mercoledì 3 agosto 2011

Crescono gli sfratti, quasi il 90 per cento sono per morosità

Casa Anticipazione dei dati del governo sul 2010, la situazione peggiora

Walter De Cesaris
Anticipiamo i dati, che nei prossimi giorni saranno resi pubblici dal ministero dell'Interno, riguardanti gli andamenti degli sfratti in Italia nel 2010.
Il rapporto è molto chiaro: anche se vi sono dati ancora incompleti per diverse città, tra cui alcune molto significative numericamente, come Roma, Napoli, Bari e Venezia, gli sfratti in Italia crescono ancora e sono giunti alla cifra record di 65mila 500 sentenze in un solo anno. Di questi 65mila 500 nuovi sfratti, ben 56mila 150 (l'86 per cento del totale delle sentenze) sono stati per morosità dell'inquilino, incapace a corrispondere il canone pattuito. L'anno precedente gli sfratti emessi furono circa 60mila (l'incremento è del 6,51per ce) e quelli per morosità circa 51mila (nel 2010 sono stati, quindi, il 10 per cento in più).
La sequenza storica è impressionante (cifre arrotondate): nel 2008 su un totale sfratti di 50mila quelli per morosità sono stati 40mila; nel 2009 su un totale sfratti di 60mila quelli per morosità sono stati 51mila; nel 2010 su un totale sfratti di 65mila 500 (dati incompleti) quelli per morosità sono stati 56mila 150 (dati incompleti).
Dallo scoppio virulento della crisi, che ha colpito in maniera violenta i redditi popolari, gli sfratti crescono con una progressione di circa 10mila l'anno e la componente della morosità ogni anno raggiunge la cifra complessiva di tutti gli sfratti dell'anno precedente.
E' da considerare, infine, che ancora non si sono verificati gli effetti devastanti dei tagli effettuati dal governo con la manovra economica e che cominceranno a farsi sentire a partire dal 2001 per giungere al culmine a nel 2013. Infatti, essendo stati falcidiati gli stanziamenti per il contributo affitto i comuni saranno impossibilitati ad erogare i fondi alle 300mila famiglie che fino a ieri ne beneficiavano.
Senza iniziative adeguate di contrasto, si calcolano almeno 250mila nuovi sfratti nei prossimi 3 anni, di cui 220mila per morosità incolpevole (elaborazione Unione Inquilini).
Il tutto avviene nel più completo disinteresse del governo: la proroga degli sfratti che è stata varata, dopo manifestazioni e pressioni dei sindaci, è un pannicello caldo perché riguarda solo la finita locazione (meno del 10 per cento degli sfratti emessi), i reiterati piani casa varati a più riprese altro non sono che norme di deregolamentazione edilizia che nulla hanno a che vedere con chi la casa non ce l'ha o vive una condizione di precarietà abitativa. Non c'è un euro per le case popolari (così rimangono senza risposta 650mila famiglie utilmente collocate nelle graduatorie dei comuni) mentre si trovano oltre un miliardo e mezzo di euro per la cedolare secca, un regalo alla rendita immobiliare senza alcuna contropartita in termini almeno di calmierazione dei canoni.
Eppure, non è difficile individuare le misure e le risorse per un vero piano casa che risponda alle esigenze del Paese.
Serve una sospensione dell'esecuzione di tutti gli sfratti, compresa la morosità incolpevole e serve uno stanziamento straordinario per ripristinare un fondo sociale per gli affitti adeguato alle esigenze delle famiglie in difficoltà. Serve un piano straordinario per alloggi popolari, a cominciare dalla sospensione dei piani di vendita degli alloggi pubblici e al reperimento di immobili pubblici liberi o in dismissione da poter riconvertire in case popolari per dare risposte immediate a questa drammatica questione sociale.
Per avviare questo percorso, sarebbe sufficiente la metà delle risorse sprecate per un provvedimento inutile e iniquo come la cedolare secca.
E' così rivoluzionario pensare che occorre tassare la rendita immobiliare per spostare risorse verso l'edilizia sociale? Si tratterebbe di redistribuire una minima parte di quanto lucrato in questi anni della sbornia della bolla immobiliare.
Un veleno che ha ucciso i più poveri ma che ha finito per avvelenare l'intera economia.
Ma, questo è certamente troppo per questo governo che, infatti, se ne deve andare subito.


Liberazione 15/06/2011, pag 4

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