mercoledì 3 agosto 2011

Erdogan vince. Ma non basta In parlamento curdi e donne

Turchia al'Akp il 50% dei voti. Bene il partito dei curdi che avrà 36 deputati

Simonetta Cossu
Il partito islamico moderato Akp (Giustizia e Sviluppo) del premier Recep Tayyip Erdogan, forte delle ottime perfomance economiche del Paese, ha vinto le elezioni per la terza volta consecutiva con il 50,02% (+3,44% rispetto al 2007). Erdogan potrà ora formare un nuovo solido governo monocolore ma si ferma a quota 326 seggi su 550, 15 in meno rispetto al 2007. Una vittoria che sicuramente lascia l'amaro in bocca al premier che infatti fallisce l'obiettivo più ambizioso: non riesce a conquistare la maggioranza necessaria per riformare la costituzione. Nè quella dei due terzi (367 seggi) per riuscire a far entrare immediatamente in vigore le modifiche, nè quella di 330 seggi, che avrebbe richiesto un referendum popolare di conferma. Va dato atto che il premier ha riconosciuto l'impasse e nella sua prima dichiarazione ha affermato che «la nuova costituzione si realizzerà attraverso la ricerca del consenso e il negoziato. Pertanto ne parleremo con i partiti dell'opposizione».
Al secondo posto si coloca il partito Chp, l'opposizione repubblicana laica kemalista (custode della laicità dello Stato del fondatore della moderna Turchia Mustafa Kemal Ataturk) che ha ottenutoun ottimo 25,91% (+5,03%) con 135 seggi.
Terzi i nazionalisti di estrema destra dell'Mhp con il 13,03% (-1,24%) pari a 54 seggi. Forte l'affermazioni dei candidati indipendenti (Bgmz) che hanno conquistato 35 seggi e impedito che il voto si trasformasse in un plebiscito per Erdogan.
Restano fuori tutte le altre formazioni che non hanno superato lo sbarramento ghigliottina del 10%.
Buone notizie anche per nove neo-deputati del Parlamento turco, la cui elezione farà aprire le porte del carcere dove si trovano con l'accusa di cospirazione e legami con i ribelli curdi. I nuovi rappresentanti, tutti eletti fra le file dell'opposizione, verranno rilasciati ma dovranno comunque affrontare il processo. Fra di loro si contano esponenti di spicco della società civile, come il giornalista Mustafa Balbay e l'accademico Mehmet Haberal, candidati dal Partito Repubblicano del Popolo (CHP), mentre il Partito dell'Azione Nazionalista potrà contare in Parlamento del generale in pensione Engin Alan. Fra le fila del CHP sono stati eletti anche il giurista Ilhan Cihaner e l'imprenditore Sinan Aygun, rilasciati da qualche tempo dopo essere stati rinchiusi in carcere con la stessa accusa.
Le indagini su presunti complotti contro il governo del premier Recep Tayyip Erdogan si sono trasformate, secondo gli oppositori del leader del partito islamista Giustizia e Sviluppo, in una caccia alle streghe per intimidire i critici.
Oltre a questi, verranno rilasciati anche 6 attivisti curdi, come Hatip Dicle, in carcere per legami con la battaglia della minoranza curda nel sud-est del Paese. A urne chiuse il popolo curdo questa volta ha ottenuto 36 deputati, che potranno formare un gruppo parlamentare, anche se le autorità turche hanno cercato di escludere con l'accusa di "propaganda a favore del Partito dei lavoratori del Kurdistan" (Pkk).
Altra buona notizia in Turchia ci sarà un Parlamento più rosa. Il numero delle donne elette, infatti, è cresciuto da 50 a 78, portando così il gentil sesso ad occupare il 14% dei 550 seggi della Grande Assemblea Nazionale (nel 2007 rappresentavano il 9%). A fare la parte del leone sono state le candidate dell'Akp, il Partito della Giustizia e dello sviluppo del premier, Recep Tayyp Erdogan: ben 45 elette, infatti, appartengono allo schieramento degli islamisti moderati. Le donne, del resto, costituiscono il nocciolo duro dell'Akp, come confermato da tutti i sondaggi, secondo cui la grande maggioranza delle elettrici turche (sono 25 milioni a fronte dei 24,4 milioni di uomini) simpatizzano per la formazione dell'attuale premier.
Malgrado questo record, il gap di rappresentanza tra i generi continua ad essere evidente ai vertici delle istituzioni. L'unica donna turca a ricoprire il ruolo di primo ministro fu Tansu Ciller, che guidò degli esecutivi di coalizione tra il 1993 e il 1996.
Ma il primo problema che Erdogan dovrà affrontare è la marea di profughi che stanno premendo alla frontiera con la Siria. Sono 6.817 i profughi arrivati nei quattri campi allestiti nel sud della Turchia: a riferirlo è stato il Dipartimento per le Situazioni di emergenza e i disastri turco, in base a quanto riportato dall'agenzia Anadolu. Secondo le autorità, solo ieri hanno attraversato la frontiera quasi mille siriani, in fuga dalla repressione del regime di Damasco. I campi di accoglienza sono situati in corrispondenza della provincia meridionale di Hatay.


Liberazione 14/06/2011, pag 6

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