mercoledì 3 agosto 2011

Il sacco di Roma targato destra e sinistra

Berdini e Nalbone sulle politiche urbanistiche delle giunte Veltroni e Alemanno


Da oggi è in libreria, "Le Mani sulla Città - Da Veltroni ad Alemanno, storia di una capitale in vendita" (ed. Alegre), nuovo lavoro, scritto a quattro mani, dell'urbanista Paolo Berdini e dal "nostro" Daniele Nalbone. Cosa c'è dietro l'abbattimento di Tor Bella Monaca? Chi guadagnerà dalle speculazioni all'Eur? Chi sta spingendo per raddoppiare l'aeroporto Leonardo Da Vinci e i porti di Fiumicino e Ostia? Sono queste le domande alle quali risponde "Le Mani sulla Città", del quale pubblichiamo qui uno stralcio tratto dal capitolo "Il nuovo modello di governance".

Paolo Berdini e Daniele Nalbone
«La candidatura olimpica di Roma» viene spiegato nel Piano Strategico di Sviluppo di Roma Capitale «attiverà progetti, risorse e competenze per compiere la più vasta operazione di riqualificazione urbanistica e ambientale mai progettata in Italia».
Le Olimpiadi di Roma, o meglio la corsa alle Olimpiadi di Roma, si vanno quindi configurando come il laboratorio per la definitiva finanziarizzazione della pianificazione pubblica. Ed è Aurelio Regina, uomo forte di Confindustria, a gestire questo laboratorio tutto romano. Non a caso, dagli Stati Generali in avanti, Regina continua a ritenere le Olimpiadi del 2020 «perni» del Piano Strategico di Sviluppo: «Già all'indomani della candidatura» spiega Regina nella prima assemblea degli industriali riuniti in Unindustria che si è tenuta il 15 marzo 2011 nel nuovo parco tematico Rainbow Magicland di Valmontone «abbiamo costituito la Fondazione per Roma 2020 con l'obiettivo di supportare il Comitato promotore per concorrere al successo di questa sfida». E visto che l'obiettivo è instaurare una vera (e seria) governance dei Grandi Eventi, Regina non ha certamente intenzione di fermarsi al 2020: «Roma e il Lazio devono prepararsi per tempo per un grande evento certo, il Giubileo del 2025». (…) In fondo, se tutti i paesi si accapigliano per ospitare un'Olimpiade (o altri grandi eventi) un motivo ci sarà, soprattutto visto che i vantaggi economici dell'evento in sé raramente sono positivi. E' il cosiddetto "effetto Olimpiade" sul commercio così spiegato da Andrew K.Rose, docente di economia all'Università di Berkeley-California, nel suo studio The Olimpic effect del 2009: «Dopo un'Olimpiade le esportazioni dei paesi candidati aumentano in modo consistente e duraturo. Questo effetto ha poco a che vedere con la costruzione di nuove infrastrutture legate all'evento: la candidatura ai giochi è infatti un segnale politico, seppure costoso, collegato a un processo di liberalizzazione in corso. (…) i paesi che accolgono i giochi olimpici vedono incrementare del 30% i loro introiti. Come si spiega questo effetto sul commercio? Certo non invocando l'afflusso di turisti, come fa il Comitato olimpico internazionale, o il fatto di apparire per qualche settimana sui teleschermi del mondo intero. Bensì, più prosaicamente, perché tali eventi coincidono quasi sempre con nuove aperture commerciali. La ventinovesima olimpiade è stata assegnata a Pechino nel luglio del 2001. Neanche due mesi dopo la Cina aveva già concluso con successo negoziati con l'Omc (Organizzazione mondiale del commercio), ufficializzando in tal modo il suo impegno a liberalizzare i suoi scambi. E non è un caso isolato. Le Olimpiadi del 1960 sono state assegnate a Roma nel 1955. E già quell'anno l'Italia aveva intrapreso le mosse per la convertibilità della sua moneta, appena entrata nell'Onu e, soprattutto, aveva avviato quei negoziati che dovevano sfociare, due anni dopo, nel Trattato di Roma, creando la Cee (Comunità europea). I giochi di Tokyo (1964) hanno coinciso con l'ingresso del Giappone nel Fmi (Fondo monetario internazionale) e nell'Oecd (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Barcellona 1992 ha vinto la candidatura per le Olimpiadi nel 1986, vale a dire un anno dopo l'ingresso della Spagna nella Cee. La decisione di assegnare i giochi olimpici del 1988 alla Corea ha coinciso con la liberalizzazione politica del paese. (…) Ma non corriamo troppo. In effetti, anche quei paesi di cui viene bocciata la candidatura godono di ripercussioni positive sul loro commercio. L'effetto olimpico sarebbe in tal caso riconducibile non allo svolgersi effettivo dell'evento, ma alla semplice disponibilità ad accoglierlo». E' la governance dei Grandi Eventi. E' la governance di Roma 2020 su Roma Capitale.


Liberazione 08/06/2011, pag 5

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