grazie all'aspettativa che gli concede l'azienda, fa i suoi film.

Edmond, riesci a raccontarmi in poche parole come sei finito in Italia, venti anni fa? E poi a Bassano del Grappa...Non è per dire, ma forse potevi scegliere un posto diverso. Tu a Tirana eri un intellettuale stimato, con incarichi culturali importanti, anche governativi...
E' una storia lunga, provo a sintetizzarla. La madre di mia moglie è italiana, sposata a un albanese. Nel 1946, durante un viaggio di visita ai parenti del marito furono chiuse le frontiere tra Albania e il resto dell'Europa. Lei fu costretta a scegliere: o andarsene da sola o restare in Albania con marito e figli. Le ritirarono il passaporto e restò in Albania fino al 1996. Anno in cui permisero a mia suocera di rimpatriare e lei convinse tutta la famiglia a seguirla. Ci "posteggiarono" in un albergo in un paesino veneto. Doveva essere un mese, ci siamo restati un anno. Io con famiglia e figli avevo bisogno di lavorare. E' così che sono finito a Bassano del Grappa.

Ma in patria eri un regista teatrale affermato, fondatore del teatro nazionale di Tirana, professore universitario, tra i creatori del Partito democratico...
E qui in Italia sono in catena di montaggio da 15 anni, imballo caldaie a gas, postazione 11, otto ore al giorno, con la flessibilità anche nove. Nel 2003, grazie anche all'azienda che mi ha dato l'aspettativa - chiaramente senza stipendio né contributi - sono riuscito a fare il mio primo film in Italia "Lettere al vento".

E nonostante i molti riconoscimenti internazionali, ci hai messo altri sette anni per fare il tuo secondo film. Certo, lavorando in fabbrica non deve essere facile trovare il tempo e i soldi...
No, non è facile, ma in un qualche modo ce l'ho fatta.

L'8 luglio, distribuito da Mediaplex Italia, uscirà dunque il tuo "Ballkan Bazar". Una strana storia di cimiteri...
E' una commedia con tocchi surreali. Spero di far ridere con una vicenda in realtà tragica e assurda, ripresa da un fatto di cronaca. E' la storia - narrata attraverso le peripezie di una donna che deve seppellire il padre - di un cimitero monumentale al confine tra Albania del sud e Grecia del nord che i due paesi si contendono per motivi di espansione territoriale. Nazionalisti di entrambi i fronti arrivano a rubarsi tombe e lapidi pur di accampare diritti su quel pezzo di terra dove i morti non riescono a riposare in pace.

Il film è già uscito in Albania?
Sì, e ha suscitato un grande interesse, oltre ad aver avuto un ottimo successo. In pochi conoscevano questa storia nel mio paese. Ora si è aperta una questione a livello nazionale.

Ma il tuo rapporto con il mondo del cinema e della cultura italiani com'è? Hai trovato amici o colleghi disposti ad aiutarti, a fare in modo che tu possa fare il tuo lavoro o qualcosa di affine a tempo pieno?
In molti si sono dimostrati disponibili, ma concretamente non è ancora successo nulla. E io non posso permettermi di lasciare Bassano e la fabbrica fino a quando non ho un minimo di certezze di poter mantenere la mia famiglia. Questa, per ora, è la mia realtà.


Liberazione 10/07/2011, pag 10

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