mercoledì 3 agosto 2011

L'Expo, un affare per le immobiliari

Nella Milano dell'era Pisapia, due cose sembrano non cambiare: la convinzione che Expo 2015 serva alla città e l'appoggio trasversale all'evento. Con questo clima, il 14 giugno a Parigi - al Bie (Ufficio Internazionale delle Esposizioni) - il neosindaco, accompagnato nel viaggio dall'ad di Expo Spa, Sala, dalla Moratti e da Formigoni, hanno presentato la soluzione (o presunta tale) relativa alla disponibilità della aree del sito. Aree che, ricordiamo, sono state acquistate a prezzo di terreno agricolo dagli attuali proprietari, Fiera e Cabassi, e che ora stanno per essere a loro volta acquistate dal "pubblico" a prezzo di terreni edificabili. Detto ciò, resta una domanda alla quale non verrà data risposta a Parigi: dove si troveranno i soldi per questo acquisto e per realizzare Expo? Da qui, la certezza che, di positivo, Expo avrò solo le ricadute sui bilanci delle società immobiliari.
In questo scenario, alle pendici di Expo, si prepara il countdown per il NoExpo Camp che inizierà venerdì 17 giugno: un campeggio di azione climatica per scuotere la metropoli delle nocività, della speculazione edilizia, della svendita del patrimonio pubblico e dei beni comuni. Una tre giorni - che terminerà domenica 19 giugno - apertamente critica nei confronti di Expo2015. Nonostante il grande evento milanese venga ancora propagandato come occasione di crescita e di sviluppo, ormai è chiaro che nella realtà sarà semplicemente il modo per rigenerare i meccanismi speculativi legati al mattone e alla finanza. «Nutrire il pianeta, energia per la vita» è uno slogan vuoto che l'organizzazione tuttora utilizza ma all'immaginario che si vorrebbe promuovere si affianca una materialità fatta di aree agricole trasformate in conurbazioni, terreni utilizzati solo per creare profitti rapidi, consumo smodato funzionale solo al dogma del mercato e cittadini utili solo come consumatori.
La realtà quotidiana dice che la metropoli dell'iperconsumismo, del cemento sovrano, della disuguaglianza sociale istituzionalizzata ha fatto il suo corso. I meccanismi di crescita diffusa basati su espropriazioni dei territori agricoli e sullo scambio dei valori edilizi dei terreni, l'imposizione dall'alto di modelli e stili di vita che nessuno nella realtà può adottare, non hanno più senso. Le alternative? Non mancano: in città e nell'hinterland sono molti i cittadini che chiedono soluzioni diverse, che si sono accorti che modelli di vita e di consumo a basso impatto ambientale non sono più un'opzione ma una necessità. E sono molti i comitati che si oppongono ai grandi progetti d'infrastrutture funzionali alla viabilità esclusivamente su asfalto e a un modello economico che sa fare profitti solo attraverso flussi abnormi di merci, sfruttando la precarietà del lavoro. Ricordiamo i comitati contro la Tema Gorgonzola, i comitati civici contrari alla Pedemontana di Seveso, Bovisio Masciago, Cesano Maderno e quelli per l'interramento della Rho-Monza di Paderno Dugnano e Novate Milanese, i comitati di pendolari (Milano/Novara, Mortara, Rho....) che lottano quotidianamente contro i rincari del biglietto e per migliorare le condizioni di quelli che comunemente sono definiti "carri bestiame". No Expo Camp nasce da qui, dalla necessità di rispondere al modello Expo, per proporne un altro e sperimentarlo. Cos'è un climate camp? Il Climate Camp è un posto dove chiunque può proporre alternative e pratiche contro il cambiamento climatico e protestare contro la retorica dei poteri che governano le città, contrapponendo ai grandi modelli i piccoli passi solidi che rendono possibile cambiare un futuro che non è affatto ineluttabile. No Expo è un climate camp perché i modelli di gigantismo edilizio, lo sfruttamento del precariato, la realizzazione delle grandi reti viarie, il nuovo piano regolatore approvato dalla giunta Moratti in uscita per assicurarsi, qualsiasi fosse il voto, un buon volume d'affari, hanno un forte impatto sull'ambiente e non solo sul nostro lavoro. Il territorio è divorato da un ciclo finanziario-immobiliare nel quale convergono i capitali dei grandi istituti bancari che hanno tenuto in piedi le grandi società immobiliari piegate dalla crisi, e senza soluzione di continuità i capitali della 'ndrangheta, delle attività in nero. In questo contesto s'inserisce il NoExpo Climate Camp.
Dal 17 al 19 giugno allestiremo, alle pendici di Expo, una tre giorni a impatto zero e ad alto livello di socialità, per discutere le alternative possibili; uno spazio caratterizzato da uno sguardo globale sui grandi temi del cambiamento climatico, della questione energetica, della sovranità alimentare, e dall'azione pratica contro le nocività e le speculazioni che, in forme tentacolari, preparano il terreno alla famigerata esposizione. Come tutti i Climate Camp europei, No Expo Camp sarà realizzato in un terreno a tradizionale vocazione agricola, sottoposto a un cambio di destinazione a causa dell'Expo. L'appezzamento sarà scelto nei giorni immediatamente precedenti il camp, in area legata alle trasformazioni causate da Expo e alle speculazioni figlie del Piano di Governo del Territorio. Da tre mesi a questa parte un'assemblea di collettivi, spazi sociali e individualità sparse ha costruito incontri, workshop, azioni, giornate di lavoro per l'avvicinamento a questa densa tre giorni. Dibattiti, presentazione libri, cucina vegetariana, musica e cinema no oil caratterizzeranno quest'iniziativa che si proporrà alla città il sabato pomeriggio con una perlustrazione urbana alla ricerca dell'Expo che verrà.
Questo è il nostro Expo, l'unico che ci piace, dal basso, dei saperi critici e delle r-esistenze, libero e libertario, pubblico, sostenibile, solidale, autogestito e autocostruito.
www.noexpo.it
Programma su www.noexpocamp.org


Liberazione 16/06/2011, pag 12

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