mercoledì 3 agosto 2011

Bce allo sbando chiede aiuto ai privati. Per la Grecia in arrivo 80 miliardi

Donazione volontaria Da banche e imprenditori un terzo delle risorse

Il secondo piano di aiuti per la Grecia potrebbe ammontare a oltre 80 miliardi di euro, di cui 25 a carico di banche e altri creditori privati. È il ministro delle finanze del Belgio, Didier Reynders, a dare nuovi dettagli sulle cifre (peraltro vicine a quelle circolate finora), ma soprattutto il segnale che l'impasse sul coinvolgimento dei privati nel nuovo piano di salvataggio di Atene - dopo lo strappo tra Berlino e la Bce - ha trovato una soluzione del tutto inedita, facendo ricorso «a una pressione dolce sugli investitori privati», come ammette Reynders. Resta da vedere «a che livello il settore privato sarà implicato nell'operazione - spiega - ci auguriamo di raccogliere 25 miliardi per i greci da parte di banche, società di assicurazione e fondi pensione, ai quali si chiede amichevolmente di prolungare i prestiti esistenti. Se necessario, eserciteremo una pressione dolce su questi investitori privati». Uno dei requisiti chiave è infatti la volontarietà del contributo, altrimenti - avverte la Bce - si verrebbe a configurare una situazione di default e quindi un cattivo segnale nei confronti dei mercati finanziari. E così se l'Europa accelera le manovre in vista del vertice d'emergenza dell'Eurogruppo programmato per martedì, il mercato e le agenzie di rating già hanno messo in conto come inevitabile un certo grado di coercizione. Parigi avrebbe fatto pressioni sulle banche francesi riuscendo a strappare l'ok a un riscadenzamento del debito ellenico. Queste, almeno, le ultime indiscrezioni del Financial Times mentre il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker avverte che la Grecia ha bisogno di una «ristrutturazione del debito soft, volontaria», e la cancelliera tedesca Angela Merkel, in un messaggio video, cerca di convincere i contribuenti tedeschi che per «non compromettere la ripresa della Germania, non c'è altra scelta che aiutare i Paesi dell'eurozona in crisi». Ed è in questa chiave che va letto il pressing dei governi sui privati: l'obiettivo è quello di scavalcare con i fatti l'impasse sul coinvolgimento dei creditori nel nuovo salvataggio di Atene che ha portato allo strappo tra Berlino e la Bce. Il tempo stringe e lo spettro di colpevoli ritardi o di soluzioni ambigue che possano innescare un default di Atene con un disastroso effetto domino sulle economie più deboli dell'area, Portogallo e Irlanda in primis, impongono una azione tempestiva, chiara e soprattutto pienamente condivisa alla luce della spaccatura emersa in seno all'Europa. Juncker assicura che la partecipazione dei privati deve essere «volontaria», deve comunque ottenere il via libera della Bce e che in ogni caso una soluzione alla crisi greca dovrà essere studiata in modo tale da non essere interpretata come un default dalle agenzie di rating.
Fa. Sal.


Liberazione 12/06/2011, pag 5

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