venerdì 5 agosto 2011

Perché la speculazione economica sta risparmiando gli Stati Uniti?

Crisi come i mercati approfittano della debolezza politica dell'Unione

Nicola Melloni
L'attacco speculativo che a cavallo dello scorso weekend ha colpito l'Italia non è un fatto puramente nazionale. Sotto pressione, infatti, non era solo il nostro Paese ma tutte le economie deboli dell'area Euro: gli spread con i titoli tedeschi non sono aumentati solo in Italia, ma la stessa sorte hanno subito Spagna, Portogallo ed Irlanda il cui debito è stato recentemente rivalutato come "spazzatura" dalle agenzie di rating. Certo, tutte queste economie registrano gravi difficoltà, ma in realtà, guardando solamente ai paramentri macro-economici, si fa fatica a capire come mai l'area-euro sia sotto attacco quando l'economia americana sta molto peggio di noi. Il debito americano è superiore a quello complessivo dell'area euro e Obama non è riuscito a rimettere in carreggiata l'economia americana dopo il crollo del 2008-09. Anzi, adesso si trova davanti ad un passaggio politico delicatissimo alla ricerca di un compromesso politico tra Repubblicani e Democratici sul piano di riduzione del debito, con una parte dei Democratici che vorrebbero alzare le tasse, soprattutto ai ricchi, mentre i Repubblicani puntano tutto sui tagli alle spese pubbliche a cominciare dall'assistenza sanitaria, che come ben sappiamo in America è già ridotta ai minimi termini. Almeno dall'altra parte dell'Atlantico non si parla di unità nazionale, governi tecnici e finanziarie da approvare d'imperio. Si tratta di una battaglia tutta politica, che purtroppo probabilmente finirà con l'ennesima resa di Obama che sembra aver già sposato la logica dell'austerity e dello Stato minimo. Pur di fronte a questi problemi serissimi, la speculazione ha per ora risparmiato gli USA e si accanisce sull'Euro.
Il problema è la struttura istituzionale di questa artificiale costruzione europea che abbiamo già più volte criticato. La UE è ormai diventata una gabbia burocatrica, con scarsissima legittimazione democratica, capacità decisionale ridottissima a causa dei disaccordi tra gli Stati membri e con delle logiche di funzionamento a dir poco assurde. La sua costruzione è stata fatta sulla base che il mercato comunque funziona e che non ci sarebbero mai stati problemi, né quindi c'era bisogno di meccanismi che garantissero delle soluzioni. Basti pensare che quando l'Euro fu creato non si era nemmeno presa in considerazione l'ipotesi che qualche paese potesse essere costretto a uscire dalla moneta unica.
L'Europa come la conosciamo è il trionfo del neo-liberismo. Mentre la FED e la Banca d'Inghilterra sono intervenute pesantemente nell'economia reale con i cosiddetti quantitative easing e politiche monetarie fortemente espansive, la Banca Centrale Europea continua a preoccuparsi solamente della stabilità dei prezzi e dei mercati finanziari. Nel mezzo della bufera che sta colpendo l'Ue e con diversi paesi che vedono alzarsi a livelli insostenibili i tassi sul debito, la Bce non ha trovato niente di meglio che alzare il tasso di sconto, una politica recessiva e che aumenta gli oneri sul debito.
La mancata integrazione politica ha portato alla creazione di un colosso burocratico in cui i Parlamenti nazionali contano sempre meno e quello Europeo meno che mai. E dove gli Stati litigano e cercano semplicemente di portare acqua al propio mulino, senza nessuna idea di sistema. Negli Usa, invece, che pure sono uno Stato Federale, una bancarotta dell'Alabama non porterebbe all'uscita di questa dal dollaro, nè a prestiti onerosi da California e Texas. In poche parole, gli USA agiscono come un sistema integrato, con la FED e lo Stato centrale che operano nella stessa direzione, magari sbagliando, ma lavorando per obiettivi comuni. In Europa si è sottratta la politica monetaria agli Stati ma non è stato creato uno governo unico che contribuisse all'integrazione economica. Si è creata una moneta unica ma si sono mantenuti i debiti nazionali. Si è dato vita al mercato unico pensando che il mercato non avesse bisogno della politica.
Ora le economie periferiche dell'Euro sono sotto attacco ma quelle centrali non hanno intenzione di aiutarle. Le vogliono comunque tenere legati mani e piedi nella gabbia europea, senza dare soluzioni alla crisi ma anzi accentuandola. E proprio su questo hanno scommesso gli speculatori, cui certo non va la nostra simpatia, ma che non possiamo accusare di agire irrazionalmente. La stessa cosa, purtroppo, non possiamo dire dei nostri leader. L'Europa, come l'abbiamo conosciuta fino ad oggi, è irrimediabilmente fallita.


Liberazione 17/07/2011, pag 6

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