mercoledì 3 agosto 2011

«L'atomo non è pulito e nemmeno sicuro. E chi lo dice sa di mentire»

Giuseppe Onufrio fisico, direttore esecutivo di Greenpeace Italia

Checchino Antonini
«La svolta della Germania, l'abbandono del nucleare, imprimerà ai mercati una enorme iniezione di investimenti. Cosa vorrà fare l'Italia?». Non è un'intervista al contrario, le domande continuerà a farle il cronista. Ma alla domanda di Giuseppe Onufrio spetta una risposta urgente. La prima verrà, probabilmente, dalla valanga di Sì del 12 e 13 giugno. Ma, quando il gioco si fa duro, i duri - si sa - cominciano a giocare. Allora al direttore esecutivo, massima carica di Greenpeace Italia, abbiamo chiesto di aiutarci a ribattere alla contraerea nemica. Quella, per intenderci, di chi dice che a Chernobyl ci furono solo 56 morti e che a Fukushima nemmeno uno. Parole pesanti, pronunciate da un ex di Greenpeace: Patrick Moore, un cosiddetto «ambientalista ragionevole». «Si tratta di un personaggio che s'è allontanato da noi già negli anni '80 sostenendo che il taglio a raso delle foreste primarie fa bene all'ambiente - risponde Onufrio, 53 anni, fisico e ricercatore in campo energetico e ambientale - su Chernobyl le sue sono affermazioni disoneste. E' noto che le radiazioni ionizzanti fanno molti danni e le stime ufficiali dell'Oms e dell'Agenzia di Vienna parlano di 8930 morti. Una stima al ribasso perché c'è chi parla di 30-60mila morti. Noi riteniamo che, nei paesi più colpiti, possano esserci 200mila casi di tumori di cui 90mila mortali. Non ha nessun fondamento parlare solo dei casi di morte dei grandi irraggiati. Inoltre, a Fukushima, l'evacuazione ridurrà i danni ma l'area inabitabile è molto vasta e, ancora più vasta, quella incoltivabile. E poi ci sono i
radionuclidi in mare che tendono a riconcentrarsi salendo nella catena alimentare dalle alghe ai pesci. E l'uomo è alla cima di questa piramide».

Ma la lobby nuclearista si sta spendendo pure una clamorosa rivelazione di George Monbiot, articolista per l'ambiente sul Guardian, che s'è convertito all'atomo sulla via di Fukushima. Monbiot dice chè l'incidente è stata la conseguenza di un terremoto del nono grado della scala Richter e del successivo devastante tsunami e, anziché scoraggiare sull'uso del nucleare dovrebbe rafforzare la convinzione che la produzione di elettricità dall'atomo è quanto mai necessaria oggi perché l'impatto di quello che definisce un test durissimo sarebbe stato piuttosto contenuto.
In realtà quello che ha scatenato l'incidente è l'onda dello tsunami, alta meno di un metro, che s'è infilata nei condotti mettendo fuori uso i generatori diesel di emergenza e il reattore 1 è fuso in 12 ore. Se per qualche ragione, si verifica un arresto rapido va presto fuori controllo, la fisica dei reattori non è stata cambiata. C'è una zona di 80 km con 1169 scuole che devono usare i dosimetri. E, per i bambini i rischi di radiazioni sono più alti come dimostra il Kikk study, la più lunga e complessa ricerca (vedi il pezzo di Mauro Mocci su Urania, http://lettura-giornale.liberazione.it/a_giornale_index.php?DataPubb=29/05/2011) e con i risultati statisticamente più importanti sui rischi anche in assenza di incidenti per chi vive nei dintorni di una centrale.

I nuclearisti provano a mettere in scena uno scontro tra paura e ragione, tra suggestione e realtà, insistendo a dipingere un quadro in cui dall'atomo verrebbe l'unica energia pulita e che, con gli impianti di terza generazione (quelli che si vorrebbe costruire in Italia) il disastro sarebbe stato senz'altro evitato.
Pura propaganda, nessuno dei reattori di III generazione è ancora in funzione, i due in costruzione (Francia e Finlandia) incontrano difficoltà straordinarie e hanno comunque bisogno di alimentazione elettrica. Dunque, in caso di black out avrebbero comunque gli stessi problemi di ora.

Ma dove andare a pescare l'energia senza il nucleare?
Ci sono stime del Politecnico di Milano sull' offerta potenziale combinata di energie rinnovabili ed efficienza energetica. La sola efficienza energetica - da ottenere con migliori sistemi di produzione, refrigerazione, pompaggio ecc... - ci darebbe 140 miliardi di Kw-anno in esubero, più dei 100 miliardi che darebbe il nucleare. Ma così si ridurrebbero anche le emissioni e si otterrebbe un maggiore impatto occupazionale».

Restano, e sono inquietanti, gli annunci sul ricorso al carbone pulito. Non è un ossimoro?
Sì, emtte il doppio di Co2 del gas e sei volte gli inquinanti acidi (da cui le polveri sottili e le piogge acide).


Liberazione 04/06/2011, pag 5

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